È stato il suo primo finanziatore e regista nella corsa per la Casa Bianca, presente alle tappe più importanti della campagna elettorale, e si è persino guadagnato un posto nella prossima amministrazione, dove guiderà il Doge, il Dipartimento chiamato a razionalizzare la spesa pubblica. Ma tra Donald Trump e Elon Musk la luna di miele sembra avere lasciato posto a un’altra fase, diversa dalla simbiosi vista negli ultimi mesi. Tanto che il presidente eletto, a meno di un mese dal suo insediamento, sente il bisogno di rivendicare l’autonomia della sua carica di commander in chief.

“Mi piace avere accanto a me persone intelligenti. L’ultima bufala è che Trump ha ceduto la presidenza a Elon Musk“, ha dichiarato Trump in un comizio a Phoenix, in Arizona, alzando la voce contro chi sostiene – in particolare i dem – che il suo prossimo mandato sarà pesantemente condizionato dal fondatore di Tesla. “Lui sta facendo un lavoro eccellente, è andato in Pennsylvania e ci è rimasto un mese”, ha detto riferendosi a Musk, che nelle settimane prima dell’Election Day aveva lanciato anche una lotteria per convincere gli elettori degli Swing States. Lotteria poi giudicata illegale.

“Abbiamo vinto le elezioni nello stato con un margine enorme. Ha fornito i satelliti Starlink al North Carolina quando non c’era nessuna comunicazione dopo l’uragano. Ha inviato 2000 unità, ha salvato tante vite, ha fatto una cosa fantastica”, aggiunge. “Ma non sarà presidente e sapete perché? Non è nato in questo paese… Le fake news lo sanno… È una persona eccezionale, volevamo uno come lui dalla nostra parte…”, dice il presidente, che snocciola i dossier che affronterà appena assumerà l’incarico: dall’energia all’immigrazione illegale, dalla deregulation alla lotta all’ideologia ‘woke’. “Il woke è una stronzata“, ha proseguito tra gli applausi della platea. Musk non può essere presidente, ha continuato, perché “non è nato in questo Paese”. La Costituzione americana stabilisce infatti che per candidarsi presidente bisogna essere nati negli Stati Uniti e non naturalizzarsi come il miliardario sudafricano. Ma quella di Trump non suona come un chiarimento, ma come una risposta piccata alle insinuazioni sulla sua subordinazione rispetto all’inventore di Tesla.

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