Cervelli in fuga

Ingegnere aerospaziale in Germania. “Mi sento apprezzata sul lavoro e se chiedo nuove opportunità nessuno si offende”

Anna Marcellan, 35 anni, lavora a Stoccarda. Madre di una bimba, il welfare e il bilanciamento vita-lavoro la convincono a restare

Mentre ragiona sui motori degli aerei, Anna Marcellan, ingegnere aerospaziale, ripercorre a mente tutte le parti del mondo su cui ha volato. Nata in provincia di Padova 35 anni fa, ha lasciato l’Italia nel 2012 per frequentare un master all’Università di Delft, in Olanda. Da allora non è più tornata e oggi lavora nel reparto […]

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Mentre ragiona sui motori degli aerei, Anna Marcellan, ingegnere aerospaziale, ripercorre a mente tutte le parti del mondo su cui ha volato. Nata in provincia di Padova 35 anni fa, ha lasciato l’Italia nel 2012 per frequentare un master all’Università di Delft, in Olanda. Da allora non è più tornata e oggi lavora nel reparto Ricerca e sviluppo del German Aerospace Center di Stoccarda. Parla cinque lingue: italiano, inglese, portoghese, tedesco e olandese e al momento si trova a Sydney, dove trascorrerà quattro mesi del suo periodo di maternità insieme alla figlia e al compagno, italiano anche lui. “All’estero c’è una comunicazione diretta – racconta -, grande sostegno ai genitori, e mi sento apprezzata per quello che so e so fare, viaggiare insegna a conoscere se stessi e gli altri”.

Anna se n’è andata per la prima volta le ali a 16 anni, poteva scegliere se prendere il diploma come tutti o trascorrere un anno di liceo all’estero: Olanda, Cina, Germania le sue mete preferite. È stata selezionata per l’Olanda, un paese del cuore, perché sua nonna ci era nata. Con quell’esperienza si è fatta le ossa e, ancora minorenne, ha imparato la fatica di cavarsela da soli. “Sono partita perché i miei genitori mi hanno trasmesso fin da piccola la curiosità, la passione per i viaggi, l’importanza di mettersi in gioco – spiega – di non aver paura di sbagliare né di confrontarsi con gli altri. Una volta all’estero ho imparato cosa significhi trascorrere momenti duri, contare solo su se stessi dove nessuno ti capisce”. È allora che ha iniziato a maturare. “Ho realizzato che la vita era nelle mie mani, ho iniziato a essere intraprendente – spiega -, a cogliere le sfumature, ho accettato che la mia visione non fosse necessariamente quella giusta”.

Le differenze culturali l’hanno spinta a crescere rapidamente a scuola, così ha ricercato quell’approccio anche dopo la laurea triennale all’Università di Padova, quando, memore dell’esperienza liceale, si è iscritta per il master in Ingegneria aerospaziale all’Università di Delft, tra i migliori atenei d’Europa per il suo campo. “Lo studio lì è fatto in vista del lavoro”, racconta. Un esempio pratico: “Se il docente chiede di risolvere un problema di design di un’ala lo studente va direttamente nell’hangar e trova un F-16, comincia a guardarlo e tocca con mano quello che deve risolvere”. Poco dopo la laurea ha cominciato a cercare lavoro in Germania, e ha fatto i conti con la rigidità tedesca. “Tutti erano interessati al mio curriculum ma nessuno mi selezionava perché non conoscevo la lingua”, un aspetto necessario per relazionarsi con colleghi, clienti e fornitori. “Ho dovuto fare un corso intensivo di tedesco: sei mesi, tutti i giorni con cinque ore di lezione e i compiti per casa. Poco prima dell’esame finale un’azienda mi ha contattata e assunta”.

Oggi Anna lavora da otto anni per una grossa società a partecipazione statale. Si occupa di aviazione ed energia negli aerei e studia nuove tecniche per rendere più efficienti i motori del futuro, quelli alimentati a idrogeno, per esempio. La crisi dell’industria, che negli ultimi cinque anni ha ridotto la produzione del 9% in Germania e da mesi continua causare tagli di posti di lavoro, si respira ogni giorno: “Molte compagnie parlano di licenziamenti, tanti dei miei conoscenti sono preoccupati”, ma per il momento non è il suo caso. A distrarla c’è la vita. Nove mesi fa Anna ha avuto una figlia e da poche settimane si è trasferita a Sydney con lei e il compagno, ingegnere siciliano e dottorando in Germania, per sostenerlo in un periodo di ricerca accademica. “Ho deciso di usare il più possibile il periodo di maternità per vedere la bimba crescere, al ritorno lui mi darà il cambio”, racconta.

Il welfare e il bilanciamento vita-lavoro, in effetti, sono tra gli aspetti che più la trattengono in Germania: “Il mio compagno e io abbiamo insieme 14 mesi retribuiti al 50% da dividere nei primi tre anni della bambina, il sistema è concepito perché i genitori stiano insieme ai figli il più possibile e riceviamo un supporto economico fino ai suoi 25 anni”. È una questione di approccio al lavoratore, forse, oltre che di famiglia: “Nella mia posizione tutti si organizzano il tempo in base ai loro impegni: posso prendere ferie anche con scarso preavviso, purché non interferisca con i progetti che seguo. Nessuno me lo fa pesare, tutti lo fanno”. L’occasione per rientrare in Italia l’ha avuta poco meno di due anni fa. “Era una buona proposta – dice -, in un ruolo simile e con un inquadramento più alto anche se lo stipendio era più basso”. Tuttavia, la settimana stessa dei colloqui ha scoperto di essere incinta e si è trovata a un bivio: “Ho riflettuto sui grossi vantaggi che la Germania offriva per la maternità e sulla difficoltà di iniziare un nuovo lavoro in un momento così delicato”, spiega.

Ha deciso di rimanere in Germania e informato della gravidanza l’azienda italiana, che le ha detto di rifarsi viva quando sarebbe tornata operativa. “Per il momento intendo rimanere all’estero, ora ho un lavoro che amo con uno stipendio adeguato e che mi fa sentire bene”. Del suo ambiente professionale apprezza soprattutto la comunicazione diretta: “Se ho un problema o voglio una nuova opportunità sono libera di parlarne senza che nessuno si offenda o la prenda sul personale”. È un metodo che ha visto anche in Olanda e che ritiene le abbia permesso di arrivare al punto in cui è adesso. “Per me è una questione di mentalità – dice -, fuori vali per quello che sei e che sai fare, non conta nient’altro”. Ora, dopo oltre dieci anni lontana dall’Italia, della sua esperienza nel mondo conserva ogni briciola. Al momento giusto, la trasmetterà a sua figlia.