Bum, non c’è più: sparita di colpo, vaporizzata. Che fine ha fatto la camorra? E la mafia? E la ‘ndrangheta? Fortuna che i malacarne sembrano attualmente in ferie, impegnati altrove e vattelappesca dove. La criminalità organizzata non uccide come una volta e gli effetti quotidiani del crimine, come il pizzo, si stanno trasformando (che bellezza!) quasi in oneri urbanistici, antipatiche ma necessarie tasse da pagare per via di tutti quei vuoti di memoria che trasformano per esempio le ex efferate ‘ndrine in robuste compagnie assicuratrici: chi si abbona sa che avrà il negozio, l’azienda, la casa tutelati.
L’Italia è infatti impressionata da ben altro sangue. Per esempio: chi ha ucciso Pierina Paganelli il 3 ottobre scorso? È stato Louis Dassilva, il boyfriend di Manuela Bianchi, la nuora della povera Pierina, 78enne di Rimini? Vero? Possibile? Si faceva del sesso nel condominio di via del Ciclamino, il luogo del delitto? Il sesso, fuoco che ha arso ogni prudenza e ha levato fiamme alte persino lungo le scale della palazzina. Sesso e sangue, sesso e sangue. Nel garage chi è entrato? La telecamera in strada ha beccato l’assassino oppure l’ombra traditrice? A questo proposito: la telecamera aiuta o manomette, accredita veramente o suggestiona? Il colpevole è veramente lui, cioè Louis? Maschio dalla pelle nera, per di più dall’aspetto giovanile e dalla forma fisica invidiabile.
“Queste storie legano le nostre vite e anzi le collegano alle scene dei vari delitti. Le disgrazie apprese in televisione sono compiute ai danni di gente come noi. Perciò l’immedesimazione”, dice Roberta Bruzzone, la criminologa ormai esperta nuotatrice nel grande lago della efferatezza occasionale, della cattiveria individuale, dell’oltraggio d’impeto di questo esercito di pugnalatori, mariti incapricciati, amanti ingelositi, ladri incattiviti. Pazzoidi comunque.
C’è un fatto: il crimine paga. In televisione paga il triplo. Raidue, per dire, che ha sempre lo share incerottato e le trasmissioni irrimediabilmente declinanti, santifica Milo Infante che alle 14, durante i pasti, esamina il crimine da ogni angolatura e per una mezz’oretta elenca i malfattori della giornata. “L’ho preso al due ora siamo al nove”, dice Infante. Parla dello share, documenta la vittoria. Ma qui è niente perché nei pressi di Retequattro Gianluigi Nuzzi è la colonna portante, la trave metallica con il suo Quarto grado. Una examination dell’orribile attraverso l’opinionismo attrezzato.
Resta da domandarsi in quale delle buche della nostra curiosità abbiamo inquadrato Sebastiano Visentin, il marito di Liliana Resinovich, trovata dopo una quindicina di giorni in un sacco di plastica dentro il quale, secondo le prime analisi fattuali ella si sarebbe ficcata prima di suicidarsi, con una manovra fisica davvero invidiabile. Sta di fatto che Nuzzi ha come ospite fisso Sebastiano, il marito più televisivo della storia recente che, almeno una volta a settimana, duetta con Claudio Sterpin, l’amante addolorato. È suicidio davvero? Oppure uno di questi maschi ha tirato la corda, l’ha stretta. E chi dei due? Il televisivo o l’ex atleta oggi attempato.
Togliendo dal novero delle vittorie incredibili l’ormai leggendario Chi l’ha visto di Federica Sciarelli, che tiene in mano quasi la metà di tutto Raitre, dobbiamo andare al dunque di queste grandi partecipazioni popolari. La passione, ecco dove ci porta la passione quando ormai abbiamo perso le speranze nella politica e anzi proprio non ci interessa. I talk annaspano intorno al cinque/sei per cento di share, a volte raggiungono l’otto o il nove, ma solo se c’è qualcosa di rilevante, di assolutamente imperdibile. E in effetti il nove per cento raccolse Piazza pulita quando Corrado Formigli riuscì a catturare Maria Rosaria Boccia, giovane, bionda e arrembante imprenditrice di Pompei alla quale l’ex ministro Gennaro Sangiuliano aveva giurato tremendo amor. Anche qui un poco di sesso e un poco di sangue (il cranio del ministro ammaccato da una sfuriata sembra sentimentale dell’agguerrita ex compagna). Infatti tutto ha funzionato a meraviglia e il successo è stato indiscutibile.
Figuriamoci quando il demonio, in carne e ossa, è entrato in casa e si è impossessato dei corpi di Angela Salomone e dei suoi due figli: Kevin di 16 anni ed Emanuel di cinque. Il marito Giovanni Barreca, imbianchino di Altavilla Milicia, paesino del Palermitano, ha sgozzato mamma e figli per far uscire il diavolo dai loro corpi e dalla sua abitazione.
C’è da dire che i social hanno sfornato attività simil demoniache in parecchie località della penisola, e Bari sarebbe la città di un esorcista molto seguito su facebook. Impone le mani e per fortuna senza mai impugnare coltelli.
Naturalmente fuori classifica sono i feuilletton. “La gente si accalca e partecipa ancora di più quando il protagonista del crimine non è certo, anzi l’ombra dell’errore solletica entusiasmi singolari”, racconta Bruzzone.
La confessione dell’omicida sgonfia il caso e abbassa lo share. Passioni smisurate, e attacchi di vera partecipazione, solo quando i carnefici sono o appaiono meno a fuoco, meno certi. Ad Avetrana, per il famoso e orribile delitto di Sarah Scazzi, nemmeno la sentenza definitiva di condanna è riuscita a ridurre l’afflato compassionevole verso Sabrina e mamma Cosima. E il carnefice di Yara Gambirasio? È colpevole Bossetti oppure no? E vogliamo parlare della strage di Erba?
Le domande fondamentali di una società aggredita dalla noia e percorsa dai social che forse assomigliano per certi versi alle fogne dell’animo ma danno ritmo, signora mia, a sensazioni più friccicarelle.