Nella mattinata di Santo Stefano Papa Francesco ha aperto la seconda Porta santa nel carcere romano di Rebibbia, voluta proprio da lui per coinvolgere la popolazione carceraria nel Giubileo 2025. Il pontefice ha varcato la soglia a piedi e non sulla sedia a rotelle, come invece aveva fatto la vigilia di Natale aprendo la porta principale, nella basilica di San Pietro. Accanto a lui il vescovo ausiliare di Roma, monsignor Benoni Ambarus. È la prima volta nella storia dei Giubilei che un Pontefice spalanca una Porta santa in un istituto di pena.

Alla celebrazione, dentro la cappella del carcere, circa trecento detenuti e il personale della Polizia penitenziaria: altri trecento detenuti si sono radunati all’esterno. Presenti in prima fila anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio (che ha accolto il pontefice a Rebibbia) il capo dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo (che nei giorni scorsi ha rassegnato le dimissioni), il procuratore generale vaticano Alessandro Diddi e il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero della cultura. Tra i fedeli c’erano il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il presidente del Cnel, l’ex ministro Renato Brunetta.

“Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude“, ha detto il Papa prima di varcare la Porta. Un concetto ribadito durante l’omelia della celebrazione: “Non perdere la speranza: è questo il messaggio che voglio darvi, dare a tutti noi, io il primo, perché la speranza non delude mai, pensate bene a questo”, ha detto ai detenuti. “Anche io devo pensarlo perché nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente, ma la speranza non delude mai. A me piace pensare la speranza come l’ancora che è sulla riva e noi con la corda siamo sicuri”, ha aggiunto. “Vi auguro un grande Giubileo, vi auguro molta pace, molta pace. E tutti i giorni prego per voi. Davvero eh, non è un modo di dire. Penso a voi e prego per voi. E voi pregate per me”, ha concluso.

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