Andrew Garfield è uno degli attori più amati di Hollywood e in una lunga intervista a W Magazine ha parlato anche di un dolore profondo. “Quando è morta mia madre Lynn (a causa di un cancro al pancreas, ndr) ero nel bel mezzo di un periodo di profonda riflessione e analisi delle cose nella mia vita. – ha affermato – Guardando indietro, guardando avanti come una persona di 40 anni che conosce la perdita in un modo molto intimo. Non avevo risposte e stavo per sprofondare nell’abisso. Poi è arrivata una melodia e un conforto sotto forma di film. Era la sceneggiatura di ‘We Live in Time-Tutto il tempo che abbiamo’. Mi ha colpito perché parlava della brevità e sacralità della vita e della forza di vivere con coraggio, audacia e vulnerabilità di fronte all’inevitabile avversario più grande. Tutto muore, tutto si perde e dobbiamo fare i conti con questo semplice fatto”.
Nessuna difficoltà comunque ad entrare nella storia e nel personaggio: “Come artisti, lavoriamo con la materia prima delle nostre vite, dei nostri stessi dolori. Riesco ad alchimizzare, trasmutare, sublimare qualsiasi cosa la mia anima stia attraversando. La migliore arte è quella in cui le mani dell’artista raggiungono lo schermo o il libro o qualsiasi cosa e dice al pubblico: non sei solo”.
“We Live in Time-Tutto il tempo che abbiamo” narra la storia di un incontro fortuito che cambia le vite di Almut (Florence Pugh), una chef in ascesa, e Tobias (Andrew Garfield), appena uscito da una storia travagliata. Attraverso istantanee della loro vita insieme – innamorarsi perdutamente, costruire una casa, diventare una famiglia – emerge una verità che mette a dura prova la loro storia d’amore.