“Cecilia Sala, cittadina italiana, entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre 2024 è stata arrestata il 20 dicembre con l’accusa di violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran”. Lo afferma il dipartimento generale delle relazioni con i media internazionali del ministero della Cultura di Teheran, citato dall’Irna, agenzia di stampa ufficiale iraniana. Si tratta della prima comunicazione ufficiale da parte di Teheran dall’inizio della detenzione della cronista di Chora media e del Foglio.
Nel prosieguo della nota pubblicata da Irna, sono spiegate le tappe che hanno preceduto e seguito il fermo: “La cittadina italiana è arrivata in Iran il 14 dicembre con un visto giornalistico – ha fatto sapere le autorità di Teheran – ed è stata arrestata il 20 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto – si legge ancora – è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare ed il contatto telefonico con la famiglia”. Confermate, insomma, le ricostruzioni fatte dai media italiani e internazionali sulle ore successive all’arresto e alla sua detenzione nel carcere di Evin.
A seguire, il dipartimento generale delle relazioni con i media internazionali ha spiegato che “la politica del ministero è sempre stata quella di accogliere le visite e le attività legali dei giornalisti stranieri, aumentare il numero di media stranieri nel Paese e preservare i loro diritti legali”. Nessun particolare sui reali motivi che hanno portato alla presunta violazione delle “leggi della Repubblica islamica“, ma solo la comunicazione che “è stato aperto un fascicolo sulla cittadina italiana e sono attualmente in corso le indagini. Il suo arresto è avvenuto in base alla normativa vigente. Saranno forniti ulteriori dettagli se la magistratura lo riterrà necessario”. Neanche un cenno, come prevedibile, sulla vicenda di Mohammad Abedini Najafabadi, fermato a Malpensa tre giorni prima dell’arresto di Cecilia Sala: per tutti gli osservatori internazionali la cattura della giornalista italiana è stata una sorta di ritorsione proprio per l’arresto di Najafabadi, 38 anni, ricercato dagli Usa.
Gli agenti dell’aeroporto milanesi avevano perquisito lui e i bagagli sequestrando componentistica elettronica per droni e anche diversa documentazione. Per Mohammad Abedini Najafabadi la Corte d’appello di Milano aveva convalidato l’arresto. Per l’uomo, che gli Usa chiedono di estradare, era stata presentata una formale protesta di Teheran con l’Italia e gli Stati Uniti. L’uomo è attualmente detenuto in regime di stretta sorveglianza: una misura presa per evitare rischi alla sua incolumità ma anche contro il pericolo di fuga. Abedini, che era appena atterrato da Istanbul, si trova in carcere a Busto Arsizio (Varese) in attesa che i giudici decidano per la sua estradizione negli Usa. Nel frattempo, il legale di Mohammad Abedini Najafabadi sta per depositare un’istanza alla Corte d’Appello di Milano per chiedere gli arresti domiciliari del suo assistito.