I 136 ordini di sfollamento forzato imposti alla popolazione libanese da Israele sul 25% del territorio del Paese durante i 62 giorni di guerra non hanno garantito la sicurezza dei civili e con ogni probabilità possono essere considerati illegali. È la denuncia contenuta nel nuovo report “Forced Displacement Orders: Debunking the Myth of Humane Attacks“, diffuso da ActionAid e Oxfam. Il dossier rivela infatti che i cosiddetti ordini di evacuazione emessi tra il 23 settembre e il 31 ottobre 2024 potrebbero configurarsi come una campagna di trasferimenti forzati – ossia come una grave violazione del diritto internazionale umanitario – per non essere stati né legittimi, né sicuri per le centinaia di migliaia di famiglie rimaste senza riparo o protezione, costituendo quindi potenziali crimini di guerra. Nel dettaglio gli ordini di evacuazione, così definiti da Israele, hanno riguardato sia luoghi precisi come villaggi, quartieri e città che aree non meglio specificate, tramite direttive vaghe. “Il risultato – denunciano le ong – è che complessivamente 1,4 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni per trovare salvezza in rifugi sovraffollati o in alcuni casi per strada, mentre quasi ogni governatorato del Libano veniva colpito dagli attacchi.
Il rapporto evidenzia inoltre che era impossibile in molti casi rispettare gli ordini e che si sono innescate ondate di sfollamenti di massa violando quindi gli standard del diritto internazionale umanitario, secondo cui è necessario diramare avvertimenti efficaci, chiari e mirati, garantire il tempo necessario per consentire un’evacuazione sicura, esplicitare il termine di ritorno alle proprie abitazioni. In media, gli ordini sono stati emessi con un preavviso di soli 15-45 minuti prima di un attacco, e la maggior parte è stata comunicata nel cuore della notte, tra le 22:00 e le 4:00.
“Il caos e la distruzione causati da questi trasferimenti continueranno ad avere effetti disastrosi – ha dichiarato Bachir Ayoub, Direttore di Oxfam Libano -Intere comunità tra le più vulnerabili, come i rifugiati siriani e palestinesi o i lavoratori migranti, sono state sradicate dalle loro case e costrette a vivere in condizioni al limite della sopravvivenza”. Sudipta Kumar, direttore Regionale di ActionAid per la regione araba, ha aggiunto: “L’impatto di questi attacchi da parte delle forze israeliane si farà sentire per molti anni a venire. Dopo il cessate il fuoco, migliaia di famiglie sono tornate nelle loro città e villaggi per scoprire che le loro case erano ridotte in macerie. Molte non hanno più nulla e non possono permettersi di ricostruirle”.