L'esposto: "Un cittadino marocchino con dolori e un catetere vescicale è stato sistemato su un materasso all'aperto, esposto a intemperie e al rischio di gravi infezioni"
Un Natale disumano, un altro. Nei Centri per il rimpatrio (Cpr) le cose non cambiano e, forse, mai potranno. Denunce, indagini, rapporti internazionali: nulla sembra scalfire l’orrore prodotto dalla detenzione amministrativa degli stranieri. Evaporano anche le risposte ufficiali del governo Meloni al duro rapporto del Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura, l’organo del Consiglio […]
Un Natale disumano, un altro. Nei Centri per il rimpatrio (Cpr) le cose non cambiano e, forse, mai potranno. Denunce, indagini, rapporti internazionali: nulla sembra scalfire l’orrore prodotto dalla detenzione amministrativa degli stranieri. Evaporano anche le risposte ufficiali del governo Meloni al duro rapporto del Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura, l’organo del Consiglio d’Europa che ad aprile ha visitato i centri italiani. Tirando in ballo prefetture, aziende sanitarie ed enti gestori, l’esecutivo ha assicurato di aver preso provvedimenti. “Pure falsità, hanno mentito platealmente”, è il giudizio di Nicola Cocco, infettivologo della Società italiana di medicina delle migrazioni. Perché i risultati non si vedono, anzi. L’ultimo tassello arriva a pochi giorni da Natale: un’ispezione a sorpresa della deputata del Pd Rachele Scarpa insieme alla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD) a Palazzo San Gervasio, comune di quattromila anime in provincia di Potenza che ospita uno dei peggiori Cpr d’Italia, dove “le persone vengono sedate e trattate come scimmie“, dichiarava la Procura di Potenza dopo l’inchiesta sulla precedente gestione. Altro che “prestazioni sanitarie tutte garantite, monitorate e controllate”, come il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva ssicurato in un’intervista del 2023. L’esposto appena presentato alla Procura di Potenza da Scarpa e CILD denuncia le medesime violazioni, compreso l’abuso nella somministrazione di psicofarmaci.
A Palazzo San Gervasio, il Comitato europeo aveva documentato l’uso di farmaci diluiti in acqua senza prescrizioni mediche. Una pratica definita “inaccettabile”, com’è inaccettabile che fosse già stata accertata in passato nell’indagine che ha poi travolto la gestione di Engel Italia, nel Cpr dal 2018 al 2023. Misure cautelari per dirigenti, ma anche poliziotti e medici, e accuse per frode, truffa aggravata ai danni dello Stato e maltrattamenti, tra l’altro, mentre la Procura aveva contestato addirittura la tortura. Nel 2023 il centro passa alla cooperativa Officine Sociali, già in affari con Martinina, la Srl sotto processo per il Cpr di Milano e amministrata dagli stessi vertici della Engel. Sarà un caso, ma a Palazzo San Gervasio i problemi sono rimasti. Almeno stando al rapporto del Comitato europeo che si occupa della prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti, e infatti ragiona di quelle indagini chiedendo al governo “quali insegnamenti” ha tratto. A partire dalle “misure adottate per porre fine alla pratica di somministrare farmaci psicotropi alla popolazione in esame in modo incontrollato e senza prescrizione medica”. Nel documento di risposta, il governo scrive che a luglio sono state avviate ispezioni da parte dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) e riscontrate criticità nella gestione delle schede anamnestiche e nelle procedure relative alle visite psichiatriche e alle terapie farmacologiche. Ma che, successivamente, il responsabile del presidio medico ha confermato l’osservanza delle linee guida “escludendo in maniera tassativa la somministrazione di terapie improprie”. Un’altra ispezione del 19 luglio avrebbe poi verificato che il personale “controlla la corrispondenza tra prescrizione e somministrazione dei farmaci, che ogni ospite riceve una valutazione psichiatrica secondo protocollo, e che non sono stati trovati farmaci impropriamente prescritti”.
Tutto bene? Nemmeno per sogno. Lo scorso 16 dicembre nel Cpr c’erano 79 persone, per lo più provenienti da Tunisia, Egitto e Marocco. Dalla documentazione sanitaria di alcuni detenuti, denuncia la delegazione in vista quel giorno, “emerge l’abuso nella somministrazione di psicofarmaci, erogati senza alcuna diagnosi e prescrizione medica“. Non solo: “La delegazione ha appreso che l’assistenza psichiatrica è affidata dall’ente gestore ad un medico privato presente nel centro per 5 giorni al mese, in violazione delle disposizioni normative che attribuiscono la competenza esclusiva al Servizio Sanitario Nazionale”. C’è il caso di un ragazzo marocchino: “Completamente catatonico, che in pochi giorni si è visto quadruplicare il dosaggio degli psicofarmaci senza alcuna motivazione medica e senza alcun monitoraggio degli effetti devastanti che questi stanno producendo sulla sua salute psicofisica”. L’ispezione segue il monitoraggio dei mesi scorsi, fin dalla precedente visita del 10 agosto, a una settimana dalla morte per arresto cardiaco di un ragazzo marocchino di 22 anni, Oussama Darkaoui. “Dal governo uno scaricabarile su Prefettura e Asl e falsità sulla presa in carico sanitaria”, accusa Cocco, già consulente del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. “L’accesso di lunedì scorso ha evidenziato problemi sul personale sanitario e sulla presenza di detenuti inidonei”. I medici della delegazione hanno incontrato molte persone vulnerabili, giudicate incompatibili con la struttura: anziani claudicanti, neo-maggiorenni, psichiatrici. “Preoccupa la totale assenza di personale medico e la presenza, nel giorno dell’ispezione, di un solo infermiere (al suo primo giorno di lavoro), rimasto nel centro fino alle ore 16 quando la normativa dispone assistenza infermieristica h 24”. Tanto che, nelle ore seguenti, “le terapie farmacologiche erano illegittimamente somministrate da personale OSS, compresi gli psicofarmaci”. In violazione delle disposizioni ministeriali anche l’assenza del registro degli “eventi critici”, della cassaforte per psicofarmaci e farmaci stupefacenti raccomandata dal governo, di locali di sorveglianza sanitaria e di assistenza psicologica continuativa.
La verità, assicura Cocco, “è che Asl e prefettura non fanno il monitoraggio e il controllo che il governo riporta: dalla morte di Oussama, il 4 agosto, ho contato almeno altre 18 segnalazioni che abbiamo fatto alla Asl, mettendo in copia prefettura, questura e Garante nazionale, per problematiche di salute gravi, dalle intossicazioni di benzodiazepine al caso di una persona in sedia a rotelle, in un luogo dove le turche sono gli unici servizi igienici”. I casi segnalati sono tanti: “Ci sono state persone abbandonate all’addiaccio in condizioni di salute critiche”. L’episodio risale al 28 settembre ed è ora nell’esposto. Un cittadino marocchino con forti dolori e un catetere vescicale “è stato sistemato su un materasso all’aperto, nel campo sportivo del centro, totalmente esposto alle intemperie e al rischio di urosepsi o altre gravi infezioni addominali”. Nonostante le sue condizioni, si legge, “le richieste di essere trasferito in un ambiente più caldo e accogliente sono state ignorate dal personale del centro”. Tutto immediatamente segnalato all’Asl come negli altri casi. “E come negli altri casi non c’è stata risposta, mai“, dice Cocco, che corredava le segnalazioni della richiesta professionale di un immediato accesso di verifica. “Per questo mi risulta difficile dare credito alla risposta del governo al Comitato del Consiglio d’Europa”. Che invece parla anche di “attività di svago”. Il Comitato europeo domanda degli sviluppi nelle indagini per fornitura fittizia di attività? “Musica, volontariato e gruppi di psicoterapia secondo una calendarizzazione condivisa con la locale Questura”, si legge nel documento del governo. Che precisa: “Per favorire il benessere psico-fisico degli ospiti, è stato previsto l’utilizzo del campo di calcio anche nelle ore serali”. Paradossale in un luogo dove le sbarre nascondono anche il cielo con un “effetto pollaio“, ha relazionato la deputata Scarpa. “I letti sono di cemento, l’illuminazione è accesa h 24, manca l’acqua calda, nelle celle c’è muffa mentre spesso sono assenti porte e finestre, coi detenuti costretti a morire di freddo e a coprirsi con gli asciugamani”.
“L’esecutivo ha confermato attività inesistenti”, osserva Cocco. “Quando parla di teatro e musica, dice falsità perché non esistono proprio e, attenzione, parliamo di menzogne per cui è finita indagata la gestione del Cpr di Milano”. “Che Natale sarà quello nei Cpr come Palazzo San Gervasio? Un Natale di degrado, sofferenza, abbandono”, assicura. Invita a non farsi illusioni: “Il sistema dei Cpr non è riformabile, perché le problematiche riguardano il sistema stesso della detenzione amministrativa“. In un documento del 2022, l’Organizzazione Mondiale della Sanità scrive che questo tipo detenzione è di per sé “dannoso per la salute mentale e fisica dei migranti”, evidenziando l’insostenibilità del sistema attuale. La pericolosità sociale? Appena il 17 per cento dei trattenuti viene dal carcere e dopo aver scontato la pena. L’efficacia sul fronte dei rimpatri? Su 28mila ordini di allontanamento emessi nel 2023, di cui appena 4.267 eseguiti, il contributo dei Cpr è di 2.900 rimpatri, il 10%, a fronte di 158 mila sbarchi. “Molti impiegano settimane a capire il perché di una detenzione motivata solo dal permesso di soggiorno scaduto: una pena senza reato, difficile da comprendere per i reclusi”, spiega il medico. A differenza del carcere, “i Cpr non offrono alcuna riabilitazione né orizzonte. Le attività sono solo di facciata e la minaccia del rimpatrio è un trauma costante per chi vede finire il proprio progetto migratorio che è un progetto di vita”. Così “la sofferenza psicologica e fisica è palpabile, soprattutto per chi arriva da percorsi migratori traumatici e per chi ha problematiche di salute, incluse quelle mentali, che non potrebbero stare in un Cpr e invece ci finiscono perché i controlli sanitari sono quelli che sappiamo: abbiamo segnalazioni di visite d’ingresso fatte da personale OSS quando la competenza è esclusivamente dell’Asl”. Sofferenze che portano spesso a violenza emotiva, con frequenti tentativi di suicidio e autolesionismo. “Tutto ermeticamente chiuso alla pubblica opinione, bolle di sofferenza e degrado che escludono lo sguardo di chi vive al di fuori. Puoi passargli accanto ogni giorno percorrendo la provinciale di Palazzo San Gervasio, e continuare a non sapere cosa accade all’interno. La società sembra averlo accettato: che esiste una certa categoria di esseri umani e che non li vogliamo vedere”.