Dicembre 1992: la Fiorentina di Batistuta, Effenberg e Laudrup è seconda in classifica. Ha appena battuto al Franchi la Juventus di Trapattoni per due a zero, con gol proprio del danese e poi saluta l’anno pareggiando col Parma, uno a uno, raggiungendo l’Inter a sette lunghezze da un Milan ormai ampiamente inarrivabile. Tre gennaio 1993: al Franchi arriva l’Atalanta di Lippi, rivelazione del campionato. I nerazzurri vincono grazie a un gol di Perrone. Una sconfitta che, un po’ a sorpresa, costa la panchina a Radice, a sostituirlo arriva un pupillo di Mario Cecchi Gori, Aldo Agroppi. Una scelta non scontata: non scontata perché la Fiorentina era in piena zona Europa, non scontata perché Agroppi sulla panchina viola c’era già stato, e se sul campo era andata bene col quarto posto conquistato, fuori era andata malissimo, con un rapporto difficilissimo con Antognoni, con Baggio e con gli ultras.
Non scontato anche perché il “favore” ad Agroppi arriva da Marcello Lippi, suo arcinemico in campo, per quel colpo di testa tirato fuori dalla porta della Samp da Lippi: un gol nettissimo, secondo Agroppi, costato lo scudetto al Torino nel 1972. Una ferita mai sanata per un cuore granata come Agroppi. La prima uscita è nel torneo dell’Epifania del 1993: la Fiorentina gioca contro Leeds e Inter e lo speaker annuncia “sulla panchina della Fiorentina Gigi Radice”, sbagliando, e trascinandosi i buuu del pubblico, che poi si rifarà, facendo partire i cori “Aldo Agroppi portaci in Europa”. Quel torneo la Fiorentina lo vincerà: 2 a 0 al Leeds con doppietta di Baiano e 1 a 0 all’Inter con un rigore di Batistuta: molto male andrà invece la prima gara ufficiale di Agroppi, con un 4 a 0 rimediato a Udine, con tre gol dell’ex Marco Branca. Perderà pure col Foggia, e poi con la Lazio e addirittura con l’Ancona, rimediando solo pareggi fino a marzo, quando arriverà la prima vittoria contro un Pescara ormai spacciato.
Una discesa vertiginosa che culminerà il 25 Aprile del 1992 contro la Juventus, con una sconfitta per tre a zero che costerà la panchina all’allenatore di Piombino. Un addio, tuttavia, condito da grande affetto per la società e per la piazza: con la giacca della Fiorentina ancora su, un rosario in tasca regalo di un tifoso, Agroppi, notoriamente poco avvezzo alle smancerie e al miele, si lascerà andare anche a qualche lacrima. Ringrazierà Mario Cecchi Gori, ricordando anche il soprannome che gli aveva affettuosamente affibbiato, “Agroppino”, parlando di “giorno più triste della sua vita”. E pure i tifosi, in quella stessa giornata, gli riservarono un trattamento ben diverso dai fischi che avevano accompagnato Radice: cori e anche un appello a non andarsene, con Aldo che dopo il momento di commozione all’interno dello stadio ritroverà il suo spirito “sprucido”, prendendo in giro un tifoso arrivato lì per consolarlo “oh, non ti metterai mica a piangere adesso?”. Un giorno davvero triste, per Agroppi, cuore granata per i trascorsi in campo, ma fortemente legato alla Fiorentina, visto che quella con la viola fu l’ultima esperienza in panchina. Sostituito da Chiarugi, che in ogni caso non riuscirà a salvare la Fiorentina da una clamorosa retrocessione in Serie B, Aldo Agroppi ha preferito negli anni successivi la poltrona da opinionista televisivo, anche grazie alla sua eccezionale verve polemica, alla panchina. In fondo lo aveva detto proprio quel giorno a Torino Agroppi, con la sua solita sincerità: “Spero che la Fiorentina si salvi, perché salverebbe anche me: altrimenti non credo che troverei un presidente così incosciente da affidarmi la panchina”. Schietto anche nel parlare di se stesso Agroppi. Sempre.