Non intervengono sulle querele temerarie, ma presto faranno una riforma per risarcire chi ha subito un processo temerario. È il curioso caso della politica italiana, da tempo immobile sulle Slapp (Strategic Lawsuits Against Public Participation, le azioni giudiziarie minatorie contro i giornalisti), ma pronto a un intervento per punire i magistrati che processano imputati poi assolti. La scusa per questa ennesima iniziativa legislativa anti toghe è l’assoluzione di Matteo Salvini al processo Open Arms. “Bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni, perdendo la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro, perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata”, propone il ministro Carlo Nordio in una lunga intervista a Il Messaggero.
“Piano Gelli? Anche gli orologi rotti segnano l’ora giusta…” – Secondo il guardasigilli l’assoluzione di Salvini manda “un segnale plurimo“: “Il primo che abbiamo la stragrande maggioranza di magistrati preparati e coraggiosi, che applicano la legge prescindendo dalle loro idee politiche. Il secondo, che questo processo, fondato sul nulla, non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare”. Non è chiaro perché, ma Nordio collega l’assoluzione di Salvini alla sua riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati giudicata come “quella con più possibilità di arrivare in fondo e nei tempi più rapidi”. E a chi l’accusa di aver varato le riforme immaginate da Licio Gelli nel suo Piano di Rinascita democratica, il guardasigilli replica: “Rispetto a Gelli, anche un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora giusta…”.
La proposta di legge – A parte il commento su Gelli, l’idea del ministro sul risarcimento agli assolti viene subito raccolta da Enrico Costa, recentemente tornato nei ranghi di Forza Italia e quindi formalmente nel centrodestra. “Lo Stato garantisce, neanche sempre, la riparazione per ingiusta detenzione a chi è stato arrestato ingiustamente. Ma a chi è stato assolto dopo aver subito una misura cautelare reale o personale come un sequestro o un interdizione dalla professione, o un divieto di dimora, subendo un danno grave, lo Stato non risarcisce nulla. Nulla anche a chi ha subito un processo temerario, che non doveva celebrarsi perché mancavano fin dall’inizio elementi per supportarlo”, scrive il deputato in una nota. Ma chi deve decidere se un processo non deve celebrarsi? Il gip o il Parlamento italiano? Costa non entra nel dettaglio, ma aggiunge: “Non subisce conseguenze di carriera il magistrato che sbaglia e non ottiene alcun risarcimento chi ha subito una misura cautelare ingiusta o un processo che non si sarebbe dovuto tenere. Un cittadino chiamato a rispondere in un procedimento penale, se ne esce da innocente è la stessa persona che era prima di entrare nell’ingranaggio giudiziario? Oggi assolutamente no. Ha ragione il ministro Nordio, occorre intervenire. A breve depositeremo una proposta di legge in questo senso”. Va ricordato che da esponente di Azione (e quindi quando era ancora tecnicamente dell’opposizione) Costa ha proposto il bavaglio sulla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelari, poi approvato dalla maggioranza, peraltro in senso ancora più restrittivo. C’è dunque da scommettere che presto questa legge sui processi temerari vedrà la luce.
Salvini vuole che far pagare i giudici – Dopo la sentenza sul caso Open Arms, tra l’altro, il primo a invocare interventi immediati sui magistrati è stato l’ex imputato appena assolto. “Ora più che mai è urgente la riforma della giustizia. La responsabilità civile dei giudici che sbagliano e ne devono rispondere personalmente, la separazione delle carriere serve non a Matteo Salvini ma a 60 milioni di italiani”, ha ripetuto ancora una volta ancora una volta Salvini. “È la dimostrazione che fra i 9mila giudici ce ne siano di liberi, ma il fatto che io sia stato assolto in primo grado non significa che la giustizia non vada profondamente riformata, perché ogni anno mille italiani vengono ingiustamente incarcerati per errore e scarcerati dopo qualche mese o qualche anno con una pacca sulla spalla”, ha ribadito ancora il ministro dei Trasporti, nell’ennesima dichiarazione post assoluzione.
Avs: “Risarciscano anche i ministri che sbagliano” – Insomma: tra separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati e legge contro i processi temerari si può dire che l’assoluzione di Salvini ha rilanciato ancora una volta la furia anti toghe del governo. “All’indomani della sentenza di Palermo la destra torna all’attacco contro una magistratura di cui non sopporta l’indipendenza”, dice Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera. “Il ministro Nordio, puntando il dito contro i giudici e sentenziando che chi sbaglia debba pagare, non ha specificato se questa valga anche per l’attuale categoria di sua appartenenza – aggiunge la parlamentare – Perché in tal caso un ministro che non ne azzecca una, all’indomani delle dimissioni del capo del Dap, Giovanni Russo, presumibilmente causate da dissidi con un sottosegretario, con una situazione disastrosa dei penitenziari italiani, di fronte ad un numero impressionante di suicidi tra i detenuti e finanche tra gli agenti della penitenziaria: ebbene, un ministro dovrebbe pagare per tutto questo?”. Di sicuro Nordio ha già causato almeno un risarcimento nella sua carriera di magistrato. Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano, da pm a Venezia indagò lungamente sulle Coop rosse ma poi si dimenticò per quattro anni d’inviare il fascicolo a Roma per competenza. Nel 2006 gli ex segretari del Pds Achille Occhetto e Massimo D’Alema ottenero un risarcimento di 9mila euro a testa dalla corte d’appello de L’Aquila. Non si sa se poi il ministero abbia o meno chiesto denaro a Nordio. Intervistato all’epoca da L’Unità, il futuro ministro disse: “Non è detto che lo Stato mi chieda i soldi. Sono incerti del mestiere…”.