“Dormo per terra nella mia cella, liberatemi presto”. Le autorità dell’Iran avevano garantito che avrebbero trattato “in modo dignitoso” Cecilia Sala, la giornalista di Chora Media e del Foglio arrestata il 19 dicembre scorso con l’accusa di aver “violato le leggi della Repubblica islamica”, ma dal racconto della reporter non sembra essere così. Alla 29enne il 1 gennaio è stato concesso di effettuare tre chiamate ai genitori e al compagno. Ed è a loro che ha confessato di vivere giorni duri per le difficili condizioni all’interno del famigerato carcere di Evin.

La diplomazia compie lentissimi passi in avanti: il Ministero dell’Interno, dopo 14 giorni di prigionia, ha convocato l’ambasciatore iraniano in Italia per richiedere di nuovo l’immediata liberazione della reporter, mentre sottotraccia, come rivela Il Fatto Quotidiano, si parla di una possibile prima intesa sull’asse Roma-Teheran per arrivare almeno alla sua detenzione ai domiciliari in cambio della stessa misura nei confronti di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere svizzero-iraniano di 38 anni detenuto nel carcere milanese di Opera con l’accusa di aver contrabbandato componentistica per la costruzione di droni. Una strada che, però, sembra raffreddarsi col passare delle ore anche dopo il parere negativo, seppur non vincolante, che la procura di Milano ha inviato alla Corte d’Appello del capoluogo lombardo.

Sala è rinchiusa ormai da due settimane in una cella singola, dove riesce appena a sdraiarsi, senza un materasso, costretta a dormire sul freddo pavimento della prigione con appena una coperta a cercare di rendere sopportabili le rigide temperature invernali di Teheran. Nemmeno il pacco con beni di prima necessità inviato dalla famiglia, e che le autorità avevano dichiarato di averle consegnato, è mai arrivato tra le sue mani: un po’ di cibo energetico, i maglioni, le sigarette, qualche libro e anche la mascherina per addormentarsi sotto i neon della cella. Anzi, alla giornalista sono stati anche confiscati gli occhiali da vista e non le è possibile vedere nessuno, nemmeno le guardie che le passano il cibo dalla porta. L’ultimo contatto umano è avvenuto il 27 dicembre, quando ha potuto incontrare e abbracciare dopo un breve colloqui l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei.

La richiesta di Sala è sempre la stessa: “Fate presto”. Le autorità italiane sono al lavoro per arrivare a una scarcerazione più rapida possibile della reporter, anche dopo il messaggio lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

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