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Al via il Giubileo con l’apertura della Porta Santa: “Attraversarla implica la libertà di scegliere e il coraggio di lasciare qualcosa”. La storia, il rito della Recognitio e i simboli

Pubblichiamo di seguito integralmente il capitolo del libro "Giubileo della speranza" di Francesco Antonio Grana su quello che solo successivamente alla nascita del Giubileo ne è diventato il segno più noto e importante

Ha ancora senso un Giubileo oggi oppure è un evento anacronistico legato a superstizioni del passato o alla simonia, come la vendita delle indulgenze? Ha ancora qualcosa da dire e da dare ai fedeli un Anno Santo con l’indulgenza giubilare, espressione oggi decisamente misteriosa? La domanda se la pose san Paolo VI alla vigilia del Giubileo del 1975. La risposta, evidentemente, fu positiva. Benché il primo Anno Santo risalga al 1300 per volontà di Bonifacio VIII, che un pellegrino illustre come Dante Alighieri collocò nell’Inferno ne La divina commedia, esso ha acquistato nei secoli un significato ancora molto attuale.

Lo sottolinea Papa Francesco nella prefazione del libro Giubileo della speranza (Elledici) del vaticanista Francesco Antonio Grana: “Mi fa piacere che sia stato messo in luce come l’Anno Santo non è esclusivamente un appuntamento dettato dal calendario, ma un vero e proprio strumento pastorale che i pontefici, dal 1300 a oggi, hanno utilizzato secondo le esigenze del tempo in cui sono stati chiamati a guidare la Chiesa”.

Eppure, molti elementi caratteristici del Giubileo sono tuttora poco noti, a iniziare dalla Porta Santa. Nell’Anno Santo 2025 ce ne saranno soltanto cinque: quelle classiche delle quattro Basiliche Papali (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura) e quella del carcere di Rebibbia, come segno di speranza per i detenuti di tutto il mondo. Ma cos’è la Porta Santa? Pubblichiamo di seguito integralmente il capitolo del libro di Grana su quello che solo successivamente alla nascita del Giubileo ne è diventato il segno più noto e importante.

L’ESTRATTO IN ESCLUSIVA

Oggi non c’è Giubileo senza Porta Santa. Come ricorda san Giovanni Paolo II nella bolla Incarnationis mysterium, «al pellegrinaggio si accompagna il segno della Porta Santa, aperta per la prima volta nella Basilica del Ss.mo Salvatore in Laterano durante il Giubileo del 1423. Essa evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: “Io sono la porta” (Gv 10,7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo suo. Questa designazione che Gesù fa di sé stesso attesta che egli solo è il Salvatore inviato dal Padre. C’è un solo accesso che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza. Solo a lui si può applicare con piena verità la parola del salmista: “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti” (Sal 118 [117],20). L’indicazione della porta richiama la responsabilità di ogni credente ad attraversarne la soglia. Passare per quella porta significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in lui per vivere la vita nuova che egli ci ha donato. È una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cfr. Mt 13,44-46)» (Incarnationis mysterium, 8).

In Spes non confundit, Francesco ricorda che «ora è giunto il tempo di un nuovo Giubileo, nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo. Nello stesso tempo, questo Anno Santo orienterà il cammino verso un’altra ricorrenza fondamentale per tutti i cristiani: nel 2033, infatti, si celebreranno i duemila anni della redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. Siamo così dinanzi a un percorso segnato da grandi tappe, nelle quali la grazia di Dio precede e accompagna il popolo che cammina zelante nella fede, operoso nella carità e perseverante nella speranza (cfr. 1Ts 1,3)» (Spes non confundit, 6).

Secondo la descrizione fatta, nel 1450, da Giovanni Rucellai da Viterbo, fu Martino V, nel 1423, ad aprire, per la prima volta nella storia dei Giubilei la Porta Santa nella Basilica di San Giovanni in Laterano. In quel tempo gli Anni Santi si celebravano ogni trentatré anni. Nella Basilica Vaticana, invece, l’apertura della Porta Santa è attestata per la prima volta nel Natale del 1499. In quella occasione Alessandro VI volle che la Porta Santa venisse aperta non solamente a San Giovanni in Laterano, ma anche nelle altre tre Basiliche romane: San Pietro, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Una piccola porta, probabilmente di servizio, che si trovava nella parte sinistra della facciata della Basilica di San Pietro, fu allora allargata e trasformata in Porta Santa, proprio nel luogo in cui si trova ancora oggi. Ciò portò alla distruzione di una cappella adornata di mosaici che si trovava all’interno della Basilica Vaticana e che era stata dedicata da Giovanni VII alla Madre di Dio. Il Papa, inoltre, volle che fossero ben definite le norme del cerimoniale dell’Anno Santo non ancora precisate dai suoi predecessori e in particolare i riti di apertura e di chiusura della Porta Santa. La composizione dei riti fu affidata al famoso Giovanni Burcardo, maestro delle cerimonie pontificie, originario di Strasburgo e vescovo delle diocesi riunite di Civita Castellana e Orte. La Porta Santa di San Pietro venne aperta la notte di Natale del 1499 e fu chiusa nella solennità dell’Epifania del 1501. Il rituale preparato da Burcardo e approvato dal Papa, salvo alcuni ritocchi introdotti, nel 1525, dal maestro Biagio da Cesena, è stato sostanzialmente seguito in tutti gli Anni Santi che si sono succeduti.

Dal Giubileo del 1500 a quello del 1950 i riti concernenti la Porta Santa sono rimasti pressocché identici. Essi erano caratterizzati da alcuni elementi particolari. Dal 1500 fino al 1975 la Porta Santa delle quattro Basiliche romane era chiusa all’esterno da un muro e non da una porta. Al momento dell’apertura, non venivano, quindi, aperte le valve di una porta, ma si abbatteva un muro. Il Papa ne abbatteva simbolicamente una piccola parte e i muratori completavano l’opera di demolizione. La notte di Natale del 1974, al momento dell’apertura della Porta Santa di San Pietro, alcuni calcinacci del muro caddero a pochissima distanza da san Paolo VI. Fu quello il motivo per cui, nel Giubileo immediatamente successivo, quello straordinario del 1983, il muro, interno e non più esterno, fu abbattuto dagli operai nei giorni precedenti l’apertura da parte del Papa della Porta Santa.

Il Pontefice, già nel Natale del 1499, usò il martello per battere tre colpi contro il muro che chiudeva la Porta Santa. Inizialmente veniva usato il martello dei muratori e i colpi dati non erano del tutto simbolici. Quasi subito, però, il martello divenne un oggetto artistico e prezioso. Nel 1525 il martello usato era d’oro e nel 1575 d’argento dorato con il manico di ebano. Esso è stato adoperato fino al Giubileo straordinario del 1983, ma in quest’occasione san Giovanni Paolo II non lo ha utilizzato per colpire il muro, ma direttamente la Porta Santa. Nel 2000, invece, per la prima volta nella storia dei Giubilei, Wojtyla ha aperto la Porta Santa di San Pietro soltanto con le mani. Il Papa ha aperto anche le altre tre Porte Sante, unica volta, finora, in cui ciò è avvenuto. Quella della Basilica di San Paolo fuori le Mura è stata aperta a sei mani. Insieme a san Giovanni Paolo II, infatti, c’erano anche due rappresentanti ecumenici: Athanasios, metropolita di Helioúpolis e Theira, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli; e Grace George Carey, arcivescovo di Canterbury e presidente dell’Anglican Communion. Anche Francesco, nel Giubileo straordinario della misericordia, ha aperto la Porta Santa di San Pietro soltanto con le mani. Subito dopo di lui, essa è stata attraversata dal Papa emerito Benedetto XVI. Anche questo è stato un evento davvero inedito.

La cazzuola, invece, veniva usata dal Pontefice nel rito di chiusura. L’uso è attestato a partire dal Natale del 1525. L’ultimo Papa che ne ha fatto uso è stato Pio XII nel rito di chiusura dell’Anno Santo del 1950. Mentre l’uso di alcuni mattoni nel rito di chiusura della Porta Santa è attestato a partire dal Giubileo del 1500. Il cronista dell’Anno Santo del 1423 scrive che «è tanta la devozione che le persone hanno nei mattoni e calcinacci, che subito quando la Porta è smurata, a furia di popolo sono portati via e gli oltremontani se ne portano a casa come reliquie sante». Il rito di chiusura della Porta Santa redatto da Burcardo per l’Epifania del 1501 prevede che due cardinali depongano nel muro due piccoli mattoni: uno d’oro e uno d’argento. Anche l’uso di includere alcune monete nel muro della Porta Santa è attestato fin dal Giubileo del 1500. Inizialmente esse erano semplicemente murate nella calce. A partire dal 1575, invece, vennero inserite in una cassetta metallica, uso tuttora in vigore. L’uso dell’acqua benedetta è già previsto nel rituale del 1525 per benedire le pietre e i mattoni che servono per la chiusura della Porta Santa. Successivamente, se ne introduce l’uso anche per l’apertura della Porta Santa: i penitenzieri, dopo l’abbattimento del muro, passano dei panni imbevuti di acqua benedetta sia sugli stipiti che sulla soglia. Tale rito è rimasto in vigore fino all’Anno Santo del 1983. All’esterno della Basilica, la Porta Santa era chiusa da un muro, mentre all’interno il muro era coperto da una semplice porta di legno. La porta veniva tolta prima dell’abbattimento del muro e rimessa subito dopo, in quanto serviva da chiusura notturna quando non erano più consentite le visite dei pellegrini. Nella Basilica di San Pietro l’ultima porta di legno, inaugurata da Benedetto XIV nel 1748, venne sostituita, il 24 dicembre 1949, da una porta di bronzo benedetta da Pio XII subito dopo l’apertura della Porta Santa per il Giubileo del 1950.

Nel Natale 1975 il rito di chiusura della Porta Santa venne modificato. Il Papa non usò più la cazzuola e i mattoni per dare inizio alla ricostruzione del muro, ma chiuse semplicemente i battenti della porta di bronzo del 1950. La porta, che fino ad allora era stata all’interno della Basilica, si venne così a trovare all’esterno, come la vediamo tuttora. Il muro che chiudeva la porta all’esterno venne successivamente costruito all’interno della Basilica e vi venne murata la tradizionale cassetta con le monete e la pergamena che ne attestava la chiusura.

L’apertura della Porta Santa è preceduta, secondo la tradizione, dal rito della Recognitio. Si tratta di predisporre tutto ciò che è necessario affinché la Porta Santa possa essere aperta. In particolare, viene abbattuto il muro di mattoni che la chiude all’interno della Basilica, prelevando la cassetta che vi era stata murata al centro. Giunto davanti alla Porta Santa per aprirla, il Papa rivolge tre invocazioni, alle quali seguono le rispettive risposte dell’assemblea:

«Haec porta Domini» (È questa la porta del Signore). «Iusti intrabunt in eam» (Per essa entreranno i giusti) (Ps 117,20).

«Introibo in domum tuam» (Entrerò nella tua casa, Signore). «Adorabo ad templum sanctum tuum» (Mi prostrerò in adorazione nel tuo santo tempio) (Ps 5,8).

«Aperite mihi portas iustitiae» (Apritemi le porte della giustizia). «Ingressus in eas, confitebor Domino» (Voglio entrarvi e rendere grazie al Signore) (Ps 117,19).

Francesco ha spiegato che «entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente. È lui che ci cerca! È lui che ci viene incontro! Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia (cfr. Agostino, De praedestinatione sanctorum 12,24)! Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia. Attraversare la Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma» (Omelia della messa di apertura del Giubileo straordinario della misericordia, 8 dicembre 2015).