Proprio nel momento in cui celebra il suo mezzo secolo di vita, il ministero della Cultura italiano dimostra una preoccupante incapacità di rapida soluzione di uno dei più annosi problemi: la cronica mancanza di personale. E non solo ai livelli inferiori delle scale gerarchiche, bensì a quelli più alti, nei ruoli dirigenziali, che in ben 15 casi potrebbero essere coperti, ma inspiegabilmente ciò non accade. Ma vediamo più da vicino questa vicenda che presenta dei contorni davvero incomprensibili. “Al fine di reclutare personale dotato di specifiche professionalità tecniche nei settori della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio” nel dicembre del 2021 – tre anni fa (!) – fu bandito il primo corso-concorso per il reclutamento di dirigenti di seconda fascia da inserire nel ruolo della dirigenza tecnica del ministero della Cultura.
L’operazione raccolse ben 3.791 candidature di aspiranti dirigenti distinti in tre diverse aree: archivi e biblioteche, soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio, musei. Per il ministero della Cultura italiano si trattava di un percorso innovativo, derivato da quello della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, selettivo e formativo, per immettere nei ruoli figure con le competenze tecniche ed organizzative necessarie per rispondere alle esigenze di un settore in costante trasformazione. L’intero processo ha visto coinvolti la Presidenza del Consiglio del Ministri (Scuola Nazionale dell’Amministrazione), il ministero della Cultura, e la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e il concorso è consistito in una prova preselettiva, due prove scritte e una prova orale. Il concorso è stato superato da 65 persone che poi hanno seguito un corso di formazione di 8 mesi, al termine del quale, e degli esami conclusivi, fu stilata e pubblicata la graduatoria finale di merito. Lo scorso 6 maggio 2024 sono stati immessi nei ruoli dirigenziali coloro che si sono collocati nei primi 50 posti, ma i restanti 15 dirigenti, che hanno superato concorso e corso, sono stati iscritti nell’elenco previsto dalla legge, a cui il ministero può attingere fino ad esaurimento per la copertura delle posizioni dirigenziali vacanti. Non solo: la stessa norma del 2020 afferma che il ministero può procedere a bandire nuovi concorsi solo previo completo assorbimento degli iscritti nel predetto elenco.
Insomma oggi sarebbe già possibile procedere a queste 15 assunzioni, considerato anche che esiste un “budget assunzionale” del 2023 e che nel “Piano Integrato di Attività e Organizzazione” del gennaio di quest’anno è scritto a chiare lettere che è intendimento di questa Amministrazione procedere all’assunzione di coloro i quali risulteranno iscritti nell’elenco istituito..” e che riguarda la graduatoria alla fine del suddetto concorso-corso. Considerato tutto ciò, ovviamente non si comprende perché il Mic non accede all’elenco che mette a disposizione personale già selezionato e formato, che ha superato un concorso pubblico come previsto dall’art. 97 della Costituzione. Senza contare che per questa formazione sono stati investite molte risorse pubbliche, oltre un milione di euro. Qualche numero? L’articolazione degli uffici dirigenziali e degli istituti dotati di autonomia speciale di livello non generale del ministero della Cultura è stata pubblicata nel settembre di quest’anno e prevede 198 uffici dirigenziali di seconda fascia. Non solo il numero dei dirigenti di ruolo è attualmente poco più della metà (sono 111 su 198), ma ci sono numerosi posti vacanti: per esempio tra i musei di seconda fascia ve ne sono ben 11 senza dirigente a Parma, Ferrara, Lucca, Viterbo, due a Napoli, Capri, Bari, Matera, Bologna e Roma.
Ciò nonostante il ministero continua a prorogare gli incarichi ad interim per le Soprintendenze e per i Musei autonomi di II fascia e inoltre ha annunciato di voler bandire i nuovi concorsi internazionali, cioè non sta attingendo agli iscritti nell’elenco, che pur hanno avuto una specifica formazione che al contribuente è costata molti soldi. Senza contare che questi 15 dirigenti in attesa di collocazione nei ruoli dirigenziali, e i 50 che già lavorano in tal senso, una volta tanto rappresentano la cultura del merito e sono funzionali a colmare immediatamente le gravi carenze all’interno del ministero nel rispetto del principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione e della legge costituzionale che prevede l’accesso agli impieghi della PA per concorso. Per cui, alla fine, cosa si sta aspettando a nominare dirigenti anche questi 15 vincitori di concorso, in presenza di ben 87 posizioni vacanti?