Si tratta dell'undicesima iniziativa dei cittadini europei (Ice) ad aver raggiunto l'obiettivo necessario per arrivare sul tavolo della commissione Ue. E servono altre 200mila sottoscrizioni per raggiungere la soglia di sicurezza
Più di un milione di persone chiedono all’Unione europea la creazione di un meccanismo finanziario che permetta l’accesso all’aborto libero e sicuro per tutte le donne. Poco prima di Natale, la campagna “My Voice, My Choice” (la mia voce, la mia scelta) ha infatti superato il milione di sottoscrizioni, diventando l’undicesima iniziativa dei cittadini europei […]
Più di un milione di persone chiedono all’Unione europea la creazione di un meccanismo finanziario che permetta l’accesso all’aborto libero e sicuro per tutte le donne. Poco prima di Natale, la campagna “My Voice, My Choice” (la mia voce, la mia scelta) ha infatti superato il milione di sottoscrizioni, diventando l’undicesima iniziativa dei cittadini europei (Ice) ad aver raggiunto l’obiettivo necessario per arrivare sul tavolo della commissione Ue. E non solo: ha anche superato il minimo richiesto in 15 Stati, ovvero oltre il doppio dei 7 richiesti. “È stata la raccolta più veloce di sempre”, fanno sapere gli organizzatori della rete italiana. “E non ci fermiamo: per garantire che la proposta venga esaminata è necessario raggiungere una soglia di sicurezza di 1,2 milioni di firme“.
Solo in Italia sono state raccolte oltre 140mila sottoscrizioni, ovvero il terzo Paese con maggiore adesioni. “Nel 2025” – ha commentato a ilfattoquotidiano.it Matteo Cadeddu, co-cordinatore dell’iniziativa italiana – “le istituzioni dell’Unione Europea saranno chiamate a esprimersi sull’avviamento di un fondo a supporto di una libertà che al momento non è concessa a oltre 20 milioni di persone in Ue, e che in Paesi come l’Italia è di difficile accesso, stigmatizzata e politicamente osteggiata. Questo traguardo è un importante segnale politico e culturale: sui diritti non si torna indietro”. Nika Kovac, una delle coordinatrici, ha esultato rivendicando la nascita di un network transnazionale: “Siamo riusciti a costruire una rete in tutta Europa”, ha detto in una nota. “Soprattutto, abbiamo dimostrato chiaramente che il diritto di decidere liberamente sul parto è un valore condiviso”.
La proposta che le associazioni e le attiviste vogliono sia discussa a Bruxelles prevede la realizzazione di un sistema che sopperisca a lacune e divieti dei singoli Stati. Un intervento che sia, innanzitutto, concreto. Così, a maggio scorso, lo aveva spiegato Marta Lempart, leader polacca dello Sciopero delle donne, a ilfattoquotidiano.it: “Noi chiediamo un sistema di telemedicina. Se l’Olanda, ad esempio, ha le pillole per l’aborto farmacologico e nel mio Paese ho degli ostacoli, devo poter accedere a quel servizio gratuito anche se non sono residente. Non si tratta di cambiare le leggi. Si tratta di finanziare un migliore sistema sanitario: il Paese che ottiene i fondi potrà fornire le pillole a tutte le donne in Europa. E ad esempio le italiane, visto che nel loro Paese c’è l’obiezione di coscienza, avrebbero diritto a rivolgersi all’Olanda solo sulla base del loro passaporto Ue”.
L’ong Medici nel mondo, ricorda la campagna, stima che ogni 9 minuti nel mondo muoia una donna a causa di un aborto non sicuro. E nell’Unione europea sono oltre 20 milioni le donne che non hanno accesso a un’interruzione di gravidanza che sia libera e sicura. “È inaccettabile che ancora oggi in Polonia si muoia per questo motivo”, si legge sulla pagina di My Voice, My choice. “Che le donne soffrano finanziariamente perché l’aborto non è gratuito. Che le donne in Italia e altri Paesi siano costrette a percorrere lunghe distanze o a cercare alternative non sicure a causa della mancanza di fornitori di servizi”. Ad aprile scorso il Parlamento europeo ha votato perché l’aborto sia inserito nella Carta dei diritti fondamentali Ue, ora più di un milione di cittadini e cittadine si prepara a chiedere un intervento ancora più concreto. Nella speranza che ci sarà qualcuno ad ascoltarli.