A Natale siamo tutti più buoni? Francamente non lo so. Sicuramente siamo molto più assediati dai consigli per gli acquisti che in modo suadente (trattasi tecnicamente di lavaggio del cervello, altrimenti detto brain washing) ci convincono (cioè alla lettera ci “vincono e quindi ci sconfiggono) a comprare, comprare e comprare. E a Natale e nell’ultimo dell’anno si sa che ciò significa pasti ricchi, ipercalorici, alla fine dei quali si scartano avanzi che spesso non vengono nemmeno intercettati dalla raccolta differenziata dell’organico. I numeri sono davvero impietosi: al mondo sprechiamo circa il 20% del cibo prodotto mentre la fame continua ad attanagliare circa 800 milioni di persone. In Europa sprechiamo circa 132 kg l’anno mentre in Italia siamo a circa 126.

Per avere una comprensione concreta è come sprecare 1.000 container di cibo a settimana e complessivamente le varie fasi dello spreco (dal campo all’azienda, dal trasporto alla distribuzione e al consumo) significano 15 miliardi di euro letteralmente buttati via! La fase maggiormente responsabile di questo spreco riguarda gli sprechi domestici per il 60% ma incidono anche gli scarti abbandonati sul suolo (26%) e in azienda mentre gli scarti derivanti dalla distribuzione valgono circa l’8%. Dagli sprechi domestici derivano 7 miliardi di euro di costi e tutta la “filiera dello spreco” vale un punto circa di Pil.

Evitare lo spreco alimentare a partire da questo Natale significa quindi non solo “essere più buoni” ed empatici verso chi muore di fame ma anche pensare alla nostra economia deturpata da comportamenti “capillari” che, se evitati, contribuirebbero a difendere ambiente, portafoglio e famiglie in difficoltà. Nello stesso tempo su scala mondiale eviteremmo di produrre circa 3,3 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 pari a circa il 7% del totale emissivo.

Allora, evitare di sprecare cibo (zero rifiuti alimentari) significa fare un “regalo” all’ambiente, essere solidali con i più sfortunati ma essere anche più ricchi in tutti i sensi. Ci sono strumenti normativi, anche nel nostro Paese, che possono essere utilizzati, come la legge del 2 agosto 2016 che seppure con qualche limite consente di incentivare ed organizzare modalità di prevenzione degli scarti alimentari quali accordi tra associazioni di categoria, cooperative sociali e/o semplici associazioni per ridurre lo scarto sul campo (magari recuperando scarti non utilizzabili in commercio per produrre confetture e/o conserve da prodotti non di prima o seconda scelta). In più si possono fare accordi con la grande distribuzione (a partire dal Last Minute Market ideato a Bologna dal prof. Andrea Segrè) per distribuire all’ultimo minuto i prodotti in scadenza ed infine raccogliere dalle mense pubbliche i cibi non porzionati da dirottare sulle mense solidali.

Ma ognuno di noi in queste feste di fine anno può regalare all’ambiente e agli altri (e anche a se stesso) comportamenti virtuosi quali distinguere tra prodotti in scadenza e prodotti da consumare prevalentemente prima di… accelerando nel consumo dei primi e sapendo che nel secondo caso i prodotti possono ancora tranquillamente essere adoperati. Anche acquistare in confezioni non esagerate e mettere in tavola senza eccedere in quantitativi inevitabilmente, poi, da scartare. Poi, essere creativi in cucina riutilizzando gli avanzi (ci sono “fior di chef” che si stanno affermando proprio per questo).

In questo modo i pochi scarti che avanzeranno potranno o essere dati in pasto agli animali domestici o di cortile oppure avviati ad auto compostaggio per mantenere la fertilità dei terreni. In ultimo, ma proprio in ultimo, avviati alle raccolte differenziate porta a porta. Magari, al momento degli acquisti stare anche attenti a scegliere prodotti sfusi e comunque non in confezioni in plastica. Che senso ha acquistare un’arancia divisa in spicchi in una vaschetta in polistirolo?

Così facendo, con un pizzico di attenzione che non ci costa proprio nulla, possiamo scoprire un mondo, oltre la stupidità dello spreco, sicuramente più gratificante per noi e soprattutto per le nuove generazioni. Per un regalo del genere non occorre Babbo Natale che dovremmo lasciare alla Coca Cola. E diamo appuntamento al 5 febbraio prossimo per la Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per commentare, magari, le buone pratiche individuali che ci siamo regalati.

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