Oltre al mancato minuto di raccoglimento in memoria di Aldo Agroppi, i telespettatori che hanno guardato la semifinale di Supercoppa Italiana tra Inter e Atalanta (vinta dagli uomini di Inzaghi per 2-0 non senza qualche polemica arbitrale) avranno sicuramente notato che, dopo il fischio d’inizio del match, c’è stato un silenzio assordante. Un’atmosfera surreale: nessun coro, neanche quel brusio di sottofondo che caratterizza gli spalti degli stadi italiani ed europei. All’Al-Awwal Park, stadio da 25mila posti di Riad, regnava il silenzio. Le tribune semi deserte sono la motivazione principale di questo spettacolo decisamente poco elettrizzante.

Il modo di ‘tifare’ dei sauditi è completamente diverso rispetto agli europei. Tutto ciò era prevedibile considerati anche i precedenti degli scorsi anni, quando il calcio italiano ha deciso di esportare la Supercoppa in Arabia Saudita, col nuovo format della Final Four. Dietro a questa scelta, ovviamente, motivazioni economiche, come ammise l’AD della Lega Serie A De Siervo nel marzo 2023, quando fu annunciata la firma del contratto coi sauditi per la disputa di 4 Supercoppe nei successivi 6 anni in Arabia: “La prossima stagione la Supercoppa a 4 formazioni frutterà 23 milioni”. Una cifra che sarà distribuita ogni anno tra le quattro partecipanti, mentre una piccola percentuale spetterà alla Lega. 92 sono dunque i milioni complessivi, il prezzo del silenzio al quale bisogna assistere.

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