Situazione del mercato del lavoro sostanzialmente stabile in novembre ma con qualche campanello di allarme che inizia a suonare: cresce la disoccupazione giovanile e diminuiscono gli occupati nelle fasce di età dai 15 ai 34 anni. Del resto l’economia rallenta e la produzione industriale in caduta libera, inevitabile che prima o poi pure il mercato del lavoro ne risenta.

Nel complesso, lo scorso novembre, fa sapere l’Istat, il numero di occupati è diminuito di 13mila unità (- 0,1%), attestandosi a 24 milioni 65mila. Nel confronto annuo, il numero di occupati supera quello di novembre 2023 dell’1,4% (+328mila unità). La stima, provvisoria, indica un tasso di occupazione (quota di persone in età lavorativa con un impiego) stabile al 62,4%.

La diminuzione degli occupati coinvolge solamente i dipendenti a termine (- 39mila), i primi a risentire delle fasi di rallentamento. Rispetto all’anno prima la diminuzione è di 280mila posti.

Crescono, viceversa, i dipendenti permanenti (+ 28mila rispetto ad ottobre, + 500mila su base annua). Colpiti soprattutto i più giovani, gli occupati scendono nelle fasce 15-24 e 25-34 anni, mentre crescono dai 35 anni in su. I lavoratori autonomi risultano essere 2mila in meno rispetto ad ottobre

Il tasso di disoccupazione (persone che cercano ma non trovano lavoro) si attesta al 5,7% (-0,1 punti), il livello più bass dall’inizio delle serie storiche nel 2004. La disoccupazione giovanile sale però al 19,2% (+1,4 punti). A contribuire al calo della disoccupazione è, tuttavia, anche l’incremento degli inattivi (persone che non hanno un lavoro ma neppure lo cercano e quindi non vengono conteggiati tra i disoccupati), saliti di 23mila unità, soprattutto tra i più giovani.

Nell’intera zona euro il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,3%, stabile rispetto a ottobre. Lo stima Eurostat, che vede il dato per l’Italia sotto la media della zona euro e dell’Ue e al 5,7% (dal 5,8% di ottobre). Tra i diversi Paesi dell’Unione, tassi più alti di senza lavoro si registrano in Spagna (11,2%) e Grecia (9,6%) e Finlandia (8,7%). Ai minimi in Repubblica Ceca (2,8%), Malta e Polonia (3%) e Germania (3,4%).

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