Uno dei cantautori più importante della musica, Roberto Vecchioni, si è raccontato in una lunga intervista a Il Corriere della Sera e ha parlato della sua carriera, delle sue amicizie, ma anche di un evento dolorissimo, la morte del figlio Arrigo. “Un ragazzo che non apparteneva a questo mondo: – ha affermato – per discrezione, generosità, senso dell’umorismo. Era fantastico con i bambini. Vale per lui quello che ho scritto in una canzone per Van Gogh: ‘Questo mondo non si meritava un uomo bello come te‘. Arrigo era un grande scrittore, ha composto poesie straordinarie. Ed era un grande interista”.
Vecchioni ha ammesso di sentire ancor il figlio dentro di sé: “È vero. Durante il giorno mi faccio forza, anche per mia moglie. Inoltre lavoro moltissimo ma qualche notte, quando Daria dorme mi ritrovo a piangere, lei non si dà pace e così è da oltre un anno. Non avevamo mai pensato al suicidio. La malattia mentale viene ancora affrontata come una vergogna; invece se ne deve parlare. Forse io e Daria scriveremo un libro. Un tempo io bevevo soprattutto superalcolici, lui soffriva nel vedere il suo papà, una persona importante, che si distruggeva così, di certo anche io ho le mie colpe”.
Ora l’artista non beve più “da dieci anni, proprio perché l’alcol mi distraeva dai figli. Ma ad Arrigo non è bastato. Non siamo riusciti a capirlo. Le forme bipolari sono aumentate con il Covid, lo stravolgimento dei rapporti umani ha fatto il resto, e l’assistenza sanitaria è gravemente insufficiente. Troppe famiglie vengono lasciate sole. È una battaglia che io e mia moglie vorremmo combattere”.