Tra i suoi clienti, molti vip, da calciatori a personaggi televisivi: "Nessuno però ha mai ammesso di essersi sottoposto a un trapianto di capelli", diceva
“Parola di Cesare Ragazzi”. Chi non ricorda questo slogan, icona degli anni ’80, tra cartoni animati giapponesi e soap opera? Cesare Ragazzi, pioniere del trapianto di capelli e volto noto delle tv locali, si è spento a 83 anni a Bologna, dopo un malore improvviso.
La sua “idea meravigliosa”, come amava definirla lui stesso negli spot che lo hanno reso celebre, ha rivoluzionato il mondo della tricologia, offrendo una soluzione alla calvizie e contribuendo a sfatare un tabù. Con questa frase, Ragazzi è entrato nell’immaginario collettivo, diventando un fenomeno di costume. La sua intuizione, unita al boom delle tv private, ha decretato il suo successo. “A tanti ho risolto un problema per cui non dormivano la notte“, confessava a Repubblica.
La sua carriera è iniziata in uno scantinato nel 1968, per poi esplodere negli anni ’80: “Sono riuscito ad aprire circa 80 centri in Italia. Più otto all’estero”, raccontava. La sua intuizione ebbe un successo immediato, ma Ragazzi non nascose mai i sacrifici dietro l’exploit: “Prima di arrivarci ho sofferto la fame e lavorato come un pazzo”, raccontava in una delle sue ultime interviste. Un impero che ha dato lavoro a centinaia di persone, prima del tracollo e del crack nel 2008. La parabola imprenditoriale di Cesare Ragazzi rispecchia quella delle televisioni commerciali degli anni Ottanta, che contribuirono a consacrarlo come re degli spot. Dopo i fasti iniziali, però, la sua azienda affrontò momenti di crisi: “L’azienda è stata comprata da un fondo inglese, ma io ho continuato a brevettare nuovi impianti di capelli sicuri e funzionali”, spiegò.
Tra i suoi clienti, molti vip, da calciatori a personaggi televisivi: “Nessuno però ha mai ammesso di essersi sottoposto a un trapianto di capelli”, diceva Ragazzi. “Avrebbero confessato con più facilità un omicidio”. Tra i pochi a fare coming out, Massimo Boldi, che ha raccontato la sua esperienza con le protesi di Ragazzi in un’intervista al Corriere della Sera: “La prima parrucchetta andò bene, ma la plastica alla lunga mi dava fastidio. Però con Cesare era così: ti convinceva che fosse la soluzione definitiva”, disse l’attore.
Cesare Ragazzi non era solo il volto del suo brand: era il simbolo di una rivoluzione culturale che ha trasformato il tema della calvizie maschile da tabù a opportunità. “Mi sono messo in testa un’idea meravigliosa”, diceva nei suoi spot, sintetizzando una carriera costruita su due intuizioni geniali: la creazione di una protesi tricologica innovativa e l’uso massiccio della televisione come mezzo pubblicitario. Oggi lascia la moglie Marta, i tre figli Nicola, Simona e Alessia.