È morto questa mattina all’ospedale di Treviso il ragazzo di 22 anni che, la sera dello scorso 12 dicembre, era stato aggredito da una decina di giovanissimi, sei dei quali minorenni, e ferito gravemente con un coltello e una bottiglia infrante. Ieri la polizia aveva arrestato tre componenti il branco, tra cui un minore di 14 anni. Francesco Favaretto era ricoverato da undici giorni nel reparto di Rianimazione. L’aggressione, questa la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe avvenuta per rapinare la vittima dell’hashish di cui era in possesso e ha coinvolto una decina di giovani. Favaretto non avrebbe voluto consegnare la droga. Rincorso lungo il dedalo di strette vie della città, il ragazzo era stato alla fine bloccato in una piazzetta tra le automobili in sosta e qui picchiato a più riprese da elementi di entrambi i sessi. Quindi accoltellato e infine lesionato in profondità con cocci di bottiglia che avrebbero reciso importanti vasi sanguigni. Il ragazzo era poi stato rapinato di quanto aveva con sé, compreso un cellulare ritrovato pochi giorni fa dai sommozzatori nelle acque del fiume Sile dove era stato gettato dagli aggressori in fuga.
La notizia dei tre arresti era stata data con un comunicato: “La Polizia di Stato ha dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti gravemente indiziati di aver giocato un ruolo centrale nel tentato omicidio di Via Castelmenardo”. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica trevigiana e dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Venezia. Sono stati raccolti “gravi indizi di colpevolezza” nei confronti di un quattordicenne e di due maggiorenni, di 18 e 19 anni. Le accuse erano di concorso in tentato omicidio e rapina pluriaggravata, ora con la morte della vittima che era ricoverata all’ospedale Ca’ Foncello, nel reparto di terapia intensiva, il reato cambierà in omicidio.
Gli arresti sono stati ordinati a seguito dei risultati dell’indagine che hanno portato del telefonino del giovane aggredito. Dopo la rapina e il ferimento, il cellulare era stato gettato in acqua. Basandosi su alcune testimonianze, alcuni sommozzatori provenienti da Venezia hanno effettuato le ricerche con un gommone in un punto non lontano dal luogo dell’aggressione. Sono stati però soprattutto i filmati raccolti dalla polizia e i successivi interrogatori di testimoni e ragazzi indagati a permettere di riconoscere chi era presente nel tardo pomeriggio del 12 dicembre.
Questa la ricostruzione della Questura: “La vittima, dopo essere stata avvicinata e accerchiata dal gruppo, veniva improvvisamente aggredita, venendo dapprima picchiata con calci e pugni e, al culmine dell’aggressione, accoltellata ripetutamente e colpita – con un collo di bottiglia rotto – al collo e al torace. Durante la brutale aggressione, il ventiduenne veniva rapinato della borsa e del cellulare e poi, dopo un suo ultimo tentativo di reazione, colpito con una bottiglia di vetro in testa e nuovamente accoltellato”. Si tratta ora di verificare il ruolo che ognuno degli arrestati ha avuto nei fatti, ma la contestazione di concorso nei reati fa capire che tutti e tre sarebbero coinvolti. Nei giorni scorsi erano state eseguite 8 perquisizioni domiciliari alla ricerca dei capi di abbigliamento indossati dai sospettati. Uno dei ragazzi presenti aveva dichiarato: “Eravamo tutti strafatti, abbiamo preso tanta ketamina da non capire più nulla. Anche lui era aggressivo, come sempre succede quando si è sotto ketch. Hanno cominciato a discutere e poi ha perso sangue, tantissimo sangue”.
Oggi il questore, Alessandra Simone, incontrando i giornalisti per i saluti di fine anno, non ha esitato nel parlare di una “deriva” di certe fasce di popolazione giovanile, invitando le varie componenti sociali ad affrontare il tema “in rete perché i giovani vanno recuperati. Il problema dei giovani, sia delle ragazze che dei ragazzi – ha aggiunto Simone – ci deve preoccupare a 360 gradi”.