“C’era molta confusione, moltissima gente. Siamo stati circondati da tanti uomini, credo fossero 30 o 40. Tutti siamo stati toccati fuori e sotto i vestiti. Non ci hanno spogliati. Non siamo stati buttati a terra e non siamo caduti, anche perché era difficile solo muoversi”. E’ il racconto di una studentessa di Liegi a un quotidiano online del Belgio che con 5 suoi amici – ha raccontato – è stata aggredita e molestata durante la notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano. Le molestie si sarebbero verificate all’ingresso della Galleria: “Quando siamo riusciti a svicolare abbiamo percorso tutta la galleria e all’uscita dall’altra parte” (in piazza della Scala, ndr) “ci siamo rivolti a una poliziotta per raccontarle tutto”. Il gruppo di amici era composto da quattro ragazze, lei compresa, e due ragazzi. Un racconto che aggiunge un nuovo tassello al dibattito sulla sicurezza durante la notte di San Silvestro nel capoluogo lombardo. La storia si lega alle polemiche sollevate in particolare dai giornali di orientamento di destra che negli ultimi giorni hanno messo in evidenza i comportamenti di alcuni gruppetti di ragazzi stranieri: alcuni di loro – dopo la visione di alcuni filmati – sono ora indagati per vilipendio per i loro insulti alle forze dell’ordine (che hanno ricevuto tra l’altro la solidarietà del presidente del Senato Ignazio La Russa). Ora questo nuovo capitolo su cui però non esistono conferme dai filmati visionati finora.
Gli investigatori della squadra mobile della questura stanno cercando di contattare la giovane, non solo per una formale denuncia, ma in primo luogo per raccogliere la sua ricostruzione e sapere dove e a che ora della serata sarebbero avvenute le violenze. E questo al fine di acquisire le immagini delle telecamere di sorveglianza e individuare gli eventuali responsabili. Per ora in assenza di una querela e di una segnalazione, la Procura milanese non ha aperto alcuna indagine. La studentessa ha detto che la presenterà nei prossimi giorni in Belgio. “L’aggressione è avvenuta dopo la mezzanotte, credo fosse passata da una ventina di minuti – ha precisato al telefono con l’agenzia Ansa -. Eravamo proprio all’ingresso della Galleria, non molto lontani dalla postazione in cui c’erano alcuni poliziotti in piazza Duomo”. A loro il gruppo di amici si era rivolto per chiedere dove poter cercare un taxi “per rientrare in sicurezza in albergo”.
La giovane dice di aver deciso di parlare ai giornali perché “sui quotidiani italiani di tutto ciò non ci sono informazioni”. E assicura che è disponibile per essere contattata dalle autorità italiane. “Ho chiesto assistenza psicologica – ha aggiunto – e avrò un appuntamento per giovedì al Chu“, l’ospedale universitario di Liegi. “Siamo tutti ancora sotto choc”.
Il centrodestra – e in particolare Lega e Fdi – invita a parlare dell’argomento il sindaco Beppe Sala. Oggi su Repubblica è intervenuto Franco Gabrielli, ex capo della polizia e ora consulente del comune di Milano sulla sicurezza. “La piazza e gli insulti – sottolinea – sono il segnale di disagio di un Paese che ancora oggi si rifiuta di mettere a terra politiche serie di integrazione“. “Se queste persone non si sentono parte della nostra società le vicende come quella che abbiamo visto non si risolvono. Certo non con le zone rosse o provvedimenti simili” aggiunge facendo riferimento all’iniziativa chiesta dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al prefetto di Milano. E infatti “Piazza Duomo è una zona rossa e quello che è accaduto non mi pare certo lo spot migliore per rappresentarne l’efficacia”.
Secondo Gabrielli, “è nei fatti che certe modalità dissuasive a volte lascino il tempo che trovano se non vengono accompagnate da politiche di integrazione. È un fatto di sicurezza, certo, ma anche un fatto culturale”. Non bastano i “provvedimenti spot“, continua, e quanto è accaduto a Capodanno – avverte – “è acqua fresca rispetto a quello che siamo chiamati ad affrontare se non governiamo l’immigrazione attraverso l’integrazione”. E comunque va considerata anche la “strumentalizzazione” che avviene di quanto accade a Milano. “Purtroppo Milano in questi ultimi tempi – spiega – è diventata una sorta di luogo in cui determinati fenomeni subiscono un’amplificazione incredibile che in altre città d’Italia non si vede. Ci sono altre parti del Paese in cui accadono fatti ben più gravi ma che non subiscono la strumentalizzazione, anche mediatica, che si vede a Milano. Agire sull’onda emotiva non serve a niente, bisogna risolvere i problemi”.