Un messaggio da genitori ad altri genitori, una richiesta dolorosa e necessaria: un passo avanti per trovare il responsabile dell’omicidio di Maati Moubakir, 17 anni , ucciso a coltellate in una strada di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, dopo una serata in una discoteca della zona. “Chiunque stia nascondendo in casa un figlio che è il responsabile, vada ora dai carabinieri” dice la madre di Maati, Silvia Baragatti. “Diteci cosa è accaduto, qualcuno sa sicuramente. Parlate. Fatevi avanti“, ha detto, “crediamo che qualcuno sappia. La nostra famiglia lancia un appello a parlare”. “Ci sono le telecamere, le indagini riveleranno tutto”, continua Baragatti, secondo la quale ci sarebbero anche testimoni e “bisogna capire se qualcuno ha omesso di chiamare i soccorsi”.
La madre racconta che Maati l’aveva avvertita che avrebbe partecipato alla serata e che da Certaldo, dove la famiglia abita, si sarebbe spostato in treno per raggiungere Campi Bisenzio. “Era la prima volta che andava in quella discoteca”. Per Maati, adolescente, senza auto, è quasi un viaggio. Tra Certaldo e Campi ci sono quasi 50 chilometri di strada. Secondo le prime ricostruzioni, il ragazzo si era ritrovato con gli amici a Montespertoli e da qui sarebbero partiti per il Glass Globe, il locale di Campi Bisenzio, anche se resta da capire se il trasferimento è avvenuto con i motorini o con i bus pubblici. Alcuni del gruppo sono riusciti a entrare nel locale, anche Maati. Tanti altri sono rimasti fuori, c’era assembramento e la delusione alimentava tensioni. Arrivavano giovani da tutta la provincia, a centinaia sono rimasti esclusi.
A un certo punto della notte con il 17enne avrebbero parlato gli addetti all’ingresso. Era rimasto da solo, voleva andare fuori. “So che alcuni addetti alla sicurezza ci hanno parlato perché a un certo punto voleva uscire per andare a prendere un po’ d’aria”, riferisce il direttore della discoteca, Andrea Ceri, a cui risulta che il “ragazzo non era un cliente abituale”. I carabinieri hanno preso le immagini delle telecamere del locale e quelle delle tante altre che ci sono nel reticolo di strade che da lì portano a via Tintori, dove Maati è stato colpito. “Noi abbiamo chiuso alle 4 la strada era libera, non c’era nessuno a quell’ora”, spiega Ceri, il quale, inoltre ha escluso che il coltello che ha ucciso il giovanissimo possa essere entrato nel locale. “E’ assolutamente impossibile – garantisce -, abbiamo sei persone all’ingresso che ispezionano tutti da capo a piedi col metal detector“.
Le indagini procedono con le identificazioni del branco. La Compagnia di Signa dell’Arma confida di raggiungere presto tutti gli aggressori, stimati in una mezza dozzina, anche loro giovanissimi. Si raccolgono le testimonianze, anche fra il gruppo partito da Montespertoli, dagli addetti della discoteca e dagli abitanti di Campi. Cellulare e social di Maati forniscono altri elementi. L’autopsia è stata rinviata di un giorno. L’avvocato Filippo Ciampolini, che tutela la famiglia Moubakir, chiede rispetto “per il dolore e per il ragazzo” e riporta che Maati “aveva delle criticità, in parte per motivi di salute, in parte per questioni di dipendenza” tanto che nel giugno 2024 il tribunale dei Minori aveva indicato alle autorità socio-sanitarie, fra cui la Società della Salute dell’area empolese, di inserirlo in una struttura terapeutica. Ma tale cosa non è successa, non è stata fatta. Ci chiediamo quanti altri ragazzi si trovano nelle medesime condizioni di Maati, lasciati soli come lui”.