Un aumento delle accise sul gasolio. È una delle opzioni al vaglio dell’esecutivo a caccia di 500 miloni di euro per finanziare il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale. Lo sostiene La Stampa in edicola domenica 5 gennaio, ricordano che dell’opzione di riallineare le accise i benzina e diesel si era già parlato prima della manovra, suscitando un polverone.

Secondo il quotidiano torinese il governo sta studiando un rincaro di 1 centesimo al litro del diesel per il 2025, con la contestuale riduzione di un centesimo dell’accisa sulla benzina. L’operazione non è neutra fiscalmente e dovrebbe generare un gettito aggiuntivo di circa 200 milioni di euro per il primo anno. Lo schema allo studio, poi, prevederebbe un rialzo progressivo nell’arco di 5 anni per allineare le imposizioni su benzina (oggi 73 centesimi al litro) e diesel (oggi 62 centesimi al litro) come previsto dal Pnrr. Al termine del percorso l’incasso annuo sarebbe di 600 milioni di euro.

“Aumentano le accise sul diesel e sulla benzina, un centesimo in più all’anno fino al 2030. Ma forse di questo Giorgia Meloni preferirà non parlare, visto che chiedeva agli altri governi, e con una certa supponenza, di azzerarle, promettendo di farlo per acchiappare voti. Per noi si tratta delle tasse più ingiuste perché colpiscono tutti in ugual modo: c’è chi neanche se ne accorgerà e chi sentirà il proprio reddito sempre più sottile. Un’altra ingiustizia targata Meloni”, ha commentato il vice Capogruppo di Avs alla Camera Marco Grimaldi.

Analoga la linea del Pd, con Francesco Boccia che ha ironizzato su “quel famoso riallineamento nell’ambito del riordino di alcuni ambiti di tassazione contenuto nel Psb. Alla fine Giorgia Meloni, quella che le accise doveva cancellarle con una propaganda che nessuno ha dimenticato, oggi le aumenta. Siamo di fronte all’ennesima bugia del suo governo, all’ennesima promessa mancata e, se la notizia verrà confermata, ad una tassa iniqua perche colpisce indifferentemente ricchi e poveri, che magari sono costretti dal lavoro a spostarsi in auto. L’ennesimo balzello per grattare il fondo del barile alla ricerca di qualche risorsa per tappare buchi nei conti. Nessuna strategia per il paese, ma solo tasse per sopravvivere alla giornata”.

“E dopo l’aumento di 1,8 euro delle pensioni sociali, l’aumento della pressione fiscale dello 0,8%, oggi è il giorno del rispetto della promessa numero tre per il governo Meloni: l’aumento di 1 centesimo delle accise sul gasolio. Complimenti”, ha sintetizzato su X Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera. Mentre la collega di partito Raffaella Paita, ha puntato il dito contro l’incongruenza della strategia: “Spiegatemi la logica. Il parco mezzi del Tpl è composto soprattutto da mezzi non elettrici. Aumentando le accise per finanziare il Tpl è come provocare effetto del gatto che si morde la coda. Sapete come finirà? Che non aumenteranno solo le accise, ma anche il costo dei biglietti nelle città”, ha detto invocando “una strategia di riforma” del trasporto pubblico locale.

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