“La legge sull’autonomia differenziata decentralizzerà ulteriormente la governance sanitaria approfondendo la frammentazione e le disparità tra regioni invece di promuovere la raccolta e la condivisione armonizzate dei dati”. La rivista scientifica Lancet lancia l’allarme sulla legge che detta il quadro normativo per la devolution di competenze su 23 materie, tra cui la tutela della salute, e che è stata “svuotata” dalla Corte costituzionale. L’Italia insomma, non ha affatto bisogno di autonomia differenziata, specialmente per quanto riguarda la sanità. The Lancet Regional Europe mette in copertina la bandiera italiana e pubblica un articolo dal titolo ‘The Italian health data system is broken‘, che si occupa in particolare della raccolta dei dati scientifici utili alla ricerca e all’assistenza. L’autore dell’articolo è Raffaele Bugiardini, chairman della Commissione sulle ineguaglianza e disparità di trattamento cardiovascolare di Lancet e professore dell’Università di Bologna.
“Una delle principali debolezze del sistema sanitario italiano è l’infrastruttura frammentata dei dati sanitari: non esiste un sistema unificato e centralizzato per documentare e condividere le cartelle cliniche elettroniche (EHR), i dati ospedalieri e quelli dei medici di base – si spiega – La causa principale di questa situazione è la forte autonomia regionale con 20 regioni che operano indipendentemente e adottano politiche e tecnologie diverse, generando frammentazione normativa e inefficienze. Un sistema così frammentato impone anche un notevole peso economico al paese poiché gonfia i costi con la mobilità sanitaria interregionale che da sola rappresenta circa 3,3 miliardi di euro all’anno e compromette i risultati per i pazienti. E presenta anche sfide considerevoli per la ricerca”. Nel nostro Paese “ospedali e strutture sanitarie si affidano a sistemi di raccolta dei dati incompatibili fra loro e vetusti, che rendono impossibile il trasferimento di referti e immagini diagnostiche anche all’interno di una stessa città”. E per Bugiardini la “nuova riforma proposta rischia di peggiorare ulteriormente la situazione”, motivo per cui è necessario aprire un dibattito “nei mass media e tra i politici italiani”, perché “la salute pubblica rimane ed deve rimanere la prima opzione di ogni governo”.
Il focus di The Lancet Regional Health Europe sulla sanità italiana ricorda che “entro il 2050 la popolazione scenderà di circa l’8%, passando da 59 milioni nel 2022 a 54,4 milioni, a causa dell’invecchiamento crescente e del calo del tasso di natalità. Entro il 2050, oltre il 35% degli italiani avrà più di 65 anni, mentre i bambini di età inferiore ai 14 anni rappresenteranno solo l’11,7% della popolazione. Senza riforme, questo cambiamento demografico metterà a dura prova i sistemi sanitari e sociali“. La scarsa interoperabilità tra regioni e ospedali, oltre alla mancanza di sistemi di caricamento automatico dei dati nelle strutture private, compromette l’efficacia del Fascicolo sanitario elettronico, il sistema della cartella clinica nazionale italiana è progettato per tracciare la storie cliniche dei pazienti, rendendolo ampiamente inefficace a causa di questi difetti strutturali”.