“Una delle cose che voglio fare rapidamente è incontrare il presidente Putin e anche lui è d’accordo”. Parola di Donald Trump, che ieri ha lasciato intendere che potrebbe incontrare il leader russo agli inizi della sua presidenza, che verrà inaugurata dal giuramento del 20 gennaio. Parlando all’evento Turning Point USA a Phoenix, in Arizona, il […]
“Una delle cose che voglio fare rapidamente è incontrare il presidente Putin e anche lui è d’accordo”. Parola di Donald Trump, che ieri ha lasciato intendere che potrebbe incontrare il leader russo agli inizi della sua presidenza, che verrà inaugurata dal giuramento del 20 gennaio. Parlando all’evento Turning Point USA a Phoenix, in Arizona, il tycoon ha ribadito di voler porre fine “rapidamente” alla guerra in Ucraina. Questa mattina il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto all’agenzia russa Tass che non ci sono ancora input per organizzare l’incontro. “Finora non ci sono stati impulsi reali”, ha detto in risposta a una domanda se ci sia la possibilità di un incontro anche prima dell’insediamento di Trump, o se non ci siano ancora specifiche o prerequisiti per un contatto faccia a faccia.
Peskov ha riferito che Putin e il premier slovacco Robert Fico, hanno “scambiato opinioni sull’Ucraina” durante il loro incontro di ieri al Cremlino. Putin ha raccontato a Fico la sua visione della situazione in Ucraina e l’avanzata delle forze russe: “Siamo riusciti a scambiare opinioni sulle vicende ucraine. Il presidente Putin ha portato all’attenzione del suo interlocutore la sua visione dell’attuale situazione sul campo di battaglia“, ha detto il portavoce.
Sul fronte della guerra, il presidente russo ha promesso vendetta dopo un raid con cui l’Ucraina ha preso di mira la russa Kazan, a mille chilometri dal confine, e punta sul gas per mantenere un’influenza sull’Europa ricevendo al Cremlino il premier slovacco Robert Fico, preoccupato dallo stop di Kiev al transito del gas russo sul territorio ucraino.
“Non prolungheremo” l’accordo di transito verso l’Europa, “non daremo la possibilità a Mosca di guadagnare altri miliardi sul nostro sangue e sulla pelle degli ucraini”, aveva annunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Consiglio europeo del 19 dicembre. La conferma è poi arrivata anche da Putin, il giorno dopo nella conferenza stampa di fine anno: il contratto quinquennale scadrà il 31 dicembre e non verrà rinnovato.
Una decisione che non è piaciuta a Ungheria e Slovacchia, che dipendono fortemente dal gas russo. Fico è poi sulla stessa linea di Viktor Orban, che imputa a Kiev il mancato raggiungimento di un’intesa per i colloqui di pace, e ha interrotto gli aiuti all’Ucraina dall’inizio del nuovo mandato da premier, un anno fa. Da ultimo ha anche accettato l’invito di Putin alle cerimonie di maggio a Mosca per gli 80 anni della vittoria sul nazismo. I media di Bratislava scommettono sul raggiungimento di una intesa con Putin sul gas.
Lo zar intanto sferza i suoi militari all’offensiva, perché il tempo stringe e l’inizio della nuova era Trump alla Casa Bianca è dietro l’angolo. “Non ha importanza chi e come cerchi di distruggere, affronteranno una devastazione più grande in casa propria e rimpiangeranno quello che cercano di fare in Russia”, ha ammonito Putin nel corso di una videoconferenza rivolgendosi a Kiev dopo l’attacco con droni a Kazan, che non ha causato vittime ma diversi danni.
In attesa dell’annunciata rappresaglia, i russi non sono stati con le mani in mano e nelle ultime 24 ore hanno lanciato sull’Ucraina un missile balistico Iskander-M e 103 droni, continuando a conquistare terreno: l’armata di Putin ha preso il controllo dei villaggi di Lozovaya, nel Kharkiv, e Krasnoye, nel Donetsk. Monta poi la pressione su Kherson, dove sarebbero state minate le strade e dove nelle ultime ore cresce la preoccupazione per una massiccia incursione russa.
Dal tavolo di un possibile futuro negoziato va poi tolta la regione russa di Kursk: i russi sono riusciti a riprendere il 40% del territorio finito nelle mani ucraine dopo l’offensiva estiva, con un alto costo in termini di vite umane. Tanto che sul terreno sono stati schierati anche i nordcoreani ad affiancare i 60mila russi al fronte.
Ma l’avanzata è difficile, complicata dal fango e dalle poderose roccaforti difensive allestite dagli ucraini che bersagliano qualunque mezzo in movimento. Tanto che, per aggirare gli avversari, i soldati russi tentano di avanzare anche con i quad, nella speranza di non finire nel mirino dei fanti di Kiev che non hanno nessuna intenzione di concedere altri pezzi di terra russa.