Una lettera e un’intervista su Il Tempo per cancellare una querela. È finita così la querelle tra Nicola Lagioia e il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Le critiche dello scrittore non erano andate giù al membro del governo che aveva presentato querela nei suoi confronti, dicendosi pronto a ritirarla nel caso Lagioia avesse chiesto scusa. Il batti e ribatti si è chiuso con un doppio intervento sulle pagine del quotidiano romano diretto da Tommaso Cerno.
Da un lato, lo scrittore ha scritto una lettera per chiarire: “Non era mia intenzione offenderla sul piano personale, mi dispiace se si è sentito insultato”. Lagioia ha sottolineato: “La mia era, e rimane, una critica alla forma del suo tweet, che però, specie se l’oggetto è la lingua italiana come accesso alla cittadinanza, ricade nella sostanza. Accolga questo mio sincero chiarimento ritirando l’azione legale”.
Dall’altra, in un’intervista sullo stesso quotidiano, Valditara ha annunciato il ritiro della querela nei confronti del vincitore del Premio Strega 2015 per il commento di quest’ultimo a un suo tweet: “Devo dire che ho deciso di accogliere le scuse di Lagioia. Mi ha fatto piacere il suo messaggio. Anche perché riconosce implicitamente che l’offesa personale, l’insulto, la denigrazione devono essere banditi dalla polemica politica. Questa è una battaglia che sto conducendo da mesi e nella quale credo profondamente: va benissimo dividersi sulle idee, sulle proposte, avanzare critiche dure, ma c’è una precisa linea che non può mai essere oltrepassata. Ed è la linea del rispetto per la persona”, ha detto il ministro rimarcando che voleva “affermare un principio, non perseguire la condanna” dello scrittore.
Dopo l’intervista Lagioia ha a sua volta precisato di non aver mai scritto “che ritengo di aver abusato della mia libertà d’opinione costituzionalmente garantita e che di questo chiedo scusa”. In un’epoca di scontri “furibondi”, ha detto ancora, “ho cercato la via del confronto”. Quindi ha aggiunto: “Il dissenso è una fondamentale garanzia del gioco democratico, il suo legittimo esercizio è bene si svolga fuori dalle aule di tribunale. Proprio la gestione del dissenso è una delle prove di maturità su cui questo governo fatica – ha detto – Lo dimostra il caso di tanti scrittori, intellettuali, giornalisti, liberi cittadini contro cui è stata intentata un’azione legale. L’auspicio è che qualcosa cambi”.