“Alla signora Sala sono state fornite tutte le agevolazioni necessarie e ci si aspetta dal governo italiano che, reciprocamente, acceleri la liberazione del cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse”. L’ambasciata iraniana in Italia conferma il legame – dato ormai per assodato – tra il destino della 29enne reporter italiana Cecilia Sala, in carcere a Teheran da due settimane, e quello del 38enne ingegnere iraniano, arrestato a Malpensa il 16 dicembre scorso su richiesta degli Usa e attualmente in custodia cautelare nel carcere milanese di Opera. Giovedì il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha fatto convocare alla Farnesina l’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri per cercare di arrivare il prima possibile alla liberazione della giornalista, dopo le notizie sulle dure condizioni di detenzione a cui è sottoposta.

Ambasciatrice convocata da Teheran – Di contro, in serata, lo stesso Tajani ha fatto sapere che la nostra ambasciatrice è stata convocata venerdì mattina al ministero degli Esteri di Teheran: “Vedremo che cosa diranno gli iraniani, ma noi non possiamo accettare che ci siano delle condizioni di detenzione che non siano rispettose dei diritti della persona ed è per questo che continuiamo a chiedere l’immediata liberazione di Cecilia”, ha detto Tajani a Zona Bianca, su Rete4.

Il vertice a palazzo Chigi – Il caso è stato anche al centro di un vertice a palazzo Chigi, durato circa un’ora, tra lo stesso Tajani, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano e i vertici delle agenzie d’intelligence. “Il Governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana“, riferisce una nota di Palazzo Chigi dopo il vertice dove si sottolinea anche che “Il Sottosegretario Mantovano, in veste di Autorità delegata, venendo incontro alle richieste delle opposizioni, ha dato immediata disponibilità al Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini, a riferire al Copasir già venerdì mattina, e quindi per suo tramite al Parlamento”. Seduta del Copasir che, a quanto si apprende, si terrà lunedì 6 gennaio alle ore 14.

La madre incontra Meloni – In serata nella sede del governo è arrivata anche la madre della giornalista, Elisabetta Vernoni, per incontrare la premier. Meloni ha anche avuto un colloquio telefonico con Renato Sala, padre di Cecilia. “La prima preoccupazione adesso sono assolutamente le condizioni di vita carceraria di mia figlia. Si è parlato di cella singola. Non esistono le celle singole. Esistono le celle di detenzioni comuni e poi ci sono le celle di punizione. Lei è una di queste evidentemente”, ha detto la mamma di Cecilia Sala lasciando Palazzo Chigi. “Io non lo so come sono, ma se una dorme per terra mi fa pensare che nel 2024 si chiami così. Quindi – ha aggiunto – la prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari”, ha detto Elisabetta Vernoni. “La premier – ha aggiunto – ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre. È stata più precisa e più puntuale ed è questo che io volevo e questo ho avuto”. A chi le domandava se fosse soddisfatta dell’incontro, ha risposto: “Ovviamente sì, nel senso che in questo momento, è ovvio che i miei umori… Ieri è stato un momento di cambio d’umore forte, però assolutamente sì”. “Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita. Poi, se pensiamo a giorni o altro, io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un’eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini”, ha concluso Elisabetta Vernoni. Le hanno dato dei tempi? “Qualche cosa – ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise”. Nella telefonata di ieri “avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto… glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto ‘mamma, non ho un cuscino, né un materasso'”.

Le richieste italiane all’Iran – In mattinata Sabouri è stato ricevuto dal segretario generale del ministero degli Esteri, l’ambasciatore Riccardo Guariglia: il bilaterale è durato circa un’ora, nella quale il diplomatico italiano ha ribadito la richiesta – già consegnata al governo di Teheran – di “liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico“. Guariglia ha inoltre ribadito “la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, e di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati”, si legge in una nota. Anche l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha lanciato un messaggio da Bruxelles affinché si arrivi a una rapida liberazione della giornalista: “Chiedo l’immediata liberazione della reporter italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran”, ha detto. “Nessuno dovrebbe essere trattenuto per aver fatto il proprio lavoro, il giornalismo non è un reato. Ogni giornalista deve avere la libertà di fare reportage senza paura di essere arrestato o perseguitato. Mentre il mondo affronta la crisi, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai”.

La replica di Teheran – Da parte sua, invece, l’ambasciatore iraniano ha chiesto a Roma di accelerare il rilascio di Abedini, esplicitando la connessione tra i due casi. “In questo amichevole colloquio”, si legge in una nota dell’ambasciata, “si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse, e della signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica. L’ambasciatore del nostro Paese ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari e ci si aspetta dal governo italiano che, reciprocamente, oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto, vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.

Tajani: “Tocca a magistratura decidere su Abedini” – In serata il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto nella trasmissione Zona Bianca, su Rete4. “In quale modo la questione Sala si incardina con quella di Abedini? Vedremo come si svolgerà la parte giudiziaria, tocca alla magistratura decidere se concedere o meno gli arresti domiciliari a questo cittadino svizzero-iraniano che è stato arrestato su mandato internazionale”, ha detto. “L’ultima parola – ha ribadito – tocca ai magistrati non al governo, vedremo cosa faranno i magistrati, ci sarà da attendere ancora qualche giorno per vedere se concederanno gli arresti domiciliari, dopo di che si parlerà della possibilità di estradizione o meno, ma sarà sempre la magistratura a decidere”. “Il ministro Nordio segue con grande attenzione, con i poteri che lui ha, tutta la vicenda”, ha concluso Tajani.

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