Per ben due volte, e in due circostanze diverse, la destra in Parlamento ha cercato di dare il via libera all’apertura degli allevamenti-lager, in stile Green Hill, vietati in Italia dal 2014, proprio dalla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il tristemente noto centro di Montichiari che allevava cani beagle destinati alla sperimentazione animale. Prima Fratelli d’Italia, con l’onorevole Luciano Ciocchetti, e poi la Lega, coi senatori Claudio Borghi, Gian Marco Centinaio ed Elena Murelli, hanno presentato norme per riaprire le strutture che allevano cani, gatti e primati non umani. In entrambe le circostanze, grazie alle denunce della Lav e de ilFattoQuotidiano.it, i due partiti hanno fatto marcia indietro.

In Italia soltanto nel 2021 e nel 2022 sono stati istituiti – e finanziati – i fondi per i metodi sostitutivi alla sperimentazione animale. Per una cifra, a dirla tutta, piuttosto contenuta: quattro milioni di euro complessivi. Ma il governo Meloni, a partire dal 2023, ha deciso di non rinnovarli. Molti Paesi dell’Unione europea stanno andando nella direzione opposta. Basti pensare all’Olanda, che quest’anno ha stanziato circa 125 milioni di euro per un centro di ricerca scientifica che non fa uso di animali. Nel nostro Paese i ricercatori possono fare ricorso agli animali (ogni anno ne vengono usati e in moltissimi casi uccisi tra i 400mila e i 500mila). Ciò che è vietato è proprio l’allevamento.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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