Stop al decreto che dopo un’attesa di 20 anni ha definito i nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè la lista delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve garantire alla popolazione gratuitamente o dietro pagamento di un ticket. Il Tar del Lazio ha infatti sospeso l’efficacia del provvedimento con cui il Ministero della Salute ha emanato il Tariffario. Era stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 27 dicembre e avrebbe dovuto entrare in vigore il 30 garantendo ai cittadini oltre 3mila prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica: dall’erogazione omogenea su tutto il territorio della procreazione medicalmente assistita agli screening neonatali, passando per la diagnosi e il monitoraggio della celiachia e delle malattie rare.
La decisione è contenuta in un decreto cautelare monocratico del Tar del Lazio emesso nell’ambito di un ricorso proposto da centinaia di strutture accreditate con le maggiori associazioni di categoria della sanità privata che metteva nel mirino la carenza d’istruttoria, la mancata considerazione dell’andamento dei costi produttivi aggiornati e le criticità giuridiche e metodologiche del decreto. “Le tariffe non tengono conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica”, spiegano gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi, patrocinatori dei ricorrenti. “L’istruttoria che ha condotto all’approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate”.
Il giudice amministrativo, considerato “che il decreto in questione è stato adottato il 26 novembre 2024 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta il 27 dicembre (venerdì), con entrata in vigore il 30 dicembre (lunedì)” e che “il nuovo Decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza“, ha ritenuto che “devono ritenersi presenti i profili dedotti in punto di danno”. Di qui l’accoglimento della richiesta di sospensione cautelare urgente, con fissazione per il 28 gennaio dell’udienza per la trattazione collegiale del ricorso in camera di consiglio.
Ora, fa notare il sito specializzato Quotidiano Sanità, si rischia il caos. Le Regioni infatti avevano appena adeguato i nomenclatori con i nuovi codici delle prestazioni ma ora il ministero dovrà attuare la sospensiva che obbliga a tornare al passato. Difficile riuscire a ripristinare i sistemi con le vecchie tariffe in pochi giorni.
Figuraccia per la maggioranza: poche ore prima della notizia della decisione del Tar il senatore di Fratelli d’Italia Guido Liris aveva festeggiato la – ora saltata – entrata in vigore dei nuovi Lea parlando di “una giornata storica per la sanità italiana: nuove importanti cure, nuove cruciali prestazioni saranno erogate gratuitamente o a seguito di ticket su tutto il territorio nazionale, una scelta di incredibile portata economica e sociale, fatta anche al fine di eliminare i divari tra regione e regione, tra Nord e Sud. Grazie al ministro Schillaci e al sottosegretario Gemmato oggi viene completato, con un appostamento di 550 milioni di euro, un aggiornamento iniziato 8 anni fa”.