È stato il virus mutato a infettare gravemente un uomo in Louisiana (Usa.) Le analisi dei campioni prelevati dal primo paziente con una forma grave di influenza aviaria negli Stati Uniti hanno mostrato che il virus presentava mutazioni osservate in precedenza in altri casi di infezioni da A/H5N1 registrate in altri Paesi e spesso caratterizzate da particolare gravità. La comunicazione arriva dau Centers for Disease Control and Prevention americani. Le analisi indicano che le mutazioni si sono sviluppate nel paziente ma non si sono diffuse ai suoi contatti.

Lo scorso 13 dicembre il dipartimento della Salute della Louisiana ha informato che un uomo di 65 anni era stato ricoverato in condizioni critiche. Qualche giorno dopo la California aveva dichiarato lo stato d’emergenza. I test hanno ora confermato che la forma di virus che ha infettato il paziente è di tipo D1.1, che circola negli uccelli ed era stata responsabile dei recenti casi umani in Canada – un adolescente è stato ricoverato in condizioni gravissime a Vancouver – e nello Stato di Washington. L’infezione, quindi, non è connessa al ceppo di virus che da quasi un anno circola nei bovini in Usa (B3.13).

La peculiarità dell’infezione del paziente della Louisiana è la presenza di mutazioni a carico del gene per l’emoagglutinina, una proteina posta sulla superficie del virus che gli permette di attaccarsi alle cellule umane. “I cambiamenti – precisano i Cdc – sono stati probabilmente generati dalla replicazione di questo virus nel paziente con malattia avanzata“. I test, infatti, non hanno rilevato questa caratteristica nei campioni animali analizzati. “Questi cambiamenti sarebbero più preoccupanti se trovati negli ospiti animali o nelle prime fasi dell’infezione quando questi cambiamenti potrebbero facilitare la diffusione a contatti stretti”, aggiungono i Cdc. “In particolare, in questo caso, non è stata identificata alcuna trasmissione dal paziente in Louisiana ad altre persone”. Queste mutazioni non sono una novità assoluta. Sono strettamente correlati a ceppi noti “che potrebbero essere utilizzati per produrre vaccini, se necessario”, concludono i Cdc.

Intanto il dipartimento dell’Agricoltura dell’Oregon ha fatto sapere che è stato disposto il ritiro di un lotto di cibo per gatti – crudo e congelato – perché contaminato con il virus dell’influenza aviaria H5N1. Il ritiro è arrivato dopo la morte di un gatto nella contea di Washington, che ha contratto il virus dopo aver consumato il prodotto. “Siamo certi che questo gatto abbia contratto l’H5N1 mangiando cibo crudo e congelato per animali domestici della Northwest Naturals“, ha affermato il veterinario statale del dipartimento dell’Agricoltura Ryan Scholz. “Questo gatto era rigorosamente un gatto da appartamento; non era esposto al virus nel suo ambiente e i risultati del sequenziamento del genoma hanno confermato che il virus recuperato dal cibo crudo per animali domestici e dal gatto infetto erano esattamente corrispondenti”.

La Northwest Naturals, di proprietà della Morasch Meats, ha annunciato il ritiro di un lotto nei giorni scorsi, raccomandando ai clienti che avessero acquistato il prodotto ‘Feline Turkey Recipe’ di buttare via il prodotto la cui data di scadenza è compresa tra il 21 maggio 2026 e il 23 giugno 2026. Il lotto in questione è stato venduto negli Stati Uniti tramite distributori in Arizona, Washington, Rhode Island, Georgia, Maryland e diversi altri Stati, secondo il comunicato diffuso. E i prodotti sono stati distribuiti anche nella British Columbia in Canada. La notizia è rimbalzata sui media internazionali. E l’azienda sta collaborando con il Dipartimento dell’agricoltura dell’Oregon per il ritiro volontario del prodotto (non emesso dalla Fda statunitense).

L’autorità sanitaria dell’Oregon e i funzionari della sanità pubblica locale stanno ora monitorando le persone che hanno vissuto con il gatto infetto per verificare la presenza di sintomi eventuali di influenza aviaria, si legge nella nota dell’Oda. “Ad oggi, nessun caso umano” di aviaria “è stato collegato a questo incidente e il rischio di trasmissione agli esseri umani rimane basso in Oregon”, concludono gli esperti.

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