di Alessio Andreoli

Abito in un paese vicino all’ospedale Mater Salutis di Legnago (VR) dell’ULSS 9 Scaligera e l’altro giorno mi sono recato al bar del paese per prendermi un caffè. Nel tavolino accanto al mio c’erano due signore che chiacchieravano animatamente a voce alta e non ho potuto fare a meno di sentire i loro discorsi.

Una di loro, piuttosto contrariata stava raccontando all’amica di tutti i suoi disturbi e dei controlli che avrebbe dovuto fare già prescritti con impegnativa dal proprio medico. Non entro nel dettaglio dei disturbi, non darebbe nessun valore aggiunto al racconto. La signora in questione avrebbe dovuto fare tre ecografie e un altro particolare esame per i quattro principali disturbi che l’affliggono. Raccontava di aver telefonato al CUP (Centro Unico Prenotazioni) e dopo la solita attesa infinita l’operatore le aveva risposto che attraverso il sistema informatico messo a disposizione dall’azienda ospedaliera non riusciva a vedere quando avrebbe potuto dare gli appuntamenti, praticamente non c’era disponibilità.

Allora la signora ha chiesto se poteva prenotare anche per un anno dopo o comunque quando ci sarebbe stato posto, ma la risposta è stata che i calendari per le prenotazioni al momento erano “chiusi”. Vi risparmio i commenti…

Poi il racconto prosegue, ovviamente per niente soddisfatta e per verificare quanto affermato dall’operatore (che tra l’altro, piuttosto maleducatamente aveva messo giù il telefono senza nemmeno salutare o permettere ulteriori approfondimenti) la signora decide di recarsi personalmente in ospedale a Legnago per accedere all’ufficio cassa e prenotazioni e poter parlare di persona, viso a viso, con un operatore. Dopo un’attesa di circa 45’ è riuscita ad accedere ad uno degli sportelli aperti, racconta che ne stavano funzionando solo tre e gli altri tre o quattro erano chiusi. Ha presentato le quattro impegnative che aveva ed ha atteso il responso.

L’operatrice, dopo una prolungata ricerca, l’ha informata che purtroppo, per nessuno dei quattro esami c’era posto. Al ché la nostra signora ha di nuovo chiesto di avere comunque un appuntamento indipendentemente da quando sarebbe stato. La risposta è stata che i calendari arrivavano solo fino a giugno 2025 e che il periodo successivo non era accessibile: l’unica soluzione era provare a ripassare in un altro momento, quando non era dato a sapere in quanto l’informazione sulla disponibilità dell’apertura dei calendari non viene comunicata agli operatori degli sportelli.

La signora era molto incavolata anche perché per un paio di esami aveva diritto all’esenzione e non voleva rivolgersi al privato sia per una questione economica piuttosto impegnativa che per una questione di principio e su questo non posso che condividere il suo sdegno quando ha affermato che questo non è il modo giusto, civile e corretto per ridurre i tempi ed il numero di pazienti in lista d’attesa.

Non ho nessun motivo per dubitare del racconto della signora e in effetti credo che abbia assolutamente ragione, i nostri amministratori del sistema sanitario invece di cercare soluzioni per aumentare il numero di esami da poter fare nello stesso arco di tempo che fanno? Chiudono le liste d’attesa così i pazienti si rivolgono al privato e dalle statistiche pubbliche del SSN risulta che gli esami vengono tutti erogati entro un periodo accettabile quando in realtà molti rinunciano ai controlli e quindi a curarsi. Insomma è una grandissima presa in giro, oltre all’inganno anche la beffa perché poi spesso si legge che in Veneto c’è una delle migliori sanità pubbliche e sono altresì convinto che sia estremamente frustante anche per gli stessi operatori sanitari,dai medici agli impiegati negli sportelli costretti spesso a subire il motivato dissenso e l’indignazione di noi pazienti.

Il problema delle lunghe liste d’attesa va fatto emergere e non raggirato con miseri sotterfugi, diamo questi appuntamenti anche se sono a due o tre anni, se il problema non emerge non verrà mai risolto!

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