L’attrice napoletana Tosca D’Aquino ha raccontato recentemente di soffrire di un piccolo problema di salute. Ricordiamo che, pur essendo una “napoletana verace”, l’attrice risiede ormai da oltre trent’anni a Roma, alla Balduina, dove gode della vista di San Pietro. Circondata nella sua casa dalle foto dei personaggi che più di altri hanno segnato la sua vita, come Massimo Troisi o il grande Edoardo De Filippo. Da quando ha avuto la sua prima gravidanza, la D’Aquino ha notato una certa pesantezza alle gambe, oltre al gonfiore.
È stato però dopo il secondo parto che il problema si è aggravato. Da qui il ricorso a una visita specialistica in cui le è stata riscontrata un’insufficienza venosa. “Si tratta di una patologia cronica su base genetica, pertanto non consente la guarigione, ma può essere curata con discreti risultati”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Giacomo Mangiaracina, medico specialista in Salute Pubblica e flebologo.
L’attrice racconta che deve rinunciare a tacchi e usare calze speciali.
“Senza dubbio, il trattamento meccanico funzionale, ossia la compressione elastica, è fondamentale. La calza rappresenta approssimativamente il 60% dell’intero approccio terapeutico. È importante però che le calze siano correttamente prescritte sulla base dell’entità del problema e questo lo decide il flebologo di volta in volta”.
Come dichiarato dalla D’Aquino, almeno durante la stagione invernale queste calze “sono comode perché tengono caldo e sembrano normali collant”. Ma le scarpe?
“Il 10% di un buon trattamento dell’insufficienza venosa si deve alla scelta delle calzature. Queste devono essere comode e avere un tacco largo di 5-6 centimetri”.
Lei ha indicato alcune percentuali sui fattori che aiutano a curare questo disturbo. Immagino che il resto sia da attribuire soprattutto alla dieta. È sufficiente eliminare il sale aggiunto a tavola?
“Lo stile di vita aiuta a convivere meglio con l’insufficienza venosa per circa il 20%. A partire dalla tavola, dove, a parte il sale, è importante consumare molte verdure crude e cotte, poca carne e, soprattutto, niente alcol, neppure a dosi moderate reiterate quotidianamente. L’alcol è un nemico del sistema vascolare; non il caffè, ma non bisogna prendere più di due, massimo tre, tazzine al giorno. In questo 20% c’è da considerare anche l’esercizio fisico, che è molto importante”.
L’attrice lamenta una certa difficoltà nel seguire le indicazioni sull’attività fisica. Le sono state consigliate attività fisiche in grado di favorire il ritorno venoso, come il nuoto, lo yoga, il pilates. Ma lei preferisce quelle a forte impatto come step o aerobica, che non sono proprio indicate per il suo problema.
“In realtà non è necessario andare in palestra. Alle gambe giovano tutti i movimenti ripetitivi come camminare, pedalare e nuotare. E il camminare è di fatto l’esercizio più semplice da fare e il più redditizio sul piano terapeutico. Abbatte il tessuto grasso e tonifica il tessuto muscolare”.
Manca un 10% nell’approccio terapeutico per questo disturbo.
“Sì, l’ultimo 10% va al trattamento farmacologico che è consigliabile durante la stagione calda. Si può infine prendere il sole a condizione che le gambe siano idratate e mai asciutte, perché il problema vero non è il sole ma il calore e l’evaporazione rinfresca una gamba idratata”