Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, arriva la conferma definitiva: Honda e Nissan stanno lavorando su “un’integrazione aziendale attraverso la costituzione di una holding congiunta”. Che è il modo ‘studiato’ per dire che le due aziende sono pronte a fondersi e hanno già firmato un memorandum di intesa per avviare il processo tecnico che porterà al loro matrimonio.

Sullo sfondo le possibilità che risultano dall’unione fra grandi aziende, come maggiori economie di scala, sia a livello progettuale, sia a livello produttivo. E i soliti rischi, come la razionalizzazione, cioè la riduzione, della forza lavoro complessiva. Il sopracitato memorandum arriva a valle di un processo di interlocuzione che i due costruttori hanno avviato lo scorso 15 marzo su possibili sinergie in ambito di tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’elettrificazione.

Ma in ballo c’è pure l’unificazione delle piattaforme costruttive – fra gli asset più costosi da ingegnerizzare per un car maker – e delle operazioni di Ricerca e Sviluppo. Le ottimizzazioni riguarderanno presumibilmente pure processi produttivi e fabbriche, generando “vantaggi competitivi” in materia di approvvigionamento della componentistica, tramite l’integrazione degli acquisti e un miglioramento dell’efficienza operativa.

La fusione passerà per un trasferimento delle azioni delle due aziende all’interno di una holding che controllerà integralmente le due attuali società e i relativi marchi. Sarà comunque la Honda ad avere un peso maggiore nel soggetto industriale derivante dalla fusione, nominando la maggioranza dei membri del Cda della holding. In compenso, il presidente sarà scelto dalla Nissan.

Entro giugno dovrà essere firmato l’accordo definitivo, mentre nel mese di aprile del 2026 si dovranno tenere le assemblee straordinarie degli azionisti convocate per votare sul progetto di integrazione. La nuova holding sarà poi quotata sulla Borsa di Tokyo entro il mese di agosto. Nelle operazioni sarà coinvolta pure la più piccola Mitsubishi – attualmente Nissan ne detiene il 24%; ne deteneva il 34% fino a qualche settimana fa – che entro gennaio prossimo stabilirà se partecipare o meno alla fusione.

Nissan aveva spiegato che la vendita di azioni Mitsubishi (per 421 milioni di euro) sosterrà la strategia gestionale della medesima Mitsubishi e migliorerà la flessibilità finanziaria della Nissan, aprendo la strada a future opportunità di crescita. Evidente che sullo sfondo ci fosse già la volontà di stringere con la Honda e arrivare al tavolo delle trattative con le mani più libere.

Nissan fa pure i conti con risultati finanziari in forte calo: a pesare sui ricavi è stato il calo delle vendite globali a 1,6 milioni di unità, mentre la redditività è stata influenzata da maggiori oneri commerciali. Sicché la società ha ridimensionato le sue prospettive su ricavi e utili per l’esercizio fiscale al 31 marzo prossimo e non distribuirà dividendi. In ballo c’è pure il taglio della capacità produttiva globale del 20% e di 9 mila lavoratori. Elementi che fanno capire quanto Nissan abbisogni di un partner per risollevarsi, come Honda appunto.

L’(H)onda d’urto della futura fusione fra case giapponesi potrebbe riverberarsi pure in Occidente, configurandosi come il preludio di una definitiva rottura dell’Alleanza Renault-Nissan, già auspicata a più riprese dai giapponesi, nonostante le resistenze della Renault. Uno scenario che, se si verificasse, aprirebbe la strada all’ingresso di Renault stessa in Stellantis, andando finalmente ad avverare il sogno del Governo francese di accorpare tutti i costruttori transalpini in un unico grande soggetto industriale.

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