Cinema

Blake Lively denuncia Justin Baldoni per molestie sessuali sul set del film “It ends with us” e accusa: “Ha ingaggiato una pr per distruggere la mia reputazione”

La denuncia contro Justin Baldoni, il co-protagonista (e co-produttore) del suo ultimo film, “Siamo Noi a Dire Basta”, oggi ha raccolto anche il sostegno e la solidarietà di attrici come Alexis Bielle, America Ferrera e Amber Tamblyn

di Antonella Zangaro
Blake Lively denuncia Justin Baldoni per molestie sessuali sul set del film “It ends with us” e accusa: “Ha ingaggiato una pr per distruggere la mia reputazione”

Blake Lively adesso non è più sola. La denuncia contro Justin Baldoni, il co-protagonista (e co-produttore) del suo ultimo film, “Siamo Noi a Dire Basta”, oggi ha raccolto anche il sostegno e la solidarietà di attrici come Alexis Bielle, America Ferrera e Amber Tamblyn. A loro si è unita persino l’autrice del racconto dal quale è tratta la pellicola, Coleen Hoover, che ha descritto Blake Lively come una donna “onesta, gentile, capace di sostenere gli altri e paziente”. Lo scorso fine settimana i legali dell’attrice americana hanno presentato una denuncia formale, accusando Baldoni di molestie sessuali e di aver architettato una dura campagna diffamatoria nei suoi confronti sui social media. “Distruggere la sua reputazione”: sarebbe stata questa la volontà dell’attore che si sarebbe rivolto a PR esperti di gestione di situazioni di crisi per raggiungere il suo obiettivo.

Solo qualche giorno fa, il New York Times ha dimostrato, attraverso passaggi dettagliati, come si sarebbe svolta la campagna diffamatoria che ha azionato una crudele macchina del fango contro Lively che avrebbe coinvolto anche l’altro produttore del film, Jamey Heath. Incredibilmente, nonostante il film al botteghino abbia incassato almeno 350 milioni dollari, subito dopo la sua uscita, sarebbe partita una valanga di odio e critiche nei confronti di Blake Lively, azionata sui social media.

Ciò che rende questa storia ancora più assurda è che la pellicola parla della storia di una donna coinvolta in una relazione tossica con un uomo bello, affascinate ma colpevole di ripetuti abusi verso la sua compagna, interpretata dall’attrice. Non solo, Baldoni ed il co-produttore Health si sarebbero lungamente professati grandi sostenitori delle istanze delle donne e delle campagne promosse dal movimento #MeToo. Probabilmente, mai si sarebbero aspettati, secondo le tesi dell’accusa, che lei avrebbe trovato il coraggio di denunciarli pubblicamente. Ma non è andata così, tanto che tra gli accusati ci sarebbe anche la compagnia che ha prodotto il film, la Wayfarer.

Durante le riprese, Baldoni avrebbe cercato di baciarla, uscendo da quanto previsto dal copione e cercando quindi di forzare la volontà della sua partner sulla scena. Ma non si sarebbe fermato qui perchè, stando alle accuse, le avrebbe anche rivolto commenti “inappropriati” e a sfondo sessuale.
Anche il co-produttore si sarebbe macchiato di comportamenti “inaccettabili” come l’essere entrato nel suo camerino mentre stava allattando il figlio e mentre si trovava a seno nudo. Non solo, l’uomo, che avrebbe raccontato di aver sofferto di “dipendenza dalla pornografia”, le avrebbe anche mostrato video della moglie nuda.
I legali della casa di produzione e dei due accusati hanno negato ogni addebito. I giornali americani hanno anche riportato una serie di richieste (30) che l’attrice aveva a suo tempo presentato, per permettere che le riprese del film continuassero. Tra queste figuravano quella di “smettere di fare riferimenti ai genitali del cast e della squadra di tecnici”, “di non parlare più del peso dell’attrice” nè tanto meno del suo compianto padre e della sua morte.

Andando sui contenuti della sceneggiatura, lei aveva anche chiesto che non ci fossero altre scene di sesso e di sesso orale aggiunte a quando concordato inizialmente, alla firma del progetto. Ma la svolta e la rottura delle relazioni tra i tre avvenne quando, la scorsa estate, Baldoni avrebbe assunto una nuova PR, tale Melissa Nathan.
Secondo la tesi di Blake Lively, lei sarebbe stata ingaggiata per coordinare i media, i social ed influencer con molto seguito per diffondere contenuti offensivi e diffamatori nei suoi confronti. Addirittura, tra le email ed i messaggi presentati nel fascicolo dell’accusa, ci sarebbero anche quelli in cui Baldoni avrebbe accusato la sua PR di non aver attaccato con sufficiente forza. “Come tu sai, noi possiamo seppellire chiunque – avrebbe scritto poi la Nathan ad una collega, condividendo delle riflessioni – ma non posso metterlo per iscritto con lui. Lo farò, sarò molto dura”.

In tutta risposta, un documento ascrivibile a Baldoni avrebbe anche stabilito quale poteva essere un piano B efficace, ovvero fare leva sulla “esplosione armata del femminismo che starebbe permettendo a soggetti, come anche Taylor Swift, di ottenere con prepotenza tutto ciò che vogliono”. Guarda caso, Blake Lively e Taylor Swift sono molto, molto amiche.

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