Racconta tutto: come controllava la curva, i biglietti, i parcheggi, il merchandising, retroscena dell’omicidio dell’altro capo della curva, Vittorio Boiocchi. Mette anche a verbale che, una volta, l’amministratore delegato e presidente Beppe Marotta lo ha salvato da una denuncia. L’ex leader della curva dell’Inter, Andrea Beretta, è un fiume in piena con i pm della procura antimafia di Milano.
Dopo l’arresto per l’omicidio del rampollo di ‘ndrangheta Antonio Bellocco e una seconda custodia cautelare per l’inchiesta sui business del settore più caldo del tifo nerazzurro, “Berro” parla. La sua vita da collaboratore di giustizia sta aiutando i magistrati Sara Ombra e Paolo Storari, coordinati dall’aggiunto Alessandra Dolci, a ricostruire nei dettagli le dinamiche attorno allo stadio.
Ora il Corriere della Sera pubblica le trascrizioni dei primi tre interrogatori. Molte delle centinaia di pagine riempite da Beretta con le sue dichiarazioni sono omissate. Ma nelle parti “pubbliche”, c’è già tanto. Compreso un episodio che – secondo la versione del capo ultras – chiamerebbe direttamente in causa Marotta.
“Marotta mi ha salvato una volta”, sostiene riferendosi all’amministratore delegato e presidente del club. Beretta fatica a trovare biglietti per Juventus-Inter. Così dopo aver appreso che agli ultras del Milan era andata meglio grazie al lavoro dei dirigenti addetti ai rapporti con la tifoseria si rivolge all’omologo dell’Inter, Massimiliano Silva. “Ricevo una chiamata – racconta Beretta – e questo qui comincia a insultarmi (‘non me ne fotte un c… di voi, io non passo guai per voi’), nasce una discussione al telefono, io resisto 10 secondi e poi vado giù, ‘mi hai rotto i co…, vieni qua che ti ammazzo di botte’, solite cose”.
La discussione, aggiunge, è “degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice ‘Ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società’. Allora lui va in società, si mette a scrivere, passa Claudio Sala (dirigente Inter responsabile della sicurezza della prima squadra, ndr) e gli dice ‘Ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore (Marotta, ndr)? Avvisiamo prima che metti di mezzo la società’. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr): ‘Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società'”.
A quel punto, la domanda dei pm è d’obbligo: “Questo lei come lo sa?”. Beretta: “Me l’ha detto Claudio Sala. E quella volta lì (Marotta, ndr) mi ha salvato dal discorso della denuncia”. La vicenda viene esclusa da Marotta, contattato dal Corriere, il quale sostiene che sia in “contraddizione con la politica di proteggere i propri collaboratori e invitarli a denunciare alla Digos i tentativi di condizionamento”.
Beretta ha anche ricostruito come funzionava la gestione dei 160 abbonamenti dell’associazione We are Milano, comprati con i documenti di tifosi ma utilizzati – con una vendita “maggiorata” – da altre persone, di partita in partita. Così allo stadio poteva entrare chiunque, fa notare il pm chiedendo: “L’Inter non controlla?”. E Beretta: “Siamo sempre là, dottore, quando sei sul campo di battaglia… C’è un cancello adibito dove entrano quelli della curva”.
Sempre l’ex capo ultras: “Li fanno passare, basta che hai pagato il biglietto. Ogni tanto facevano passare due in un cancello…”. Quindi il pm chiede: “La società sa che Paolo non va allo stadio ma (con la tessera di Paolo, ndr) ci va Andrea?”. Beretta: “Sì, se lo immagina, sa che lo facciamo per movimentare tutto il vario folklore, le coreografie…”. Pm: “Che significa che ‘se lo immagina’? Perché lei dice di sì?”. Ancora l’ex ultras ora in carcere: “Perché uno poi passa al cancello”. Pm: “Ma può essere lo stewart che è uno sciocco… Come fa a dire che la società lo sa, e che sa dei ricarichi?”. Conclude Beretta: “Lo sa il dirigente addetto ai tifosi, lo sa Claudio Sala che faceva parte della curva, sa come funzionano tutti i vari meccanismi”.
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Inchiesta ultras dell’Inter, i verbali di Beretta: “Marotta mi ha salvato da una denuncia”. E il manager replica: “Non è mai successo”
L’ex capo della curva racconta tutto degli omicidi e degli affari sui biglietti. E svela anche come - a suo avviso - pressava la dirigenza per i biglietti delle trasferte
Racconta tutto: come controllava la curva, i biglietti, i parcheggi, il merchandising, retroscena dell’omicidio dell’altro capo della curva, Vittorio Boiocchi. Mette anche a verbale che, una volta, l’amministratore delegato e presidente Beppe Marotta lo ha salvato da una denuncia. L’ex leader della curva dell’Inter, Andrea Beretta, è un fiume in piena con i pm della procura antimafia di Milano.
Dopo l’arresto per l’omicidio del rampollo di ‘ndrangheta Antonio Bellocco e una seconda custodia cautelare per l’inchiesta sui business del settore più caldo del tifo nerazzurro, “Berro” parla. La sua vita da collaboratore di giustizia sta aiutando i magistrati Sara Ombra e Paolo Storari, coordinati dall’aggiunto Alessandra Dolci, a ricostruire nei dettagli le dinamiche attorno allo stadio.
Ora il Corriere della Sera pubblica le trascrizioni dei primi tre interrogatori. Molte delle centinaia di pagine riempite da Beretta con le sue dichiarazioni sono omissate. Ma nelle parti “pubbliche”, c’è già tanto. Compreso un episodio che – secondo la versione del capo ultras – chiamerebbe direttamente in causa Marotta.
“Marotta mi ha salvato una volta”, sostiene riferendosi all’amministratore delegato e presidente del club. Beretta fatica a trovare biglietti per Juventus-Inter. Così dopo aver appreso che agli ultras del Milan era andata meglio grazie al lavoro dei dirigenti addetti ai rapporti con la tifoseria si rivolge all’omologo dell’Inter, Massimiliano Silva. “Ricevo una chiamata – racconta Beretta – e questo qui comincia a insultarmi (‘non me ne fotte un c… di voi, io non passo guai per voi’), nasce una discussione al telefono, io resisto 10 secondi e poi vado giù, ‘mi hai rotto i co…, vieni qua che ti ammazzo di botte’, solite cose”.
La discussione, aggiunge, è “degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice ‘Ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società’. Allora lui va in società, si mette a scrivere, passa Claudio Sala (dirigente Inter responsabile della sicurezza della prima squadra, ndr) e gli dice ‘Ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore (Marotta, ndr)? Avvisiamo prima che metti di mezzo la società’. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr): ‘Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società'”.
A quel punto, la domanda dei pm è d’obbligo: “Questo lei come lo sa?”. Beretta: “Me l’ha detto Claudio Sala. E quella volta lì (Marotta, ndr) mi ha salvato dal discorso della denuncia”. La vicenda viene esclusa da Marotta, contattato dal Corriere, il quale sostiene che sia in “contraddizione con la politica di proteggere i propri collaboratori e invitarli a denunciare alla Digos i tentativi di condizionamento”.
Beretta ha anche ricostruito come funzionava la gestione dei 160 abbonamenti dell’associazione We are Milano, comprati con i documenti di tifosi ma utilizzati – con una vendita “maggiorata” – da altre persone, di partita in partita. Così allo stadio poteva entrare chiunque, fa notare il pm chiedendo: “L’Inter non controlla?”. E Beretta: “Siamo sempre là, dottore, quando sei sul campo di battaglia… C’è un cancello adibito dove entrano quelli della curva”.
Sempre l’ex capo ultras: “Li fanno passare, basta che hai pagato il biglietto. Ogni tanto facevano passare due in un cancello…”. Quindi il pm chiede: “La società sa che Paolo non va allo stadio ma (con la tessera di Paolo, ndr) ci va Andrea?”. Beretta: “Sì, se lo immagina, sa che lo facciamo per movimentare tutto il vario folklore, le coreografie…”. Pm: “Che significa che ‘se lo immagina’? Perché lei dice di sì?”. Ancora l’ex ultras ora in carcere: “Perché uno poi passa al cancello”. Pm: “Ma può essere lo stewart che è uno sciocco… Come fa a dire che la società lo sa, e che sa dei ricarichi?”. Conclude Beretta: “Lo sa il dirigente addetto ai tifosi, lo sa Claudio Sala che faceva parte della curva, sa come funzionano tutti i vari meccanismi”.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.