La strage avvenuta nella grande galleria dell’Appennino dopo la stazione di Vernio sul treno rapido 904 Napoli-Milano
“Ricorrono quarant’anni dall’antivigilia del Natale 1984, quando una bomba squarciò i vagoni del treno Rapido 904 che percorreva la grande galleria dell’Appennino. Fu una strage spaventosa, di impronta terroristico-mafiosa, come avrebbe accertato la magistratura“. Parla così il Presidente della Repubblica nell’anniversario della strage nella grande galleria dell’Appennino dopo la stazione di Vernio sul treno rapido […]
“Ricorrono quarant’anni dall’antivigilia del Natale 1984, quando una bomba squarciò i vagoni del treno Rapido 904 che percorreva la grande galleria dell’Appennino. Fu una strage spaventosa, di impronta terroristico-mafiosa, come avrebbe accertato la magistratura“. Parla così il Presidente della Repubblica nell’anniversario della strage nella grande galleria dell’Appennino dopo la stazione di Vernio sul treno rapido 904 Napoli-Milano. Quest’anno ricorre il 40esimo anniversario e avvenne a San Benedetto Val di Sambro. Nei pressi della stessa località, in provincia di Bologna, dieci anni prima si era consumata la strage neofascista del treno Italicus.
Per Mattarella, “la solidarietà che oggi si rinnova trova le sue radici nella risposta che il popolo italiano seppe, unito, esprimere di fronte all’attacco eversivo. Le Istituzioni seppero respingere il ricatto e difendere la democrazia grazie alla reazione civile e all’amore per la libertà degli italiani. Questo è il testimone da consegnare alle generazioni più giovani”.
Il presidente della Repubblica ricorda poi che furono 16 le vittime e “quasi 300 feriti”. Una strage che ha distrutto “la vita di donne e uomini inermi, che tornavano per le festività nelle loro terre d’origine. Anche tre bambini fra le vittime di tanta disumanità. Ancora una volta – aggiunge – il tentativo era attentare alla pacifica convivenza del Paese. Si allungava la catena dei criminali attentati ai treni, in continuità con le stragi compiute dall’eversione nera. Una strategia di intimidazione e destabilizzazione che la mafia avrebbe replicato contro la Repubblica anche nel decennio successivo. Il primo, intenso pensiero – conclude il Capo dello Stato – è rivolto ai familiari e a tutti coloro che da allora hanno portato il peso del dolore più intimo e incancellabile”.