I politici finiti a processo sono stati assolti e prosciolti, nonostante le richieste di pena e di rinvio a giudizio. La dimostrazione di come i giudici agiscano in autonomia, senza accodarsi tacitamente alle richieste della pubblica accusa. E invece le decisioni prese nei confronti di Matteo Renzi (prosciolto a Firenze nel caso della Fondazione Open) e Matteo Salvini (assolto nel processo Open Arms) negli ultimi giorni, diventano l’ennesima scusa per lanciare un attacco alle toghe e invocare la riforma della separazione delle carriere.

Il day after di Salvini – Lo ha fatto per primo uno dei due ex imputati, cioè lo stesso Salvini. “Devo dire che ieri in tribunale a Palermo ho visto, una corretta, giusta e sana separazione di chi giudica rispetto a chi indaga. Ma non sempre è così. Quindi ora la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati di chi sbaglia con dolo è fondamentale”, dice il ministro delle Infrastrutture. Ma se i giudici che lo hanno assolto hanno dimostrato come non esista in italia un problema legato alle carriere dei magistrati, perché il vicepremier rivendica la necessità di una riforma di questo tipo? Salvini non lo dice ma sostiene che “la riforma della giustizia è ancora più urgente da ieri” perché il suo processo “è costato milioni di euro“. Impossibile avere una conferma esatta su questa cifre.

L’attacco delle Camere penali – Le decisioni su Salvini e Renzi, però, diventano lo scusa per lanciare un attacco concentrico alla magistratura e invocare il varo della riforma sulla separazione delle carriere. “Le assoluzioni dei senatori Renzi e Salvini arrivate nel giro di pochi giorni ci confermano che nel nostro Paese l’uso politico dello strumento giudiziario da parte della magistratura, che ha avuto nel nostro Paese tratti eversivi, non è mai cessato. Le recenti assoluzioni testimoniano tuttavia che la magistratura è composta in larga maggioranza da magistrati che non seguono queste logiche ma ne sono in qualche modo vittime, posto che esiste una magistratura che fa carriera e gestisce il potere, e una magistratura che subisce la delegittimazione e la mancanza di fiducia che deriva dall’uso strumentale del potere giudiziario”, si legge in una nota della Giunta delle Camere penali. Gli avvocati penalisti sottolineano l’intenzione di appoggiare il governo sul fronte delle riforme: “La politica dal suo canto è stata per anni incapace di svolgere il suo ruolo consentendo questa deriva, curandosi più di cavalcare giustizialismo e populismo penale, che di riappropriarsi della sua fondamentale funzione. È venuto il momento di mettere fine a questa deriva attraverso una organica riforma costituzionale dell’assetto della magistratura e l’Unione delle camere penali impegnerà ogni energia affinché questo possa avvenire”, conclude la nota.

L’Anm si difende – La magistratura, però, si difende. E sottolinea come le decisioni di Firenze e Palermo siano in realtà la prova di come i giudici decidano in autonomia rispetto ai loro colleghi della pubblica accusa. “La sentenza di ieri dimostra, senza alcun dubbio e a dispetto delle polemiche, intanto che non esiste una magistratura giudicante appiattita su quella requirente e dunque che quello della separazione delle carriere è un falso problema che, peraltro, non risolverebbe le vere questioni della giustizia italiana. E, poi, che non c’è alcun piano da parte nostra di interferire nella vita politica del Paese”, dice Giuseppe Tango, giovane magistrato del lavoro di Palermo, presidente della Giunta dell’Anm. “Sento parlare della necessità di separare pm e giudice il giorno dopo una sentenza che prova plasticamente l’autonomia dei giudicanti, mi sembra davvero un’assurdità”, prosegue. Anche perché, ragiona Tango, un processo come quello a Salvini si sarebbe fatto comunque anche in regime di carriere separate. Tango non vuol parlare di scontro con la politica. “La magistratura non si scontra con nessuno- spiega – piuttosto è vittima di aggressioni quotidiani pur continuando a fare il suo dovere in silenzio e in nome del popolo italiano”.

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