“Si vive appesi a ad un filo, senza sapere che cosa succederà”. Cesare è uno degli oltre 500 lavoratori della Siae Microelettronica di Cologno Monzese. Un’azienda italiana che da oltre 60 anni produce ponti radio. Insieme ai suoi colleghi ha iniziato l’anno scioperando. Il motivo? Il mancato pagamento della tredicesima. “L’azienda aveva promesso di fronte al Ministero del Made In Italy che ce l’avrebbe pagata entro la fine dell’anno” racconta Katia che da 38 anni lavora qui. Ma così non è stato. “E così abbiamo iniziato l’anno nel peggiore dei modi, così come l’avevamo finito” riflette la lavoratrice dell’azienda che da quattro anni vive un momento di grande difficoltà. “In questi anni abbiamo visto prima la cassa ordinaria, poi il contratto di solidarietà che scade a fine aprile, da quel momento non avremo più ammortizzatori sociali – spiega Mauro Piersante, delegato Fiom – e a dicembre 2023, l’azienda ha dichiarato 140 esuberi nell’area produttiva anche alla luce del fatto che sta trasferendo la produzione in Cina”. Questo è il grande timore della Fiom Cgil che sta seguendo la vertenza. “Quella della Siae è una vicenda emblematica – spiega a ilFattoQuotidiano.it Giorgo Pontarollo, segretario Fiom Cgil Milano – perché siamo di fronte a un’azienda che da un lato prende finanziamenti pubblici superiori a 150 milioni di euro con il Pnnr, dall’altro sta praticando una delocalizzazione della attività manifatturiere verso la Cina. Stiamo di fatto regalando a un soggetto cinese la corda con la quale ci impiccheranno”.

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