Via libera del Senato alla fiducia posta dal governo sulla manovra con 112 sì, 67 no e un astenuto. La manovra, con il voto finale di Palazzo Madama è legge. Il passaggio finale arriva dopo le polemiche di venerdì contro la prassi del monocameralismo di fatto, che ha scatenato la protesta delle opposizioni insieme a quella del relatore di maggioranza, Guido Liris di FdI, arrivato a dimettersi simbolicamente da relatore. Lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è detto d’accordo sulla necessità di affrontare la questione, sottolineando che “l’iniziativa deve essere parlamentare”. Ma la seduta di sabato è stata segnata da un altro fuori programma: un teso botta e risposta in aula tra Matteo Renzi e Ignazio La Russa.

Il leader Iv ha chiesto al presidente del Senato di far rispettare il silenzio durante l’intervento. La Russa ha ribattuto che il rumorio di sottofondo è nella norma e chiesto a Renzi di evitare di dare lezioni. A quel punto il senatore ha sbottato: “Lei, camerata La Russa, deve abituarsi a rispettare le istituzioni in questa aula”. Replica del presidente del Senato: “E lei deve abituarsi ad avere la cortesia di non sfuggire la verità”. Renzi ha controribattuto alludendo all’epiteto ‘camerata’: “Pensavo di averle fatto un complimento“. E poi: “Il presidente non avverte i rumori, è tipico dell’età che avanza…”. Poi Renzi ha criticato pesantemente la norma per vietare i compensi esteri dei parlamentari: “Da un mese la presidente ha dato mandato ai suoi uffici di studiare una norma contro di me. Ma la norma ad personam non è contro di me. Posso parlare anche gratis alle conferenze. Con la riformulazione notturna di un emendamento, la maggioranza è intervenuta su alcuni senatori e non su altri. E questo costituisce un precedente pericoloso per voi e non per me. Avete permesso che un capo di governo intervenisse su un senatore dell’opposizione, cosa che non era mai accaduta in 70 anni. Avete fatto una norma sovietica, illiberale“. Stoccata finale: “Il presidente Berlusconi” si sarebbe opposto. Infine una citazione di Bertolt Brecht: “Ve ne pentirete beceri che strillate e muti che tacete”.

Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo in un passaggio del suo intervento gli ha sostanzialmente dato ragione: “Sulla norma” sugli stipendi all’estero “il senatore Renzi non ha tutti i torti per usare un eufemismo“. Di parere opposto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che parlando con i cronisti in Transatlantico ha chiosato: “Io non so se lui reputa questa una norma ad personam, io reputo assolutamente un’enorme anomalia la possibilità per i membri del governo e per i membri del Parlamento di percepire compensi da entità pubbliche o private di Stati esteri. A me sembra un’anomalia il sistema attuale”. E comunque “questa norma va a penalizzare anche parlamentari della maggioranza, e forse anche persone di primo piano della maggioranza”, ha concluso.

Il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri dal canto suo ha attaccato a distanza il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, presidente dell’Anci, che in un’intervista a Repubblica lamenta come i tagli previsti dalla manovra per gli enti locali comportino “una stretta che ridurrà la possibilità di fornire servizi o di ampliarli”: “Abbiamo dato soldi ai Comuni e appena Manfredi si abituerà al nuovo ruolo saprà che, ad esempio, non abbiamo applicato la limitazione del turn over agli enti locali. Caro Manfredi chiedi scusa e non pubblicare le veline che che ti scrivono i funzionari sui quotidiani di riferimento”. Quanto alla polemica sull’approvazione monocamerale della legge di bilancio, Gasparri ha ricordato di aver “approvato manovre il 30 dicembre con i governi Conte e Draghi. Dobbiamo mettere mano ai regolamenti e dare una data certa di approvazione: forse questo potrebbe servire a contenere le fiducie, altrimenti c’è ipocrisia perché tutti ci hanno fatto i conti”.

Gasparri, come il resto della maggioranza, ha rivendicato il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è rallegrata per l’approvazione della legge parlando di “manovra di grande equilibrio, che sostiene i redditi medio-bassi, aiuta le famiglie con figli, stanzia risorse record per la sanità, riduce la pressione fiscale e dà una mano a chi produce e crea occupazione e benessere”. Per le opposizioni il provvedimento è deficitario su sanità, scuola, servizi pubblici locali, lotta alla povertà, sostegno all’industria. “Non risponde alle esigenze delle persone in carne e ossa, delle famiglie e delle imprese e non aggredisce le urgenze economiche e sociali del Paese. Senza una visione di futuro, non investe sulla buona occupazione di donne e giovani, veri volani di sviluppo, penalizzando soprattutto il Sud”, ha detto la senatrice napoletana del Pd Valeria Valente. Il capogruppo del M5s Stefano Patuanelli attacca: “Siamo di fronte a una legge di Bilancio che certifica un dato: questo Paese è in recessione. Tutto quello cha avete fatto voi, al di fuori del Pnrr, ha portato l’Italia in recessione. Cosa sarebbe successo se questa legge di Bilancio l’avesse presentata l’opposizione? Avreste detto che questo è il governo nemico dell’impresa. Avreste detto che non sappiamo far crescere il Paese. Che cresciamo più della media europea è una bugia. Avreste detto che siamo contro la crescita. Di chi sbaglia i conti sul concordato, avreste detto che siamo degli incapaci. Avreste detto che mettiamo a rischio la coesione del Paese”. Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e co-portavoce di Europa Verde, parla di “manovra economica dello sceriffo di Nottingham: sono riusciti a tagliare i servizi sociali, la scuola e il trasporto pubblico, aumentare l’età pensionabile, nel pubblico impiego, a settant’anni. Contrariamente alla propaganda del governo e della maggioranza questa manovra ammazza la sanita con incrementi dell’1% rispetto a quando già fissato nel 2024: in Italia 2 milioni e 800 mila persone non si possono curare a causa delle lunghe liste di attesa e gli stanziamenti sono assolutamente insufficienti”.

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