Se avesse deciso di passare professionista, dopo aver vinto tutto tra i dilettanti come supermassimo, la sua categoria sarebbe stata propria quella odierna di Tyson Fury e di Oleksandr Usyk, non esistendo niente tra i pro oltre la categoria regina. Il gioco che fanno spesso gli appassionati italiani di boxe è pensare a cosa sarebbe diventato Roberto Cammarelle senza i problemi alla schiena, con i quali ha lottato per quasi tutta la carriera. Abbiamo chiesto a lui un pronostico sulla supersfida che si svolgerà alla Kingdom Arena di Ryadh, in una riunione che oltre al main event non prevede nessun altro match imperdibile. Ma tanto basta. Cammarelle in carriera ha affrontato pugili come Zhang, Joshua, Pulev e si è allenato con Usyk, che però tra i dilettanti era una categoria sotto (quella di Clemente Russo). Oggi il campione olimpico è il direttore tecnico delle Fiamme Oro.

Come andrà secondo lei il match tra Oleksandr Usyk e Tyson Fury di sabato 21?
Vincerà Usyk.

Perché?
Non so se quel colpo preso da Tyson Fury nel primo incontro sia dovuto ad un calo di concentrazione o ad un cattivo allenamento, ma l’inglese ha queste amnesie. Mentre l’ucraino è molto più quadrato.

Quale sarà il futuro dell’ucraino e dell’inglese dopo questo match?
Credo sia l’ultimo episodio, anche per l’età di entrambi. E comunque se rivince Usyk, come dico io, la trilogia non ha senso. Canelo e Golovkin sono arrivati a tre sfide, ma lì una era stata pari.

Nella categoria regina chi sarà il vero protagonista del 2025?
Il match migliore è questo, il livello del resto è basso. Wilder è finito, non mi ha mai entusiasmato in quanto a tecnica e spettacolarità. Joshua vorrebbe combattere con il vincente di sabato, ma dopo la sconfitta con Dubois non sarebbe credibile, ha tuttavia un manager come Eddy Hearn che è potentissimo e quindi non si sa mai. Un altro è il cinese Zhang, ma siamo oltre il tempo massimo. Dietro non c’è nessuno. L’uzbeko Jalolov, che ha vinto nella categoria supermassimi a Parigi 2024, aveva vinto anche le olimpiadi precedenti: nel frattempo era passato pro senza però crescere più di tanto, in questo mi ha deluso. Il doppio percorso non mi piace molto, io sarei per la separazione delle carriere, non lo trovo corretto né per il dilettante né per il pro. Ad ogni modo Jalolov, con le qualità che ha, può essere un post Usyk-Fury. Rimanendo ai Giochi, l’australiano aborigeno Teremoana Junior è molto forte, l’ho visto quando è venuto ad allenarsi ad Assisi, tecnica essenziale con la quale tra i pro può dire la sua. Nelvie Tiafack, il tedesco che ha battuto Diego Lenzi, non mi ha mai impressionato. Ayoub Ghadfa ha fatto un’ottima ultima ripresa in finale, ma ha una certa età e non lo vedo pronto.

In Italia come è la situazione in questa categoria e in generale nelle altre?
In questa nebbia spero che Guido Vianello possa dire la sua, provarci almeno. Quando vanno via questi due, magari si giocherà il mondiale, se ne riparlerà tra un paio d’anni. La boxe italiana è in difficolta. L’Olimpiade di Parigi ne è stata lo specchio, talentissimi non ne abbiamo. Esaltarsi tra i Pro per un dodicesimo posto in classifica mi sembra esagerato. In Italia andiamo troppo a rilento. I ragazzi maturano tardi perché qui non hanno le occasioni, andare a combattere fuori diventa spesso una missione a perdere, per cui stanno fermi. Ecco, mi aspetterei che uno quando passa pro abbia una carriera più rapida.

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