Siamo ormai arrivati all’apertura del Giubileo della Chiesa cattolica 2025 e si cominciano a chiudere i primi cantieri che da mesi paralizzano il traffico e le vite dei cittadini. Facciamo un primo bilancio, sfatando subito la generale – se pur giustificata – credenza che gli interventi previsti per il Giubileo dovessero essere terminati prima dell’apertura della Porta Santa.

Invece, fin dai primi Dpcm, la pianificazione della stragrande maggioranza delle opere giubilari superava abbondantemente l’inizio del 2025, in molti casi raggiungendo il IV trimestre e addirittura il 2026 e oltre.

Gli interventi sono divisi in due categorie, “essenziali e indifferibili” e “essenziali”: come ha ricordato il Sindaco Commissario Gualtieri in una recente audizione in Commissione Giubileo, la prima riguarda le opere “per” il Giubileo, la seconda “con” il Giubileo, cioè una sorta di lascito del Giubileo alla città, interventi necessari per la Capitale e non funzionali all’arrivo dei 32 milioni di pellegrini che secondo le previsioni dovrebbero arrivare nel prossimo anno (ma nel Dpcm si descrivevano gli interventi “essenziali” come “interventi completati in tempo utile per lo svolgimento delle celebrazioni del Giubileo o, in subordine… dei quali, entro il medesimo termine, è assicurata la fruizione anche per stralci funzionali”). Tuttavia fin dal Dpcm del 2023 molti cronoprogrammi degli interventi indifferibili superano l’inizio giubilare.

Anche il numero di cantieri è difficilmente quantificabile, visto che molti interventi sono raggruppati in una sola scheda ma riguardano decine di lavori sparsi sul territorio, come ad esempio la manutenzione straordinaria di strade e marciapiedi dal centro alle periferie, il restauro delle fontane, la riqualificazione dei ponti ecc.

Va anche detto che molti interventi erano già previsti da tempo e già finanziati da varie fonti e enti: alcuni sono stati inseriti nel programma per integrarli con ulteriori fondi giubilari, altri per accelerarne e facilitarne l’iter grazie ai poteri speciali attribuiti a Gualtieri come Commissario Straordinario per il Giubileo. Poteri che gli consentono “limitatamente agli interventi urgenti di particolare criticità” di “operare a mezzo di ordinanza, in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia … delle disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio … nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”.

Con delle distorsioni notevoli, basti pensare che tali poteri sono stati utilizzati anche per il progetto dell’inceneritore/termovalorizzatore, che, se tutto va bene, entrerà in funzione nell’estate 2027, e per il progetto di un porto turistico crocieristico a Fiumicino, che fin dall’inizio si sapeva che non sarebbe stato operativo prima della fine del 2025 (oggi ben oltre, anche se incredibilmente è rimasto nel Dpcm di giugno 2024).

Delle critiche che possiamo avanzare riguardo gli interventi giubilari, al di là dei possibili ritardi – che per ora non sono valutabili e che probabilmente saranno circoscritti – c’è la mancanza di programmazione, soprattutto rispetto alla coesistenza di centinaia di cantieri in tanti punti nevralgici della città, e il mancato coinvolgimento della cittadinanza nei progetti, solo in parte giustificato dai tempi stretti. E nella piattaforma comunale “Roma si trasforma” sono disponibili solo informazioni molto generiche, senza mappe e dettagli dei progetti, aspetti fondamentali che sarebbe stato assai poco impegnativo inserire nelle schede.

Ma soprattutto non ci sembra centrato il punto di vista, o di partenza, di quello che si chiama “Giubileo della Speranza”, che, almeno in teoria, avrebbe dovuto mettere al primo posto le persone, e soprattutto gli ultimi.

Sulla Capitale in pochi mesi è arrivata una pioggia di finanziamenti che probabilmente nessun predecessore di Gualtieri ha mai visto e nessun suo successore mai vedrà, grazie alla concomitanza dei fondi giubilari con quelli del Pnrr (questi ultimi, che riguardano la parte di interventi denominata “Caput mundi”, dovranno vedere i relativi lavori conclusi entro il 2026). Un’occasione da non perdere, che tuttavia avrebbe richiesto di coniugarla con la reale efficienza e potenza della macchina amministrativa capitolina (tema complesso, per vari motivi). Anziché buttare il cuore oltre l’ostacolo a scapito dei romani, su cui hanno gravato non solo gli inevitabili disagi, ma anche la sottrazione di tempo di vita – che è denaro e non solo – ci si sarebbe potuti attenere a decisioni più ponderate e calibrate.

E non saranno i tagli di nastro delle opere simbolo previsti in questi giorni – Piazza Pia, Piazza San Giovanni, Piazza dei Cinquecento davanti alla Stazione – a cancellare le difficoltà quotidiane dei cittadini, che dovranno convivere con tanti cantieri ancora per un bel pezzo.

Ma l’obiezione fondamentale riguarda le scelte di fondo su quali interventi del Giubileo – su cui l’amministrazione Gualtieri ha cominciato a lavorare fin dal suo insediamento nel novembre 2021, 3 anni fa – e soprattutto per chi.

Come ha giustamente rilevato in un’intervista al Fatto Quotidiano Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, “Le opere per migliorare la città vanno benissimo, non si escludono, ma il Giubileo non può essere solo un momento di abbellimento dei monumenti e un’opportunità turistica, sulla pelle degli ultimi”. Invece la maggior parte degli interventi inseriti nel programma del Giubileo ci sembrano puntare principalmente sul “decoro”, inteso come bella facciata con cui si presenta la città, e ben poco a migliorare le condizioni di chi in questa città vive male da tempo. Basti pensare a chi non ha un tetto o rischia di perderlo, dai senza dimora a chi non ce la fa a pagare l’affitto e viene sfrattato, a chi la casa in affitto la perde o non la trova per il proliferare incontrollato di residenze turistiche e B&B.

Per non parlare di quegli interventi – inseriti e confermati dal Sindaco nei vari Dpcm – che sono destinati solo ai ricchi, anche a scapito del patrimonio collettivo, culturale e ambientale, come il parcheggio interrato che prevede rampe e una distesa di griglie di aerazione accanto a Castel Sant’Angelo per realizzare posti auto da vendere in gran parte a privati per novant’anni (con un costo di costruzione per un posto auto di circa 82.000 euro) e un analogo parcheggio poco lontano che comporterà l’eliminazione da una piazzetta di 5 lecci alti come i palazzi. E soprattutto come il citato Porto di Fiumicino, primo porto crocieristico privato d’Italia, che farà concorrenza al porto pubblico di Civitavecchia e comporterà consistenti e irreversibili impatti ambientali, urbanistici e paesaggistici a esclusivo vantaggio degli investitori e di turisti facoltosi.

Contro il progetto del Porto di Fiumicino si sono espressi con decisione anche il Pd del Lazio e di Roma, ma finora il Sindaco ha deciso di tirare dritto, puntando tutto, per le prossime elezioni, su quelli che sembrano i temi più importanti per molti cittadini (quelli che vanno a votare): il decoro e i rifiuti. Confidando su una insistente campagna social che lo vede unico protagonista a illustrare le iniziative della sua Amministrazione. Tanto i poveri, si sa, disertano sempre più le urne.

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