Il progetto di riqualificazione dell'Istituto Marchiondi non ha previsto l'intervento per inglobare anche il centro diurno. Che è stato poi spotato in un altro luogo. La presidente del coordinamento delle strutture: "Sbagliato e poco lungimirante"
Un’importante riqualificazione urbana diventa un’esclusione di persone con disabilità. È quello che è successo a Milano con il Centro diurno disabili (Cdd) Noale da oltre vent’anni all’interno dell’Istituto Marchiondi di proprietà comunale che è stato trasferito in un’altra sede, restando comunque nel Municipio 7 del quartiere Baggio. “Venti persone con disabilità vengono di fatto escluse […]
Un’importante riqualificazione urbana diventa un’esclusione di persone con disabilità. È quello che è successo a Milano con il Centro diurno disabili (Cdd) Noale da oltre vent’anni all’interno dell’Istituto Marchiondi di proprietà comunale che è stato trasferito in un’altra sede, restando comunque nel Municipio 7 del quartiere Baggio. “Venti persone con disabilità vengono di fatto escluse dal progetto di riqualificazione, destinato ad un nuovo ambizioso progetto di studentato universitario” dice a ilfattoquotidiano.it Maria Spallino, presidente dell’Associazione Coordinamento dei Centri Diurni Disabili di Milano. “Riteniamo molto sbagliato e poco lungimirante il fatto di non aver mantenuto il Cdd Noale, con gli utenti che beneficiavano dei servizi offerti, nello stesso posto dove verranno ad alloggiare studenti degli atenei milanesi. Sarebbe stata un’ottima occasione di socialità in un contesto di condivisione, partecipazione e reale inclusione sociale”.
Il complesso architettonico del Marchiondi, progettato negli anni ’50 da Vittoriano Viganò, era stato in passato dedicato all’accoglienza di giovani in situazione di disagio, fragilità e svantaggio, e da molti anni si trova in stato praticamente di abbandono e dismissione a parte il Cdd Noale presente al suo interno, praticamente l’unica struttura operativa. A settembre il Comune di Milano ha assegnato il Marchiondi alla Fondazione Collegio delle Università Milanesi con l’obiettivo di realizzarvi una moderna residenza per oltre 150 studenti escludendo però venti persone con disabilità che frequentavano lì il centro diurno. Secondo quanto riporta la Repubblica il costo complessivo dei lavori di riqualificazione dell’area, più di 20mila metri quadrati, sarà di circa 40 milioni di euro, di cui 6 milioni investiti dall’amministrazione comunale meneghina, l’85% invece coperto dalla Fondazione, in gran parte su fondi resi disponibili dal V bando MUR Legge 338/2000. La nuova residenza universitaria prevista dal progetto di riqualificazione comprenderà spazi e servizi per lo studio e la formazione artistica, musicale, coreutica e performativa, oltre a laboratori, strutture sportive e aree di ristorazione.
“Siamo solo in parte soddisfatti perché almeno la nuova sede del Cdd Noale individuata dal Comune, se pronta entro inizio settembre 2025 quando riprenderemo le attività dopo l’estate, scongiura come richiesto dalle famiglie il rischio di smistamento di utenti e operatori in tre diversi Cdd fuori zona”, dichiara Spallino. “Problema risolto? Non proprio”, risponde contrariata la presidente del Coordinamento dei Cdd milanesi dalla situazione che subiranno gli utenti del Noale, “perché mantenere nella nuova struttura le persone con disabilità insieme agli studenti universitari avrebbe rappresentato per la città di Milano un progetto d’eccellenza, all’avanguardia, inclusivo, con una bella impronta sperimentale in piena sintonia con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Milano avrebbe dovuto mostrare più coraggio”.
Contattato dal Fatto.it il Comune di Milano spiega il perché non poteva essere inserito anche il Cdd nel progetto di riqualificazione dell’area interessata, dal momento che “c’è stato un cambio vincolante di destinazione d’uso”. “Il progetto “Life for arts” ha come principale cofinanziamento il V Bando della 338/2000, norma pensata per promuovere il diritto allo studio a livello universitario permettendo la realizzazione di residenze universitarie”, riferisce Palazzo Marino. “Alla realizzazione di queste ultime è unicamente dedicato e vi è il vincolo di tale destinazione per 25 anni. Non è possibile finanziare altri tipi di servizi perché è un finanziamento vincolato allo scopo, quindi la ristrutturazione di un Centro diurno per persone con disabilità non può essere inserita in questo finanziamento”. A quanto risulta al Fatto.it non c’è possibilità di tornare indietro. “Scorporare il Cdd dalla progettazione e riqualificarlo con altri fondi sarebbe stato impossibile pensando invece all’unitarietà di intervento per un progetto di queste dimensioni”, fanno sapere dal Comune, “Il disegno complessivo, il vincolo della Sovrintendenza, gli impianti, le commesse, a fronte di ciò non era pensabile partecipare alla selezione dei progetti con un immobile non intero e allo stesso tempo non era possibile frazionare i pagamenti e farne pagare una parte al Comune”.
Per Spallino, invece, “si è persa una preziosa occasione. Quale migliore ambiente per dar vita a una realtà giovanile inclusiva? Proprio le arti rappresentano un linguaggio universale che favorisce il riconoscimento di abilità diverse. La creazione di punti di contatto fra cittadini con disabilità e studenti”, continua, “getta i semi per una consapevolezza del pieno diritto di partecipazione sociale e permette di costruire una comunità che dia spazio e rispetto a tutti, promuovendo modelli di coesione e solidarietà sociale”. Tutto questo non ci sarà. Il Comune di Milano per il Cdd Noale ha individuato una sede alternativa in un edificio comunale in via Anselmo a Baggio dove sono attivi diversi altri servizi pubblici: una scuola, un centro anziani e i servizi sociali territoriali. “Questo”, dice l’assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolè, “permetterà anche l’avvio di scambi virtuosi e nuove progettualità che favoriranno la socialità degli ospiti. Nelle prossime settimane”, conclude, “saranno definiti gli interventi di adeguamento necessari e propedeutici al trasferimento, siamo però fiduciosi che la soluzione possa ridurre al minimo i disagi per le famiglie e gli operatori, che sono stati già informati e con i quali proseguirà il dialogo e l’ascolto anche in futuro”. A queste dichiarazioni infine replica Spallino evidentemente non sulla stessa linea d’onda: “il luogo previsto della nuova sede non lo vedo esattamente come un esempio virtuoso di inclusione, quello che nei fatti risulta è l’aver escluso un gruppo di persone con disabilità da un importante progetto di riqualificazione, gli utenti del Noale avrebbero potuto cogliere occasioni importanti di incontro e sollecitazioni di giovanile quotidianità”.