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“Mi sono sentito un babbeo, ho scoperto solo ora cosa sia il tradimento”: lo sfogo di Roberto Calissano

Roberto Calissano svela di aver scoperto dopo la conclusione dell’inchiesta, grazie alla penalista Santina Ierardi, i dettagli di ciò che accadeva al fratello Paolo

di Francesco Canino
“Mi sono sentito un babbeo, ho scoperto solo ora cosa sia il tradimento”: lo sfogo di Roberto Calissano

“Dopo la morte di Paolo ho scoperto cosa significhi tradimento”. È una confessione a cuore aperto quella di Roberto Calissano, fratello di Paolo, l’attore consacrato dalla soap Vivere, morto suicida nel suo appartamento romano tre anni fa esatti. Il 2025 si apre con un appuntamento importante per la famiglia Calissano: il 30 gennaio si terrà infatti l’udienza preliminare di fronte al gip e in quell’occasione Roberto si costituirà parte civile contro l’avvocato Matteo Minna, amministratore di sostegno dell’attore, “responsabile, secondo le indagini, di peculato, circonvenzione di incapace e falso per aver sottratto patrimoni ai suoi amministrati”, come scrive il Corriere della Sera. Roberto Calissano svela di aver scoperto dopo la conclusione dell’inchiesta, grazie alla penalista Santina Ierardi, i dettagli di ciò che accadeva al fratello. “Nel 2012, proprio mentre Paolo aveva sviluppato una rischiosa tossicodipendenza, quando i suoi problemi professionali cominciavano a preoccuparlo, l’amministratore di sostegno (Matteo Minna, ndr) gli faceva firmare un accordo stragiudiziale che lo vincolava a corrispondergli una somma al riparo da decisioni dei giudici”, rivela.

Sempre nell’intervista al Corriere della Sera, emergono altri dettagli che raccontano di una situazione drammatica, con Calissano che si ritrova via via col conto in banca svuotato (“l’attore era stato spinto a sottoscrivere versamenti a favore di una società intestata a Minna”) e con sempre meno “sicurezza, autonomia, liquidità”, proprio mentre la sua carriera subiva una brusca frenata. Ma non è tutto. “C’è una corrispondenza devastante fra molte delle operazioni patrimoniali avvenute e le congiunture più difficili della vita di mio fratello. La malattia di papà, quella terminale di nostra madre: questa persona si trovava lì nei momenti più bui, sempre con la sua aria familiare”. Roberto Calissano ha le idee chiare e non ha difficoltà a dire che tutto, o quasi, è dipeso dalla “grande capacità di affabulazione” dell’amministratore di sostegno, una persona di cui si fidava, “un amico, un coetaneo, uno con cui si faceva l’aperitivo”. Poi l’ammissione, senza filtri: “Ho scoperto cosa significhi ‘tradimento’ solo ora. Mi sono sentito un babbeo”.

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