Per avere indietro la differenza, oltre dieci milioni di euro, Briatore si era rivolto alla stessa Corte genovese, che però gli aveva dato torto nel merito: la base d’asta, scrivevano i giudici, era quella corretta “sulla base delle caratteristiche concrete del natante, del suo marchio non rinomato e da ricondurre ad un cantiere che ha cessato l’attività”, nonché “del tempo necessariamente limitato per procedere alla vendita giudiziale senza incorrere in ulteriori perdite, a fronte di un periodo normalmente impiegato di circa 12-18 mesi”. Una decisione confermata dalla Cassazione. Ma ora Briatore vuole essere risarcito, per questo ha fatto causa davanti al tribunale di Torino alla presidenza del Consiglio. Nel caso i giudici piemontesi dovessero dare ragione all’imprenditore, Palazzo Chigi potrebbe rivalersi sui magistrati genovesi.