Cinque giornalisti della tv palestinese Al-Quds Today, legata al movimento della Jihad islamica, sono stati uccisi da un raid israeliano sulla Striscia di Gaza: si trovavano a bordo di un furgone parcheggiato di fronte all’ospedale Al-Awda, nel campo profughi di Nuseirat, nel centro dell’enclave. I reporter (Fadi Hassouna, Ibrahim Al-Sheikh Ali, Mohammed Al-Ladah, Faisal Abu Al-Qumsan e Ayman Al-Jadi) sono morti “mentre svolgevano il loro dovere giornalistico e umanitario“, comunica una nota dell’emittente. Che prosegue: “Rivendichiamo il nostro impegno di continuare il nostro messaggio mediatico di resistenza”. Testimoni oculari hanno riferito che un missile lanciato da un aereo israeliano ha colpito direttamente il furgone dei giornalisti (video), contrassegnato, secondo Al-Quds, dalla scritta di riconoscimento “Press”, “stampa”. Le forze armate israeliane (Idf) affermano di aver effettuato un attacco contro un “veicolo” con a bordo “una cellula terroristica della Jihad islamica”, adottando “numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili“.

Gli altri morti e feriti – Secondo fonti mediche citate dall’agenzia statale turca Anadolu, altri 14 palestinesi sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani. In particolare, otto persone tra cui tre donne e due bambini sono morti in un attacco su una casa nel quartiere di Sabra, nella parte meridionale di Gaza City: bombardamenti sono stati segnalati anche sul vicino quartiere di Zeitoun, in cui però non si ha ancora notizia di vittime. Altri quattro palestinesi sono stati uccisi e altri ancora feriti in un attacco dei jet da combattimento israeliani contro una casa nella città settentrionale di Jabalia; i corpi di due persone, infine, sono stati recuperati dopo un attacco di droni israeliani a Rafah, nel sud della Striscia. Secondo testimoni citati da Anadolu, un’infermiera palestinese è rimasta ferita nell’esplosione di un robot carico di esplosivo fuori dall’ospedale Kamal Adwan, nella città settentrionale di Beit Lahia; un ordigno simile è stato fatto esplodere anche fuori dall’ospedale Al-Awda.

Bimba morta per ipotermia in un campo profughi – Nel frattempo una bimba di tre settimane di nome Sila al-Faseeh è morta di freddo la notte di Natale in un campo profughi del centro della Striscia, lungo la costa di Mawasi, vicino Khan Younis, dove le temperature sono scese fino a 9 gradi. Il padre della bimba, Mahmoud, ha raccontato all’agenzia di averla vista immobile e viola in volto: nonostante la corsa nell’ospedale del campo, dove i medici hanno cercato di rianimarla, i suoi polmoni si erano già deteriorati. Ahmed al-Farra, direttore del reparto pediatrico dell’ospedale Nasser di Khan Younis, ha confermato che la bimba è morta per ipotermia come era già successo ad altri due neonati, dell’età compresa tra i quattro e i 21 giorni, nelle ultime 48 ore.

Trattative in stallo – A Gaza si continua a morire mentre restano in stallo le trattative per un accordo di cessate il fuoco, che sembrava vicinissimo nei giorni scorsi. A Natale il presidente della Repubblica israeliana Isaac Herzog ha chiesto ai leader dello Stato ebraico, “di agire con tutte le loro forze e con tutti i mezzi a loro disposizione” per arrivare a una tregua entro la fine dell’anno. Hamas e il governo di Tel Aviv continuano però ad accusarsi a vicenda di boicottare il dialogo: “L’occupazione ha imposto nuove condizioni, riguardanti il ritiro delle truppe israeliane, il cessate il fuoco, i prigionieri e il ritorno degli sfollati che hanno rinviato la conclusione di un accordo”, ha comunicato l’organizzazione islamica che controlla la Striscia. Opposta la ricostruzione dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “L’organizzazione terroristica Hamas sta mentendo di nuovo, rinnegando gli accordi già raggiunti e continuando a rendere difficili i negoziati. Tuttavia, Israele continuerà instancabilmente nei suoi sforzi per riportare a casa tutti i nostri ostaggi”. A questo proposito, giovedì venti familiari di persone ancora prigioniere a Gaza hanno scritto al premier e ai ministri tramite i propri avvocati, accusandoli di “violare il loro obbligo legale di salvare gli ostaggi” e minacciando ricorsi alla Corte Suprema.

Il Papa: “Basta colonizzare i popoli con le armi” – Un nuovo appello per la pace in Medio Oriente è arrivato anche da Papa Franccesco nella sua preghiera per l’Angelus di Santo Stefano: “Basta colonizzare i popoli con le armi. Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile. Preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero. La pace nella martoriata Ucraina, a Gaza, Israele, Myanmar, Nord Kivu e tanti Paesi che sono in guerra”, ha detto il pontefice da piazza san Pietro.

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Missile israeliano nella Striscia di Gaza uccide 5 giornalisti: il video del furgone in fiamme dopo l’attacco

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