Strane, bellissime, intriganti. Specie botaniche che per necessità di sopravvivenza si sono adattate all’ambiente in maniera inaspettata e, per certi, versi, in maniera “contro natura”. Sono le piante carnivore che però, a dispetto di quanto raccontato nell’immaginario collettivo, non mangiano umani, ma insetti e piccoli animaletti.
A introdurci a questo pezzo di mondo botanico un po’ sconosciuto – ne esistono ben 600 specie – è il libro Piante carnivore. Astuzia e bellezza delle piante carnivore (e come prendersene cura), dell’esperta in botanica, Molly Williams (Aboca editore). Dove per prima cosa si chiarisce che, per essere considerata carnivora, una pianta deve attirare la preda, catturarla, ucciderla e poi digerirla.
Trappole a scatto o adesive: tutti i trucchi delle carnivore
Le piante predatrici possono essere sia acquatiche che terrestri e sono presenti in tutti i continenti tranne che in Antartide. Crescono spesso in terreni poveri di sostanze nutritive, paludosi e a basse altitudini e per questo si sono evolute per compensare la mancanza di nutrienti nel loro habitat naturale imparando a cercare sostentamento altrove.
Le carnivore catturano il cibo in vario modo: con trappole a scatto (come la Venere acchiappamosche), ad ascidio, cioè attirando gli insetti con un liquido dolce (come la sarracenia) o adesive (come la drosera): in questo caso funzionano un po’ come la carta moschicida in commercio. C’è poi una sola pianta carnivora (utricularia) che utilizza una trappola ad aspirazione, proprio come un piccolo aspirapolvere. Una volta catturata la preda, rilasciano un enzima digestivo che inizia immediatamente a scomporre il pasto.
Niente cibo strano e tantissima luce: le regole per coltivarle
Curare le piante carnivore, spiega l’esperta, può essere una sfida, perché hanno bisogno di aiuto per prosperare in un ambiente artificiale. Anche se col tempo è possibile imparare a curare tutte le carnivore, alcune sono più facili di altre da coltivare in casa. Potrebbe essere una buona idea cominciare da una di queste piante “per principianti” prima di passare oltre.
Tuttavia, anche se ogni pianta ha esigenze specifiche, ci sono alcune regole generali che si applicano alla maggior parte delle varietà carnivore. Prima regola: non date loro, spiega chiaramente l’esperta, da mangiare alimenti umani (o cose strane), tipo hamburger e carne macinata. Seconda: mantenete un ambiente umido, magari mettendo il vaso con la pianta in un recipiente profondo pieno d’acqua. Potreste valutare, sottolinea Williams, anche l’acquisto di un piccolo umidificatore. Terza: tenete d’occhio insetti e funghi, mettendo in quarantena le nuove piante per una o due settimane, in modo che insetti e malattie non si diffondano e assicurandovi di fornire adeguata luce e acqua, per rafforzare il loro sistema immunitario e renderle meno predisposte a infestazioni di parassiti. Quarta: alcune piante sono soggette a muffa, che può essere tolta a mano, raschiandola. Quinta: un tema dibattuto è l’uso dei pesticidi: se decidete di usarli, fatelo dopo una ricerca approfondita, ma non usate mai il sapone molle.
Mai usare acqua di rubinetto
Nel libro ci sono poi altre raccomandazioni. Mai usare acqua di rubinetto: contiene troppi minerali che la pianta non riesce a scomporre. Si può raccogliere acqua piovana, acquistare acqua distillata o distillarla in casa, oppure investire in un impianto a osmosi inversa che demineralizza l’acqua. Da evitare anche l’acqua minerale in bottiglia. Inoltre, va data alle piante tantissima luce, altrimenti non riusciranno a crescere o a creare nuove trappole. Se non avete abbastanza luce, potete integrarla con lampade da coltivazione indoor, fluorescente o a LED (le piante al chiuso rispondono meglio alla luce rossa o blu). Fate sì che le lampade si trovino a 15-20 centimetri sopra le piante e tenerle accese per 12-14 ore. Ancora: niente terriccio universale né fertilizzanti per le piante carnivore, perché sono zeppi di minerali. Basterà della torba di sfagno e sabbia pulita da acquistare presso un vivaio (lo sfagno è costoso ma cresce molto velocemente). Da ultimo: uno degli errori più comuni è dare un eccesso di cibo: l’esperta sottolinea, con una certa ironia, di evitare di nutrirle ogni volta che le mostrate ai vostri amici. La maggior parte delle piante carnivore va nutrita una volta ogni uno o due mesi. Se però catturano insetti in casa, lasciatele stare.
Le vere piante pericolose
Il libro ricorda infine che le piante carnivore hanno periodi di dormienza, in cui smettono di crescere, appassiscono, mentre le trappole si anneriscono. Questo processo può durare fino a due mesi. In questa fase la pianta deve essere lasciata in pace, tranne che per innaffiature occasionali. Le piante carnivore muoiono di colpo, trasformandosi in un mucchietto di marciume molliccio dall’odore puzzolente. In questo caso potete attendere e vedere se riprende, oppure controllare i rizomi: se sodi, è viva, se marci, la pianta va buttata.
L’autrice ricorda, tra l’altro, che esistono piante letali in natura, quelle sì realmente pericolose, non le carnivore. Ad esempio, l’oleandro, presente in tutto il mondo. Nel fusto c’è una linfa lattiginosa che può rivelarsi mortale se ingerita. Ma ogni parte della pianta è velenosa. Anche il mughetto è velenoso, tutte le sue parti sono tossiche, e così anche il ricino (sia le foglie che i semi contengono una potente tossina). Anche la Digitalis è una pianta diffusa con fiori a campana, ma tutte le sue parti sono estremamente velenose e se ingerite possono portare a forti aritmie cardiache. Velenosa è la cicuta, anche se marrone e senza vita. E poi la belladonna, non a caso utilizzata per omicidi nella storia.