Salute

Attenzione ai taglieri che usate per cucinare: “Possono rilasciare particelle tossiche che contaminano il cibo”. Il nuovo studio

Secondo un recente studio americano, i taglieri in polipropilene possono esporre all'ingestione di grandi quantità di microplastiche. Ecco a quali alternative si può fare affidamento

Immagina di preparare una cena salutare con primizie di stagione. Il tagliere è l’utensile di cui non puoi fare a meno per affettare e tritare. Ma così facendo, potresti condire un piatto sano con degli ingredienti sgraditi e ben poco salutari: le microplastiche. Sì, proprio loro, invisibili e dannose. Uno studio dell’American Chemical Society ha […]

Hai già letto 5 articoli
questo mese.

PER CONTINUARE A LEGGERE

1 € PER IL PRIMO MESE

Immagina di preparare una cena salutare con primizie di stagione. Il tagliere è l’utensile di cui non puoi fare a meno per affettare e tritare. Ma così facendo, potresti condire un piatto sano con degli ingredienti sgraditi e ben poco salutari: le microplastiche. Sì, proprio loro, invisibili e dannose. Uno studio dell’American Chemical Society ha infatti rivelato che l’uso di taglieri prodotti in materiali plastici come il polipropilene e il polietilene potrebbe esporre una persona a un’ingestione annuale che va da 14 milioni fino a 79,4 milioni di microplastiche. Una quantità impressionante, influenzata dalla frequenza d’uso e dalla pressione esercitata durante il taglio.

Quando il coltello lavora sugli alimenti, può sollevare minuscole particelle di plastica dal tagliere. In altre parole, delle innocue carote affettate per il soffritto sono inconsapevoli veicoli di plastica nello stomaco. Una volta ingerite, queste particelle non sempre vengono espulse e possono accumularsi nell’organismo. Dato l’uso diffuso di utensili plastici nella preparazione dei cibi, il fenomeno solleva interrogativi importanti sulla sicurezza alimentare. Le microplastiche sono una preoccupazione crescente: studi preliminari suggeriscono possibili effetti negativi sulla salute umana, come infiammazioni e interferenze con il sistema endocrino. E purtroppo, le troviamo ormai ovunque: negli oceani, nell’aria, nel nostro cibo e persino nell’acqua potabile.

Se i taglieri in plastica rappresentano una fonte domestica di microplastiche, potrebbe essere il tempo di cambiare. Quali sono le alternative? I taglieri in marmo, in acciaio o in vetro temperato offrono una soluzione igienica e durevole. Non assorbono odori, resistono ai graffi e sono facili da pulire. Tuttavia, presentano una pecca: la rigidità della superficie può danneggiare i coltelli.

Per chi cerca un equilibrio, il bambù si rivela una scelta interessante. Questo materiale è resistente, leggero e biodegradabile, con un impatto ambientale minimo. I taglieri in legno restano una scelta tradizionale e funzionale. Ma come sottolineato dallo studio dell’American Chemical Society richiedono attenzione, dato che possono rilasciare fibre lignee: vanno puliti in profondità e asciugati accuratamente per evitare le proliferazioni batteriche. Per chi vuole fare un passo in più verso la sostenibilità, scegliere taglieri prodotti localmente, magari realizzati da artigiani con legno non trattato, può essere un’alternativa ecologica e consapevole.

La cura gioca quindi un ruolo fondamentale. Indipendentemente dal materiale scelto, un tagliere usurato deve essere sostituito prontamente, mentre una corretta pulizia, subito dopo l’uso, aiuta a prevenire la contaminazione incrociata di possibili patogeni tra alimenti, la cosiddetta cross-contamination. La plastica è un materiale onnipresente nelle nostre vite e nel settore alimentare.

Paolo Catena, ristoratore e tra i fondatori della realtà ecologista “Driade per fare un Albero”, spiega: “Nella ristorazione si usano solitamente taglieri in plastica per la facilità della sanificazione nel rispetto degli standard igienici. L’igienizzazione, infatti, è un elemento fondamentale per una corretta somministrazione del cibo, come previsto dal Regolamento CE 852/2004 e dal sistema HACCP per la sicurezza alimentare. Tuttavia, è fondamentale che siano utilizzati correttamente. Questo significa sostituirli regolarmente quando mostrano segni di usura, graffi profondi o scheggiature, che potrebbero rilasciare particelle nel cibo. È importante ricordare che sui taglieri in plastica non devono essere affettati i cibi bollenti, poiché il calore può favorire il rilascio di microplastiche mentre vengono lavorati. Anche la forza applicata durante il taglio con il coltello deve essere calibrata per evitare lacerazioni profonde. Inoltre, la corretta manutenzione prevede il lavaggio immediato con detergenti adatti e l’asciugatura completa per evitarne il deterioramento prematuro o la proliferazione batterica”.

Quindi le attenzioni da tenere sono tante. Sia nell’ambito dei servizi di ristorazione che a livello domestico. Un gesto quotidiano come tagliare una verdura può diventare un atto consapevole, capace di fare la differenza. Non si tratta solo di proteggere il nostro cibo e la nostra salute, ma di compiere una scelta che abbracci la sostenibilità. Ridurre l’esposizione alle microplastiche passa anche dalla scelta di utensili sostenibili e dalla condivisione di informazioni. La consapevolezza è il primo passo verso un cambiamento positivo, per noi e per il pianeta.