A che punto è la notte del conflitto in Ucraina? Le attese al di qua e al di là del fronte sono tutte concentrate su Donald Trump, sulla soglia della Casa Bianca nella quale sta per rientrare da presidente. Da Kiev Volodymyr Zelensky lubrifica bene i canali comunicativi con Washington in vista del cambio della guardia: Trump, dice, “può aiutarci a fermare Putin. È molto forte e imprevedibile”. Dietro le parole del capo di Stato ucraino lo stremo delle forze delle sue truppe – ormai provate – che in autunno non hanno fatto altro che arretrare. Per Zelensky Trump vuole “davvero porre fine alla guerra”. Ma come? Secondo un piano dell’opera trapelato in queste settimane – e tutto da confermare – ci sono alcune “linee guida”. Tra queste ci sono per esempio il rinvio dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato per vent’anni (a petto del fatto che Zelensky ne faceva un punto centrale almeno fino all’estate scorsa), delle zone cuscinetto per tenere in sicurezza la rimanente sovranità dell’Ucraina, ma anche un maggiore coinvolgimento sul campo di una rappresentanza dell’Unione europea e del Regno Unito che dovrebbero garantire la tenuta del cessate il fuoco quando ci sarà. Alla larga ricorda ciò che aveva detto il presidente francese Emmanuel Macron – con l’accordo del premier polacco Donald Tusk – sulle 40mila o 50mila unità di peacekeeping che gli Stati europei dovrebbero mandare per far rispettare eventuali cessate il fuoco.

Il Cremlino al momento ha fatto finta di non sentire anche perché siamo ancora ai retroscena dei giornali. L’unico spiraglio lasciato aperto da Mosca è una frasetta del ministro degli Esteri Serghei Lavrov che ha detto che fino al 20 gennaio c’è ancora Joe Biden e dunque lasciando per implicito che il discorso ingranerà quando ci sarà un’amministrazione nel pieno dei poteri. Di tutto questo si parla, peraltro, non solo mentre sul fronte si continua a morire con lo stillicidio della conta quotidiana di vittime, ma anche mentre si prepara un nuovo vertice del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina che si riunirà come ormai per abitudine alla base Usa di Ramstein, in Germania, con la partecipazione del capo del Pentagono attualmente in carica, Lloyd Austin. E’ di qualche giorno fa, tra l’altro, la notizia che Biden ha stanziato altri due miliardi e mezzo di dollari di aiuti in armamenti.

Per Trump la soluzione del conflitto “è la priorità numero uno” sul fronte internazionale, assicura Keith Kellogg, 80 anni, generale americano a riposo, futuro principale consigliere del presidente sul caso Russia-Ucraina. Il futuro presidente vuole un accordo di pace “equo, sostenibile e sicuro” per evitare un altro flop come l’intesa di Minsk, poi finita come si è visto. La traduzione è che si chiuderanno anche i rubinetti dei finanziamenti per aiutare l’Ucraina. La convinzione di Trump e dei suoi, come sottolinea oggi in un’analisi la Stampa, è quella che comincia ora a diffondersi anche nelle cancellerie europee: è una guerra che non può essere vinta, prolungarla significa aumentare il numero già alto di morti, anche tra i militari. Secondo fonti citate dal quotidiano di Torino, benché Zelensky parli di 43mila soldati caduti in questi tre anni, per gli americani Kiev ha perso più uomini di quanti americani persero la vita in Vietnam (e furono 58mila).

I contatti tra la nuova amministrazione americana, i leader europei e lo stesso Zelensky sono già in corso da varie settimane. Tutti – o quasi – sono d’accordo nel tentare di fermare le ostilità entro il 2025, ma la questione che resta sospesa – e non è certo da poco – è la strada da percorrere per raggiungere questo obiettivo, anche perché se le potenze occidentali e Kiev sono d’accordo dovranno pure tenere a mente che il dialogo dovrà essere anche con Mosca, a maggior ragione per il fatto che c’è un capitolo mancante nell’ordine del giorno che i trumpiani hanno fatto trapelasre finora sull’Ucraina: la decisione sui territori conquistati dalla Russia su cui servirà stringere il principale degli accordi. E dunque qual è il modo per spegnere le fiamme del conflitto? Vladimir Putin e Donald Trump intendono la stessa cosa? Di più: si possono permettere di intendere la stessa cosa?

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