41. Leo Maurizio | Chiara Brusini
Il viceministro dell’Economia con delega al Fisco chiude l’anno indebolito dal flop del concordato preventivo biennale: su 4,3 milioni di partite Iva, solo 580mila hanno aderito all’accordo preventivo con le Entrate sulle tasse da pagare. La strategia che puntava a far emergere il nero tendendo la mano ai contribuenti infedeli non ha funzionato. Intanto l’attuazione della delega fiscale, sua creatura, segna il passo: manca gran parte dei provvedimenti attuativi. E il Mef ha ammesso sottotraccia che nel 2023 – il primo anno pieno di governo Meloni – si è registrata una “battuta d’arresto” nella lotta all’evasione.
42. Mafie | Giuseppe Pipitone
Tutti i più autorevoli addetti ai lavori sono d’accordo: le organizzazioni criminali made in Italy non sono mai state così ricche e influenti. Niente violenza, ma società per azioni, multinazionali globalizzate che moltiplicano capitali, dopo aver ripulito giganteschi guadagni illeciti. Di Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra, però, non si parla quasi più. Ma non è solo colpa dei giornali, dei politici o dell’opinione pubblica. Semplicemente è più difficile parlare di mafia se non ci sono più facce note da raccontare. Dopo l’arresto e la morte di Matteo Messina Denaro sono praticamente finiti i boss riconoscibili e riconosciuti. A proposito: chi è che ha garantito protezione per quasi trent’anni all’ultimo padrino delle stragi? Davvero è riuscito a rimanere un fantasma solo grazie all’aiuto delle sue amanti e del medico condotto della piccola Campobello di Mazara? La verità è che la fine di Messina Denaro sembra essere diventata il pretesto per dichiarare ufficialmente la sconfitta della mafia. Finita quella, è ora di mettere a tacere anche tutti gli interrogativi sui molteplici buchi neri nella storia del nostro Paese.
43. Mangione Luigi | Mauro Del Corno
Forse la figura più controversa dell’anno. È incriminato per l’uccisione a colpi di pistola di Brian Thompson, amministratore delegato del colosso statunitense delle assicurazioni mediche UnitedHealth. Giovane ingegnere dal brillante curriculum scolastico, 26 anni, è quasi certamente un assassino. Ma per molti è anche una sorta di eroe o, quanto meno, un vendicatore di torti subiti da milioni di americani che si sono visti negare cure o rimborsi per le spese mediche dai loro assicuratori. Dopo l’arresto i muri di New York si sono riempiti di scritte e poster in suo onore e la raccolta fondi per la sua difesa ha superato i 100mila dollari in poche ore.
44. Mango Angelina – Claudia Rossi
Vince Sanremo con la Noia, titolo che sa di ossimoro perché la canzone fa ballare ed è tutto fuorché la classica canzone da primo posto al Festival della musica. Omaggia il papà, sul palco dell’Ariston, e ci ricorda quanto fosse bravo. Da lì in poi, vola come un rondine che fa sempre primavera. Si ferma per ‘motivi di salute‘, e probabilmente per rifiatare. La aspettiamo.
44 bis. Amdouni Ghali noto come Ghali | Andrea Conti
“Stop al genocidio”. Con queste importanti parole, Ghali ha scosso il Festival di Sanremo 2024, dopo aver cantato “Casa Mia”, puntando i riflettori sulla guerra in Palestina. Una presa di posizione netta. La politica si è mobilitata tra pro e contro. Fino all’apice a Domenica In, quando Ghali ha spiegato: “La gente ha sempre più paura di dire stop alla guerra e stop al genocidio”. Mara Venier, imbarazzata, ha letto il famoso comunicato dell’ex ad Rai Sergio: “La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta”. Presa di posizione che si è rivelata un boomerang.
45. Matteotti Giacomo – Marco Lillo
Cento anni dopo la sua uccisione è riuscito a essere un protagonista scomodo come allora. Il Parlamento ha reso onore al suo eroe celebrando il centenario del suo discorso contro le violenze nelle elezioni del 1924. L’attore Preziosi lo ha fatto rivivere dallo stesso scranno ma il centenario è stata un’occasione persa per riflettere sul movente dell’omicidio e sulle responsabilità dirette di Mussolini. Il palazzo dal quale Matteotti uscì la mattina della sua scomparsa si è persino rifiutato di apporre una lapide che ricordasse le responsabilità del fascismo. “A noi un solo compito esserne degni”, disse Turati. Non abbiamo ancora assolto l’impegno.
46. Meloni Arianna | Giacomo Salvini
Politicamente il 2024 è stato l’anno dell’impegno diretto della sorella d’Italia. Peccato che il tour delle amministrative del 2024 non ha portato grandi frutti: lei ha girato il Paese in lungo e in largo ma la destra ha vinto solo a Lecce. La sorella della premier continua a lavorare meglio sotto traccia: nomine Rai, partecipate, enti pubblici. Ma non ditelo se no si infuria e Il Giornale tira fuori un complotto dei pm che vorrebbero indagarla per traffico di influenze (inchiesta mai provata). Personalmente è stato l’anno della separazione da Francesco Lollobrigida. Prima ha detto di lui: “Mi butterei nel Tevere”. Venti giorni fa al Fatto però ha spiegato: “Non siamo più il partito dei cognati”. Senza rancore.
46 bis. Meloni Giorgia | Giacomo Salvini
La parabola ingloriosa di Emmanuel Macron in Francia e Olaf Scholz in Germania l’ha proiettata come una delle leader più “influenti” in Europa (cit. Politico). Ma lei non se ne accorge. Sembra sempre sull’orlo di una crisi di nervi, rincorsa dagli spettri dei complotti, dai litigi tra i discoli Salvini e Tajani, dal Quirinale che mette bocca su tutto e dai giudici che, solo perché applicano la legge, spingerebbero per buttarla giù. Le elezioni europee del giugno 2024 l’hanno incoronata sfiorando il 30% e i consensi al governo non calano. La premier ha capitalizzato questa Luna di miele con provvedimenti e riforme innovative? No, non se ne ricordano. E prima o poi la gente se ne accorgerà.
47. Miano Carmelo | Antonio Massari
Il 2 ottobre viene arrestato dalla Procura di Napoli questo hacker di 24 anni: lo accusano di essere entrato nei server delle procure di mezza Italia per controllare gli inquirenti che avrebbero potuto indagare su di lui. S’è letteralmente impadronito del dominio del ministero della Giustizia. Ha poi recuperato le password di 46 magistrati e ha avuto accesso alla loro posta istituzionale. Inclusa quella del procuratore Nicola Gratteri, sulla quale, durante un interrogatorio, dichiara: “Non ho trovato nulla di interessante”. Ha messo a nudo la fragilità del sistema di protezione informatico della Giustizia italiana. E il tribunale del Riesame ha precisato: “Le violazioni del dominio @giustizia.it da parte dell’indagato sono state plurime e tuttora non è acquisito il completo spettro delle stesse stanti gli accertamenti in corso”. Tra i 46 magistrati hackerati da Miano si contano il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, il procuratore di Firenze Filippo Spiezia, l’aggiunto Luca Turco, il sostituto Antonino Nastasi, il Procuratore di Prato Luca Tescaroli, quello di Torino Giovanni Bombardieri e il suo aggiunto Marco Gianoglio.
48. Milei Javier Gerardo | Marco Palombi
Armato di motosega, basettoni e retorica fascistoide, conduce una sorta di esperimento in condizioni non controllate: riuscirà “la scienza dell’Ottocento” (il liberismo per Meuccio Ruini) a salvare l’Argentina? La sua stretta fiscale ha ridotto l’inflazione, ma al prezzo di far crollare il Pil ed esplodere la povertà: di recente il ritorno di un po’ di crescita ha fatto ripartire pure le importazioni e il rischio è finire di nuovo in deficit estero, coi prestiti usati per pagare l’import. Si vedrà: per ora il consenso del loco in patria resta buono e ottimo in Italia, dove ha ferventi ammiratori anche tra chi campa di soldi pubblici tipo Il Foglio o i sottopanza meloniani. D’altra parte, direbbe l’immortale Ricucci, sono tutti argentini col culo degli altri.
49. Middleton Chaterine nota come Kate | Claudia Rossi
Nelle favole dell’infanzia c’è l’orco che mette in pericolo la Principessa. La vita però è diversa e Catherine deve affrontare qualcosa di più reale, di più spaventoso che si chiama cancro e che le diagnosticano a marzo 2024. Si cura sotto gli occhi del mondo e comunica con una “nobiltà ” che non richiede sangue blu ma dignità ed empatia. Il messaggio è quanto mai umano, per niente scontato. Se la vita ti mette a dura prova conta poco chi sei, solo come l’affronti. La sofferenza non fa sconti a nessuno, la speranza è l’unica risposta.
50. Molinari Maurizio | Alberto Marzocchi
Partito come direttore de la Repubblica, finito a scrivere editoriali da collaboratore. Il 2024 è stato un anno complicato per lui: ha fatto parlare di sé soprattutto per aver fatto sparire nottetempo interviste e prime pagine sgradite (a se stesso o alla proprietà del quotidiano, la famiglia Elkann). Lo ha fatto con l’intervista a Ghali, reo di non aver citato la strage del 7 ottobre, parlando di Gaza; e lo ha fatto mandando al macero 100mila copie per un articolo ritenuto critico verso Stellantis. Il rapporto con la redazione era così deteriorato, dopo appena quattro anni di direzione, che è stato sfiduciato. Alla fine gli è stato preferito Mario Orfeo.