Uno strumento per prevenire le molestie, sessuali e non, nelle scuole di giornalismo. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha pubblicato un codice etico e comportamentale che sarà adottato in tutti i master autorizzati dall’albo e che è già stato sottoscritto dai loro direttori. Suddiviso in otto articoli, il documento nasce dopo l’inchiesta di Irpimedia, il primo centro di giornalismo investigativo non profit fondato in Italia, che lo scorso ottobre ha diffuso alcune testimonianze di molestie e discriminazioni raccolte in otto mesi di lavoro. Preso atto dei racconti emersi dall’indagine giornalistica, da dicembre l’Ordine ha introdotto il tema nei master attraverso una serie di regole e linee guida che ogni scuola dovrà applicare in autonomia, e ha disposto mezzi di formazione e sistemi di denuncia anonimi a cui le vittime potranno rivolgersi per rilevare gli abusi.
Come nasce il codice e cosa si intende per molestia – Frutto di un lungo lavoro di ricerca, l’inchiesta di Irpi si è basata sulle segnalazioni di studenti e studentesse che negli ultimi dieci anni hanno frequentato i dieci master in giornalismo riconosciuti in Italia. “Voi con queste gonnelline mi provocate” è una delle frasi riferite alla redazione, che ha intitolato così l’intera indagine. In nessuno dei casi gli abusi sono stati denunciati formalmente, ma in totale sono 239 i giornalisti praticanti che si sono esposti in forma anonima rivelando a Irpi quello che avevano vissuto. Molti dei racconti emersi hanno riportato allusioni o comportamenti a sfondo sessuale, dichiarazioni esplicite rivolte agli allievi come “Ho bisogno di sentire la tua voce, quando l’ho sentita la prima volta mi sono eccitato” o “Ti voglio, vieni a casa mia”, ma anche proposte di collaborazione svanite dopo il rifiuto di un invito a pranzo e discriminazioni per cui le giovani aspiranti giornaliste “non erano considerate in grado di occuparsi di temi importanti come mafia ed esteri” in quanto donne. Nel codice redatto dall’Ordine, al primo articolo si definisce la molestia come: “Qualsiasi forma di atteggiamento e/o espressione verbale e non verbale relativa alla sfera della sessualità o della morale, tale da recare disturbo all’interlocutore degradandone la dignità umana, nonché qualsiasi forma di richiesta di favori e/o proposte indesiderate, anche di natura sessuale”, commessa dentro e fuori le redazioni.
Le regole e gli strumenti per denunciare – Il documento stabilisce fin dall’inizio che la gravità della molestia è maggiore se compiuta dal personale docente – inclusi i tutor – e amministrativo verso gli allievi delle scuole, ma si rivolge anche agli studenti (art. 2), soggetti alle stesse norme nel caso siano loro gli autori di molestie verso il personale. La grossa differenza nelle regole la fa l’articolo 3, che disciplina le relazioni tra formatori e corpo studentesco. Questa porzione del provvedimento stabilisce che i rapporti tra le parti devono essere improntati “esclusivamente” a finalità didattiche e “vieta i contatti di carattere personale, anche tramite l’utilizzo di strumenti di comunicazione e di messaggistica istantanea e/o social media”. Per comunicare o condividere materiale didattico, docenti, amministrativi e allievi devono usare “un’apposita area virtuale”, come gruppi Whatsapp o sistemi cloud.
Il codice introduce poi per la prima volta spazi e strumenti per denunciare in sicurezza. Ogni master dovrà dotarsi di un canale di segnalazione anonimo a cui la vittima può rivolgersi per rilevare molestie e abusi, che la scuola dovrà tempestivamente riferire al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti. Accanto a questo, l’albo ha previsto un corso di formazione sulle molestie che sarà tenuto nelle scuole da un consigliere nazionale delegato e una piattaforma di whistleblowing indipendente sul sito dell’odg su cui denunciare gli abusi, che saranno inoltrati anche al Telefono rosa.